Tre cose dopo Barcellona-Juventus

La Juventus ora suscita paura. Lo ha detto Leonardo Bonucci al termine dello 0-0 al Camp Nou, che qualifica i bianconeri alle semifinali di Champions League. Ma non è solo un’opinione: tra le quattro rimaste in corsa, è davvero difficile individuare in questo momento squadre più forti della Juventus, anche se le due madrilene sono, grossomodo, allo stesso livello e il Monaco è una mina vagante su cui non fare troppo affidamento. Del resto, come scrivevamo una settimana fa, la forza dei bianconeri nasce da una consapevolezza acquisita nel corso degli anni, una consapevolezza di forza, al punto da doverci «abituarci all’idea, se ancora non lo siamo, di posizionare la Juventus in linea con le migliori, di valutarla come fosse un Real Madrid, un Bayern Monaco, o un Barcellona stesso. La ritroviamo sempre tra le migliori d’Europa, e non vale più solo per il campionato: è una squadra che ha imparato a sentirsi forte, a non temere certe partite e certi avversari». Il modo in cui ha eliminato il Barcellona, un modo in cui la qualificazione non è stata mai davvero in discussione, ne è la riprova.

Signori della difesa

Erano state appena due squadre a tenere il Barcellona a digiuno in un turno di Champions a eliminazione diretta: il Manchester United nel 2008 e il Bayern Monaco nel 2013. In questa edizione del torneo, la Juventus ha subito appena due gol: l’ultimo lo ha incassato a Siviglia, a novembre. Tradotto: sono passate all’incirca otto ore di calcio dall’ultima volta che i bianconeri hanno concesso un gol. Il Barcellona al Camp Nou non soltanto non ha segnato per la prima volta negli ultimi quattro anni di Champions, ma ha effettuato appena un tiro in porta, il loro minimo nella competizione dal 2009/10. A fine partita, Allegri ha detto: «Quando è entrato Barzagli in campo, sentivo che avremmo potuto giocare per un giorno intero senza subire gol». La partita della difesa, secondo i dati Squawka: Bonucci ha vinto tre su sette tackle, il 50% dei duelli aerei, ha effettuato quattro intercetti, e ha liberato l’area per ben dieci volte. Chiellini ha vinto tre di sette tackle, cinque intercetti, sei spazzate. Solo la maglia di Messi poté dividerli:

 

Forza mentale

Il più grande errore che poteva commettere la Juventus era ripetere la prestazione del Psg: chiudersi dietro, aspettare che il tempo passasse, rinunciare a giocare. I bianconeri, come previsto, non sono caduti nella trappola. I primi quindici minuti di partita hanno messo in chiaro la situazione: la Juventus non ha praticamente corso nessun pericolo, evitando di farsi schiacciare dagli avversari. Mandando, così, un messaggio fortissimo a se stessi e al Barça. Che, come successo tante volte in casa, non è riuscito a dare continuità alla propria azione d’attacco, offuscando il proprio killer instinct negli ultimi metri. Sono stati ben diciannove i tentativi a rete ma, come detto, solo uno era diretto verso la porta di Buffon. Messi è sembrato poco ispirato, sbagliando le due palle gol più ghiotte dei catalani, Suárez è sembrato spaesato e non è stato mai servito nel modo migliore. I blaugrana si sono affidati soprattutto alle isolate scorribande di Neymar: 13 dribbling su 20 riusciti, una cifra abnorme, più del resto del Barça (6) e di tutta la Juventus (12). Ma ha anche perso 46 volte il pallone, sintomo di una prestazione basata sulle intuizioni personali, più che sviluppata in un contesto di squadra.

I tentativi a rete del Barcellona (FourFourTwo)
I tentativi a rete del Barcellona (FourFourTwo)

La partita di Pjanic

È ovvio che dopo una partita del genere la copertina se la prendono (giustamente) Bonucci e i compagni di reparto, ma la prestazione di Pjanic è emblematica di come il bosniaco abbia finalmente trovato la posizione ideale nel contesto juventino. Inquieto a inizio stagione, con alcuni esperimenti tattici falliti, il 4-2-3-1 ne ha esaltato le qualità, e la gara con il Barcellona, pur in un contesto di simil-sofferenza, è un ottimo esempio. Pjanic ha garantito equilibrio, pulizia nei passaggi e sfogo alla manovra bianconera: la sua partita racconta di 77% di passaggi riusciti, 4 cross e due occasioni create – bellissimo il suggerimento morbido per Higuaín al 38′ del primo tempo, con l’argentino che non riesce a dare sufficiente forza al pallone.

Un pallone che quasi sfida le leggi della fisica