Nelle scorse settimane Nike ha presentato il primo hijab progettato per le atlete musulmane. Con un design in poliestere traspirante, il capo è stato sviluppato con l’aiuto di atlete come Amna Al Haddad, pesista, e Zahra Lari, pattinatrice, entrambe provenienti dagli Emirati Arabi Uniti. È i primo prodotto del suo tipo: prima, nessun grande brand sportivo aveva dedicato un accessorio alle atlete che intendevano gareggiare a capo coperto. La scelta di Nike è stata però criticata da alcuni, in particolare sui social, con l’azienda statunitense accusata di monetizzare sulla «oppressione delle donne»:
#Nike cashing in on the subjugation, domination, and oppression of women.
I will never buy another Nike product again. pic.twitter.com/xOI7MmmpqA
— #Sandy (@GSDDogLover) 7 marzo 2017
I’m sorry #Nike but I’m not going to support the oppression of woman in anyway, shape or form. #NikeHijab pic.twitter.com/28diOqeN5K
— Brian Fraser (@bfraser747) 10 marzo 2017
.@Nike has decided to capitalize off Islamic patriarchy by putting their brand on a chastity helmet. #NikeProHijabhttps://t.co/EtjXxJRKI3pic.twitter.com/DSBdfRDxOb
— Lalo Dagach (@LaloDagach) 9 marzo 2017
A difendere Nike, tuttavia, è arrivato l’intervento di Amna Al Haddad, un’atleta degli Emirati Arabi che ha collaborato con Nike per lo sviluppo del prodotto: «Mi sono resa conto che ci sono state un sacco di reazioni diverse riguardo al perché Nike abbia deciso di produrre un prodotto del genere, ora. È un fenomeno recente, una necessità che molte donne hanno mostrato di avere, e ci sono molte atlete professioniste che stanno combattendo per il diritto di competere con l’hijab, e avere lo stesso trattamento nelle competizioni. Abbiamo fatto in modo di non poter essere più ignorate, catalizzando l’attenzione».
La parte più potente del messaggio di Al Haddad sta nel considerare la scelta di Nike come una potenziale fonte di partecipazione sportiva e indipendenza delle donne musulmane. Ha scritto su Instagram un lungo post in cui afferma che l’hijab sportivo «di certo incoraggerà una nuova generazione di atlete a intraprendere lo sport in maniera professionale».