Il grande ritorno del calcio olandese?

Nei primi due turni di coppe europee, le squadre della Eredivisie hanno fatto meglio di tutti.

In principio, cioè nella stagione 2018/19, c’è stato l’Ajax: la semifinale di Champions League raggiunta dalla squadra di Ten Hag – cioè quella composta da De Ligt, De Jong, Van de Beek, Tadic, David Neres e così via – ha riacceso improvvisamente i riflettori sull’Olanda, uno dei luoghi più importanti per la storia del gioco. In molti, praticamente tutti, pensavano però che l’incredibile percorso di quel gruppo di giocatori fosse un’impresa unica e irripetibile, soprattutto nel calcio iper-stratificato della nostra epoca, in cui la distanza – economica, quindi tecnica – tra i club di primo livello e tutti gli altri è incolmabile. In effetti è andata così, nelle successive due stagioni non ci sono stati exploit simili; lo stesso Ajax è stato eliminato per due volte ai gironi, e poi non è andato oltre i sedicesimi e i quarti di Europa League. Il punto, però, è che dal 2019 qualcosa ha iniziato a muoversi e ad andare in maniera diversa. Lo dicono i coefficienti Uefa, ovvero i punti assegnati ai vari campionati nazionali grazie ai risultati delle varie squadre nelle coppe europee: tra il 2012 e il 2017, la Eredivisie è arrivata a occupare il 14esimo posto nel Ranking dedicato, senza superare mai  il punteggio di 6.083 raggiunto nell’annata 2014/15. Poi l’Ajax ha disputato la finale di Europa League nel 2017, e solo a quel punto l’Olanda ha accumulato 9,1 punti con cinque squadre. Il paradosso di questi sistemi mobili e distribuiti vuole che il grande percorso compiuto dall’Ajx nella Champions League 2018/19 abbia fruttato un punteggio minore (8.6) alla Eredivisie rispetto a quello del 2017, perché evidentemente le altre squadre fecero davvero malissimo in quella stagione – e in effetti è proprio così, perché il Psv riuscì a racimolare solo due punti nel suo girone di Champions League mentre Feyenoord, Vitesse e AZ Alkmaar non raggiunsero nemmeno il tabellone principale di Europa League

Proprio questo aspetto, oggi, sembra essere cambiato: tra il 2019 e il 2021, le squadre olandesi hanno ricominciato a fare un po’ meglio in tutte le competizioni europee – al punto di accumulare un punteggio di 9.4 nel 2919/20 e di 9.2 nel 2020/21 – e quest’anno hanno risultati migliori rispetto al contingente di qualsiasi altra nazione. Con cinque squadre qualificate alle tre fasi a gironi (Ajax in Champions League, Psv in Europa League, AZ, Feyenoord e Vitesse in Conference League), l’Eredivisie ha già messo insieme 6.4 punti, più della Bundesliga (5.4) e della Premier League (5.2). Certo, su questi dati pesa sicuramente l’introduzione della Conference League, che ha permesso alle squadre dei Paesi Bassi di rimanere in corsa nonostante le eliminazioni ai playoff e di confrontarsi contro avversari di livello più basso – per esempio l’AZ ha battuto lo Jablonec, il Vitesse ha sconfitto il Mura e così via. Nel frattempo, però, l’Ajax ha (stra)vinto due gare su due contro Sporting Lisbona e Besiktas, mentre in Europa League il Psv ha pareggiato in casa con la Real Sociedad e ha battuto lo Sturm Graz in trasferta. Si tratta di risultati che, fino a qualche anno fa, sarebbero stati salutati e raccontati come una piccola impresa, mentre oggi sono ancora buoni, certo, ma rientrano più o meno nella normalità.

Non a caso, ora l’Eredivisie è settima nel Ranking Uefa per campionati e ha già messo nel mirino le posizioni cinque e sei, occupate rispettivamente da Ligue 1 e Primeira Liga portoghese. Dal prossimo anno, quando saranno scorporati i punteggi accumulati nella stagione 2017/18, il distacco sarà inferiore ai due punti sia dalla lega portoghese che da quella francese. Lo svantaggio potrebbe assottigliarsi ancora un po’ se le cose dovessero proseguire così, e a quel punto i club olandesi potrebbero ottenere due pass diretti per i gironi di Champions League e uno per i preliminari – a partire dalla stagione 2022/23 oppure 2023/24. Come detto, i meriti di questa rinascita in corso vanno suddivisi: una fetta importante va sicuramente all’Ajax, che nonostante abbia dovuto smantellare lo splendido gruppo del 2019 è ancora una squadra competitiva, forse non per arrivare in fondo in Champions ma di certo per riuscire a superare di nuovo i gironi eliminatori; allo stesso modo, il Psv è in crescita – nella rosa guidata da Schmidt ci sono un Mario Götze rigenerato, un talento di grandi prospettive come Noni Madueke e poi altri giocatori promettenti come Gakpo, Boscagli, Sangaré – e anche le squadre medio-borghesi, a cominciare dall’AZ e dal Vitesse, stanno portando avanti dei progetti piuttosto interessanti. Magari non arriveranno gli stessi risultati raccolti negli anni Settanta o Novanta, ma di certo questo è un buon inizio per mettersi alle spalle un paio di decenni davvero orribili, per il calcio olandese.