Le avversarie dell’Italia ai Mondiali femminili

La strada per gli ottavi passa dalle sfide contro Australia, Giamaica e Brasile.

Come una vetrina che mostra e disvela, sta per aprirsi il Mondiale di calcio femminile di Francia 2019: 24 squadre in sei gironi, l’Italia (15esima nel Ranking Fifa) che torna fra le migliori al mondo dopo vent’anni di assenza, e una situazione ancora intricata, fra dilettantismo, professionismo e discriminazioni salariali di genere. I giochi si aprono il 7 giugno al Parco dei Principi di Parigi, una scelta naturale: di fronte ci saranno Francia e Corea del Sud. La finale si giocherà il 7 luglio al Parc OL di Lione, ed è una scelta che sembra meno naturale solo per chi non conosce la storia del club femminile dell’Olympique, reduce dalla quarta vittoria consecutiva in Champions League – e in cui gioca anche il Pallone d’oro norvegese Ada Hegerberg, che per protesta contro il differente trattamento economico tra uomini e donne, operato dalla sua federazione, salterà i Mondiali. Per l’Italia, il cammino comincia domenica 9 giugno – ore 13 – allo Stade du Hainaut di Valenciennes. La prima avversaria sarà molto difficile da affrontare, anche perché è la squadra del gruppo C che ha la miglior posizione (sesta) nel Fifa Women’s World Ranking: l’Australia.

 

Australia

«In Australia lo sport femminile è ancora considerato di serie B. Non conta quanto queste ragazze siano forti». Novembre 1999, parla Shirley Brown, presidente della Australian Women’s Soccer Association, difendendo un’iniziativa provocatoria (e troppo provocante, secondo alcuni media locali): la pubblicazione, per raccogliere fondi, di un calendario che ritrae nude le calciatrici della Nazionale australiana.

La Nazionale oceanica vive a fine anni Novanta una fase delicata. Superata la pionieristica organizzazione dei primi anni Settanta, non c’è supporto economico da parte della Federazione, mancano investimenti che garantiscano prospettive vincenti a un movimento che, sul piano del gioco, risulta invece in crescita. Nel 1995 le giocatrici hanno infatti disputato la loro prima Coppa del Mondo, conquistandosi l’appellativo di “Matildas”, sulla scia della ballata folk “Waltzing Matilda” (una sorta di inno nazionale ufficioso). Da lì in poi non hanno più saltato un’edizione, riuscendo a raggiungere anche i quarti nel 2007. Una traguardo confermato fino al 2015: nell’ultimo torneo, passato da 16 a 24 squadre, le australiane hanno superato gli ottavi grazie a una storica vittoria contro il Brasile (1-0).

La crescita della Nazionale è dovuta alla difesa, divenuta solida, e a un ricambio generazionale abbastanza fortunato. Non a caso, l’Australia si presenta in Francia con una squadra esperta, soprattutto a centrocampo, ma anche con tanti innesti giovani – l’età media delle giocatrici convocate è di 26 anni. Situazione delicata per la guida tecnica: il ct Ante Milicic ha poca esperienza internazionale e ha sostituito solo a febbraio Alen Stajcic, cacciato dalla Federazione con l’accusa di comportamenti vessatori. Tra le giocatrici, occhi puntati sull’attaccante Sam Kerr: 26 anni, veloce e possente, forte di testa e nel pieno della carriera.

Finale Coppa d’Asia 2018: Giappone-Australia 1-0

Giamaica

Venerdì 14 giugno alle 18, allo stadio Auguste-Delaune di Reims, l’Italia gioca contro la Giamaica, l’avversaria più alla portata del girone. Parliamo di una Nazionale giovane, con un’età media di 24 anni, 53esima nel ranking Fifa. La crescita ad alti livelli della selezione caraibica è dovuta al destino, a un caso fortuito del 2014: Cedella Marley, figlia del cantante Bob, ritrova nello zaino di suo figlio Skip un volantino che denuncia la condizione economica delle “Reggae Girlz”, nickname delle giocatrici giamaicane.

La Nazionale è stata costituita nel 1991 e poi sciolta nel 2008, dopo la mancata qualificazione alle Olimpiadi. Il progetto della sezione femminile viene tagliato del tutto nel 2010. L’intervento di Cedella – stilista, guida dell’etichetta di suo padre Tuff Gong e direttrice della Bob Marley Foundation – fa rinascere la squadra, prima con investimenti propri e poi con un’operazione di fundraising internazionale, fino alla storica qualificazione ai Mondiali, ottenuta al termine di un indimenticabile spareggio contro Panama, finito ai rigori dopo 120 minuti di equilibrio. Al di là di questa storia, la rinascita della Nazionale è stata organizzata bene dal punto di vista strutturale: sono state create scuole, accademie giovanili, per un progetto duraturo sostenuto anche dai club maschili della National Premier League.

La squadra ha nell’attaccante Khadija Shaw, 22 anni, la giocatrice più rappresentativa. Suo il gol che ha aperto i giochi contro Panama, frutto di una determinazione feroce, che le ha permesso di continuare la carriera pur venendo da una tragica situazione familiare – tre dei suoi fratelli sono stati uccisi a causa di guerre fra bande.

La vittoria contro Panama ai rigori, per la storica prima qualificazione ai Mondiali

Brasile

Il 18 giugno – alle 21 – l’Italia torna a Valenciennes per affrontare il Brasile, decimo nel ranking Fifa. Il match potrà essere decisivo per il passaggio del turno diretto e/o per il ripescaggio – le quattro migliori terze accedono agli ottavi di finale. Forse è il momento migliore per  affrontare la Seleção Feminina: due finali alle Olimpiadi (2004 e 2008), un terzo posto ai Mondiali del 1999 e un secondo posto a quelli del 2007; più di recente le semifinali raggiunte nelle Olimpiadi in casa del 2016 e i quarti ai Mondiali del 2015. Risultati che raccontano di una grande tradizione, accresciuta dal potere schierare Marta, per sei volte migliore giocatrice al mondo Fifa. Una che «per noi è come Pelé», ha dichiarato Douglas Costa. Eppure il Brasile è in crisi, nonostante abbia vinto la Copa América femminile 2018: 9 sconfitte nelle ultime 9 partite, un problema di rendimento che il tecnico Vadão non riesce a risolvere.

Le cause del declino vanno ricercate nella situazione del calcio femminile in Brasile, massimo esempio di discriminazione salariale di genere al mondo: il movimento non ha tratto giovamento dai tentativi di riorganizzazione del campionato (passato a 16 squadre) e di riassetto del sistema (con l’obbligo federale, per i club maschili, di costituire sezioni femminili, e con il tentativo di creazione di una “selezione permanente”, una sorta di ritiro continuo della Nazionale per evitare alle giocatrici di dover cercare una squadra in Europa). L’Italia, che arriva in Francia carica di entusiasmo, potrebbe approfittare di questa situazione complicata, anche se dovrà fare molta attenzione a non sottovalutare la voglia di riscatto delle brasiliane, unita alla loro maggiore esperienza in campo internazionale.

La sconfitta del Brasile contro l’Inghilterra nell’ultima SheBelieves Cup