Guida alle favorite del Mondiale femminile

Stati Uniti, Francia, Germania, Inghilterra e Canada partono per vincere il torneo.

Il 30 maggio, nell’ultima amichevole pre Mondiale, l’Italia ha battuto la Svizzera per 3-1. Nel postpartita, in zona mista, Elena Linari, difensore centrale della Nazionale, mostra capacità di storicizzazione definendo quello di Francia 2019 come «il primo vero Mondiale». Ne ha tutte le ragioni, poiché questa edizione della Coppa del Mondo è la prima di una nuova epoca del calcio femminile, per organizzazione, crescita internazionale del movimento, esposizione mediatica. Un’edizione in cui gli equilibri storici potranno essere sovvertiti. Gruppo per gruppo, le tradizionali favorite si affronteranno alla ricerca di affermazioni mai raggiunte, di conferme o di possibili rilanci. Dovranno vedersela con avversarie non più disposte a interpretare il ruolo di sparring partner. Eccole, quindi, le protagoniste della Coppa del Mondo. Tra queste anche le potenziali avversarie dell’Italia, se le Azzurre riusciranno a superare le loro avversarie nel gruppo C.

 

Francia (Gruppo A)

Tutti gli italiani ricordano due colpi di testa di Zidane. Il primo nei supplementari di Italia-Francia nella finale di Germania 2006, parato da Buffon. Il secondo, poco dopo, è la testata a Materazzi, per cui fu espulso. Anche tutti i francesi ricordano due colpi di testa di Zidane, ma nella finale di Francia 98. Il primo al 27°, con gol su calcio d’angolo da destra; il secondo nel recupero del primo tempo, su corner da sinistra. Se un giocatore la cui dote principale non era il gioco aereo ha segnato due reti simili, conducendo la sua Nazionale alla vittoria del suo primo Mondiale, lo si deve a una donna: Élisabeth Loisel. È lei che quell’anno, oltre a dirigere la Nazionale femminile francese, fa da osservatrice per Aimé Jacquet, scoprendo i punti deboli dei brasiliani e indicando come sfruttarli.

Da selezionatrice della Nazionale femminile nel decennio tra il 1997 e il 2007, Loisel ha guidato la crescita de Les Bleues, ha costruito una tradizione, sviluppato un movimento fino alla prima qualificazione mondiale (nel 2003). Il suo lavoro ha responsabilizzato la Federazione e, insieme al collega della Nazionale maschile Jacquet, ha aperto anche alle donne quello che è oggi il Centre Nationale du Football di Clairefontaine. Sulla base di questo processo, la Francia si presenta al Mondiale come una delle squadre più attese, l’idea è di approfittare dell’edizione casalinga per vincere la sua prima Coppa del Mondo, proprio come la Nazionale maschile. Sul piano del gioco, Les Bleues sono oggi una Nazionale fin troppo quadrata: probabilmente in passato è mancato loro il guizzo di genialità in grado di trasformare le partite più intricate. Un contributo che potrebbe arrivare dall’estro di un’attaccante come Kadidiatou Diani (apparsa in grande condizione anche nell’ultimo test match contro la Cina), e/o dalle tante giovani entrate in rosa di recente, guidate dall’esperienza di giocatrici come Gaëtane Thiney, centrocampista offensiva tra le più rappresentative del roster scelto da Corinne Diacre, la prima donna ad allenare una società professionistica francese maschile, il Clermont (dal 2014 al 2017).

L’ultima amichevole pre Mondiale della Francia: vittoria per 2-1 contro la Cina

Germania (Gruppo A)

Un elegante servizio da caffè, a fiorellini rossi, blu e gialli. Ai dirigenti federali tedeschi la linea “Mariposa” dell’azienda di ceramiche Villeroy & Boch dev’essere sembrata un ottimo strumento per mostrare riconoscenza alle campionesse d’Europa nel 1989. Infatti, non potendo conferire un premio in danaro alle vincitrici del primo titolo europeo per la Germania calcistica femminile, data la loro situazione di atlete non professioniste, lo spirito borghese prussiano ha trovato una soluzione d’antan, ricorrendo a questo premio particolare.

Da questa condizione primordiale il calcio femminile tedesco è ormai lontano anni luce. La Germania è la squadra più titolata al mondo dopo gli Usa, che la precedono anche nel ranking mondiale con il loro primo posto. Ha vinto tre Algarve Cup (tra i tornei più prestigiosi del calcio femminile), una medaglia d’oro olimpica, otto edizioni degli Europei (sei consecutivamente) e due Mondiali (unica nazione ad aver portato a casa la Coppa del Mondo nel femminile e nel maschile). Una storia che parla da sé e che motiva un video promozionale sulla spedizione Mondiale per cui è impossibile non entusiasmarsi. Le tedesche si presentano con una squadra priva di tutte le vecchie glorie, dopo il ritiro della centrocampista Simone Laudehr, ultima giocatrice in attività tra le vincitrici del Mondiale del 2007. Il ricambio, però, è solido: la capitana e bomber Alexandra Popp è in grande spolvero, e la selezionatrice Martina Voss-Tecklenburg può contare sul solito mix di ottima preparazione atletica, organizzazione tattica e alto livello di tecnica individuale.

Un’amichevole di febbraio tra Germania e Francia (1-0 per le tedesche)

Inghilterra (Gruppo D)

La stereotipata spocchia degli inglesi, quella per cui la loro Nazionale maschile per anni (fino al 1950) non ha voluto mescolarsi con le altre partecipando alla Coppa del Mondo, non poteva non essere applicata anche al calcio femminile. Che è stato escluso e pesantemente ostacolato dalla Federazione: lotte e pressioni internazionali – passate per la fondazione nel 1969 della “Ladies FA of Great Britain”, subito rinominata con la forma più inclusiva di “Women’s FA”, e per lo storico voto della Uefa nel 1971 a favore dell’inclusione delle donne – portarono alla svolta del 1972, quando la Football Association ha aperto finalmente anche alle donne la pratica di questo sport. Una storia di marginalizzazione testimoniata da molte pioniere, che in tempi più recenti ha trovato un’incredibile coda nella vicenda umana di Fara Williams. Nata nel 1984, un totale di 40 reti in 170 presenze dal 2001 che la rendono la calciatrice inglese con il maggior numero di convocazioni, Williams ha vissuto per sette anni da homeless, giocando in contemporanea per la Nazionale, prima di ritrovare un equilibrio che l’ha portata anche a impegnarsi come allenatrice e selezionatrice della Homeless FA, la nazionale inglese delle senzatetto.

Nella loro storia di campo, invece, le Leonesse si qualificano ai Mondiali per la prima volta nel 1995, arrivando ai quarti di finale, poi nuovamente nel 2007. Da allora non hanno più mancato il massimo appuntamento raggiungendo, in Canada 2015, il il terzo posto, il loro miglior piazzamento. Si presentano in Francia come la terza forza dopo Usa e Germania. Con il nuovo allenator Phil Neville, ex di Manchester United ed Everton, hanno sviluppato un gioco molto più aggressivo in attacco. Abby McManus, centrale difensiva, e Keira Walsh, centrocampista difensiva con buone doti di palleggio, sono due giovani scoperte lanciate da Neville. Mel Lawley, 24 anni, è l’attaccante che ha stupito, con grandi doti di movimento con e senza palla, e abilità e velocità nel dribbling.

Inghilterra-Giappone 3-0 nella SheBelieves Cup 2019

Canada (Gruppo E)

Il terzo posto ai Giochi Olimpici 2016, conquistato contro il Brasile padrone di casa, non è stato una sorpresa per il Canada, da diversi anni alla ricerca del definitivo salto di qualità. Un percorso strutturato con caparbietà da una federazione che ha ricercato internazionalmente un contributo ulteriore su tattica e preparazione atletica. Dal 2000 ad oggi, infatti, si sono avvicendati sulla panchina Even Pellerud (Norvegia, 2000-2008), Carolina Morace (Italia, 2009-2011), l’amatissimo John Herdman (Inghilterra, 2011-2018) e dal 2019 il danese Kenneth Heiner-Møller (per anni secondo di Herman). Se con la Morace, nel 2010, il Canada ha vinto il suo secondo Concacaf Women’s Championship, con Herdman la rivoluzione si è concretizzata, con due bronzi olimpici.

Una crescita che ha portato a un paradosso unico: in Canada oggi è la Nazionale femminile a trainare lo sviluppo del maschile, tanto che nel 2018 Herdman ha lasciato l’incarico con le donne per dedicarsi agli uomini. Al di là dell’incognita dovuta all’avvicendamento in panchina, il Canada si presenta sicuro, dopo i quarti raggiunti in casa nel 2015, con tanta esperienza (settima partecipazione al Mondiale), calciatrici tecniche e una qualità di gioco che è la più alta nella sua storia. E con quattordici esordienti, guidate dall’esperta capitana Christine Sinclair e da un portento in difesa, Kadeisha Buchanan.

Canada-Svezia, finale per il terzo posto dell’Algarve Cup 2019: le nordamericane hanno conquistato il bronzo dopo i calci di rigore

Stati Uniti (Gruppo F)

Come e più della Francia, gli Usa sono la nazione che meglio ha saputo creare strutture e progetti attorno al calcio femminile. Aggiungendovi però i risultati, e attestandosi come la prima squadra nel ranking mondiale e per titoli: tre Coppe del Mondo, quattro ori olimpici, otto titoli continentali Concacaf, dieci Algarve Cup. Un successo frutto di politiche pubbliche e organizzazione federale, basato su una preparazione atletica eccellente. Forse proprio questa idea di dominio fisico ha penalizzato gli Stati Uniti nelle ultime Olimpiadi, determinando l’uscita ai quarti (con molte polemiche) contro una Svezia perfetta in difesa. Gli Usa sono comunque tra le candidate alla vittoria finale – il che può essere un peso, nella nuova organizzazione del calcio femminile mondiale.

Archiviata la stagione delle grandi e controverse protagoniste mediatiche come la portiere Hope Solo – la cui erede Alyssa Naeher ha invece una storia di amore domestico e mistica familiare da aceri rossi del Connecticut – agli Usa non mancano però le eroine. Le veterane Becky Sauerbrunn (difensore) e Carli Lloyd, Alex Morgan e Megan Rapinoe (tre attaccanti) guidano una squadra che è il consueto mix di gioventù ed esperienza. Con Rapinoe in particolare sempre più leader della battaglia “Equal Play Equal Pay”, per un equo trattamento economico tra femmine e maschi. Uno sforzo che, dall’alto della loro condizione, le statunitensi portano avanti per tutto il movimento.

La vittoria delle americane contro il Brasile (1-0) nell’ultima SheBelieves Cup

Le altre squadre

Nel gruppo A occhi puntati sulla Norvegia, una veterana del Mondiale. Insieme alla Corea del Sud può mettere in difficoltà la Francia. La Nigeria, meno preparata tatticamente, ha dalla sua entusiasmo e grande fisicità. Nel gruppo B, il più duro, la Spagna si conferma squadra di vertice. Insieme a lei la Cina, in grande spolvero. Poi il Sudafrica, che nelle ultime Olimpiadi ha messo in difficoltà tutte le avversarie. Nel gruppo D la grande avversaria delle inglesi sarà il Giappone, con più tradizione, organizzazione tattica ed esperienza internazionale (e un titolo mondiale vinto nel 2011 contro le fortissime statunitensi). Ci saranno poi la Scozia e l’incognita dell’Argentina, che ha ancora molta strada da fare.

Il gruppo E, tra i più difficili, vede la presenza dell’Olanda, squadra organizzata, e della Nuova Zelanda, dove il calcio femminile è da anni a buoni livelli. Con loro il Cameroon, per cui può valere quanto detto per la Nigeria. Infine il gruppo F, con gli Usa che affronteranno la Svezia, in una rivincita delle ultime Olimpiadi. Altra grande protagonista del calcio femminile mondiale, la nazionale svedese dovrà vedersela con l’entusiasmo del Cile e con la Thailandia, che sembra destinata a un ruolo da comprimaria.