C’è voluta una giocata difensiva per mettersi sulla mappa del calcio inglese. Fa un po’ strano se ti chiami Bellingham di cognome, se tuo fratello è il centrocampista offensivo più famoso del mondo. Eppure Jobe Bellingham, ora come ora, è qualcosa di diverso: non più “fratello di Jude” e basta, ma protagonista assoluto nell’ambito del Sunderland, una squadra in qualche modo leggendaria che dopo otto anni potrebbe tornare in Premier League. Il recupero con cui ha fermato l’attaccante del Coventry Haji Whright ha di fatto permesso al Sunderland di indirizzare la semifinale playoff e di giocarsi delle concrete chance promozione. La finale di Wembley è lì, a una sola partita di distanza. Ad aspettare i Black Cats, eventualmente, ci sarebbe lo Sheffield United.
E dire che l’allenatore del Coventry, Frank Lampard, aveva provato a portare Bellingham al Chelsea. Ora è un fan anche di Jobe: «Mi piace molto, ha struttura fisica, qualità, etica del lavoro. È un ragazzo in gamba», aveva dichiarato l’ex centrocampista della Nazionale inglese prima della semifinale dei playoff. Insieme a Chris Rigg, l’altro grande talento del Sunderland, Bellingham forma una delle coppie di centrocampisti più giovani e interessanti della Championship. Anche perché parliamo di due giovanissimi: Rigg ha 17 anni, Jobe ne ha 19. Quel che è certo è che il manager dei Black Cats, il francese Régis Le Bris, non si fa problemi a schierare i ragazzi.
Ok, ma che giocatore è Jobe Belligham? Come Jude, ha esordito tra i professionisti nel Birmingham City, a 16 anni e 107 giorni. Curiosamente è arrivato secondo nella classifica dei debutti più precoci. E non c’è bisogno di indagare tanto per trovare il recordman, basta rimanere in famiglia. «Jove era un bambino», ha ricordato al Times Lee Bowyer, il tecnico che lo ha lanciato. «Si presentava agli allenamenti con la divisa delle superiori e lo zaino in spalla, dopo aver giocato con la squadra della scuola. Ma era rispettoso, voleva imparare, aveva fame di arrivare». Dopo 16 presenze in prima squadra, lo ha acquistato il Sunderland per due milioni di sterline. Un ritorno a casa, per certi versi, dato che il direttore sportivo Kristjaan Speakman lo conosceva già dai tempi del Birmingham. Oggi come oggi, Jobe ha superato le 80 presenze in Championship, non male per un 2005.
La famiglia c’è sempre, anche se i signori Bellingham si sono divisi per il bene dei figli. Mamma Denise vive a Madrid con Jude, papà Mark con Jobe a Sunderland. A Natale i due fratelli si sono ritrovati insieme a Seaburn. Nel Boxing Day del 2024, poi, Jude si è presentato al MKM Stadium per vedere il fratello contro l’Hull City, con tanto di sciarpa al collo. In questa stagione, Jobe ha finalmente trovato la sua dimensione. Le Bris lo ha schierato a protezione della linea difensiva, insieme a Neil o all’ex Roma Enzo Le Fée da gennaio in poi. La differenza si è vista subito: più spazio, più responsabilità, più continuità. Un aspetto da migliorare è il suo contributo nelle fasi finali dei gioco: Jobe ha messo insieme quattro reti e tre assist in 42 partite di campionato, un buon punto di partenza ma non di arrivo.
Danny Collins, ex centrale di Stoke, West Ham e Nottingham Forrest e adesso talent tv ha detto che «Jobe ha la testa sulle spalle, non ha l’arroganza del talento precoce. Somiglia a Jude nei movimenti e nel modo di stare in campo, ma ha il suo carattere. Anche Le Bris ha sottolineato la maturità del suo centrocampista: «È migliorato tantissimo in questo secondo anno, adesso può fare il mediano, la mezzala e forse anche il trequartista. Oggi nel calcio conta più il ruolo che la posizione fissa». Non sorprende, quindi, che il Borussia Dortmund stia pensando di replicare il “progetto Jude” anche con lui, ovvero portarlo a Dortmund per farne una star. Mezza Europa osserva e a Sunderland già si teme che questi play-off possano essere i suoi ultimi match con i Black Cats. Il rischio c’è, ma prima Jobe vorrebbe riportare arrivare in Premier. Sarebbe un bel lieto fine, prima di prendere il volo.
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