Ossessione Champions League

Con la prima giornata dei gironi, si ricomincia: una guida per orientarsi tra i vari gruppi, i protagonisti da tenere d'occhio, pronostici e aspettative.

Da oggi si comincia a fare sul serio: torna la Champions League, che scatta con la fase a gironi e che si concluderà il 28 maggio con la finale in programma a Milano. Per la prima volta ci saranno cinque squadre di una stessa nazione presenti alla fase a gironi: sono le spagnole Real Madrid, Barcellona, Atlético Madrid, Valencia e Siviglia, che ha conquistato l’accesso in qualità di vincitrice dell’Europa League. Vediamo da vicino, uno alla volta, gli otto gironi.

Gruppo A: Psg – Real Madrid – Shakhtar – Malmö

È l’unico girone in cui sono presenti tre squadre che nella scorsa edizione di Champions hanno superato la fase a gironi. Tanto basta per farne uno dei raggruppamenti più interessanti, per quanto i pronostici siano decisamente sbilanciati a favore di Real e Psg, con lo Shakhtar accreditato per la terza piazza. Madrileni e parigini, messi di fronte, offriranno spettacolo e valutazioni abbastanza indicative sulle loro capacità di confronto con le altre big. Benítez deve ancora spazzare via lo scetticismo attorno a sé: dei tifosi, ma soprattutto di una parte dei giocatori, quelli più affezionati ad Ancelotti. Un nome su tutti: Ronaldo. Rafa, dal canto suo, sembra fregarsene abbastanza: «Ronaldo? Non è il miglior giocatore che abbia allenato», che per uno dall’ego smisurato come il portoghese vale a dire appiccicargli il broncio per un po’. In campo, però, nonostante uno scialbo 0-0 a Gijón nel debutto di campionato, le cose vanno piuttosto bene, con undici reti fatte e zero subite nelle ultime due. Florentino Pérez, su di giri, l’ha voluta sparare grossa, indicando l’ex tecnico del Napoli come il migliore mai avuto. Capitolo Psg: se in Francia il periodo di assestamento è durato un solo anno prima di razziare il bottino nazionale, in Europa il processo sta richiedendo più tempo. Beninteso: i miglioramenti ci sono stati e sono visibili, ma negli incroci diretti con le corazzate i transalpini fanno ancora fatica a prendersi la posta intera (l’anno scorso tre sconfitte col Barça, pure la bella qualificazione col Chelsea è maturata con due pareggi). Di María aiuterà e non poco, da giocatore qual è che si esprime al meglio proprio nelle gare più delicate. Molto più dietro lo Shakhtar, indebolitosi in estate con le partenze di Luiz Adriano e Douglas Costa, e il Malmö, che il suo traguardo l’ha raggiunto eliminando il Celtic ai playoff in una bellissima doppia sfida.

Le merengues nell’ultimo turno di Liga contro l’Espanyol: Ronaldo ne segna cinque.

Gruppo B: Psv – Manchester Utd – Cska Mosca – Wolfsburg

Nessuna delle quattro squadre, allo start, può arrogarsi il ruolo di ammazza-girone, nemmeno il Manchester United, che torna in Europa dopo un anno di assenza. Nemmeno aver cacciato in malo modo Moyes e aver speso cifre folli (140 milioni di euro quest’anno, 195 lo scorso) è servito a rifondare uno United versione squadrone imbattibile: la difficoltà dei Red Devils di tornare subito a farla da padrone è da addebitarsi, credo, a una certa disabitudine nel chiudere e aprire cicli, dopo averne avuto uno interminabile, quasi intaccabile. Ricostruire è stata una novità assoluta nella storia recente del club, e in quanto tale affidata a un mostro sacro come Van Gaal. Quest’anno all’olandese si chiede di vincere subito e di trasmettere alla squadra una maturità che l’anno scorso non si è vista – il Chelsea ha chiuso con 17 punti in più. In questo avvio stagionale non sono mancati gli incidenti di percorso (come perdere a Swansea dopo essere passati in vantaggio), in una squadra che ha ancora bisogno di far rendere al meglio i nuovi arrivi (Depay su tutti). È molto probabile, però, che gli inglesi chiuderanno primi, perché dietro le altre tre si scorneranno tra di loro e perderanno qualche punto per strada. Il Wolfsburg potrebbe essere una bella outsider, ma la cessione di De Bruyne, oltre a quella di Perisic, toglie qualcosa ai tedeschi (Draxler e Kruse bene, ma non sono proprio la stessa cosa). Discreto avvio in Bundesliga, con due vittorie casalinghe e due pari esterni, ma ai risultati non sono corrisposte prove convincenti. Bisogna sperare che Bas Dost ripeta la prolifica stagione dello scorso anno, anche se difetta di esperienza a questi livelli. Anche il Psv ha vissuto un’estate di ridimensionamento, con le cessioni, tra tutti, di Depay e Wijnaldum. Assenze evidenti anche in patria: partenza così così, in un campionato che l’anno scorso ha visto i ragazzi di Cocu stabilmente al comando. Importante aver trattenuto Guardado, Locadia e Maher devono fare il salto di qualità. Il Cska in Russia fila come un treno (anche con un Doumbia in più, che a Mosca se la cava discretamente sotto porta), in Europa può dare filo da torcere ma balbetta spesso: anche nei playoff, troppa fatica per avere la meglio sullo Sporting Lisbona.

(di Francesco Paolo Giordano)

Il gran debutto di Martial con la maglia dei Red Devils.

Gruppo C: Benfica – Atlético Madrid – Galatasaray – Astana

Mezzo mondo in un girone. Dallo stadio più occidentale, il Da Luz di Lisbona, a quello più orientale, l’Astana Arena, sono 10 ore di volo. Ma i grandi divari probabilmente si limitano alla geografia, almeno secondo il tecnico del Galatasaray Hamzaoglu, che ha definito il gruppo «relativamente facile». Favorito di diritto l’Atlético Madrid, che avrà anche perso la dorsale Miranda-Arda Turan-Mandzukic, ma l’ha sostituita con l’ex viola Savic, il cavallo di ritorno Filipe Luis e il trio d’attacco Ferreira-Carrasco, Vietto (sorpresa l’anno scorso col Villarreal) e il bomber del Porto Jackson Martinez, vero animale da Champions. Per ora la Liga dice che potrebbe essere l’anno della consacrazione definitiva della punta esterna francese Griezmann e che il Cholo Simeone ha blindato la difesa: esclusi i marziani del Barça, nessuno ha ancora segnato a Oblak. Forse ci riusciranno Mitroglu e Jonas, gli attaccanti del Benfica. Le Aguias, campioni di Portogallo in carica, hanno iniziato maluccio perdendo la Supercoppa nel derby con lo Sporting, ma davanti fanno impressione (14 gol in 4 giornate) e dietro si possono affidare ai guantoni di Julio Cesar, uno che l’Europa l’ha conquistata nel 2010. Certo, non giocava in una squadra su cui pende una maledizione (quella dell’ex tecnico Bela Guttman), ma finché si parla di superamento del turno e non di finali, il Benfica non è mai da sottovalutare. Gli scommettitori vedono uno scontro con il Galatasaray per strappare il secondo posto e la qualificazione agli ottavi. Guidati da Prandelli, l’anno scorso i turchi inanellarono prestazioni da horror finendo ultimi nel girone eliminatorio. L’arrivo di Hamzaoglu ha raddrizzato la stagione, finita addirittura col titolo nazionale. Ora, senza più i neo-interisti Melo e Telles, si cerca la quadra davanti, con il trio Snejider-Podolski-Bulut a sostegno del centravanti Burak Yilmaz, pronto a tornare ai livelli di due stagioni fa. L’avvio di campionato è stato deludente, ma si sa che gli ultras del Bosforo sanno amplificare le potenzialità dei loro beniamini. E se ci sono riusciti con Hakan Sukur… Per finire, la sorpresa dell’anno, esotica quanto sconosciuta: i campioni kazaki dell’Astana FC, che portano a 32 le nazioni partecipanti a una fase finale di Champions. Dopo aver eliminato Maribor, Helsinki e Apoel Nicosia, la formazione delle steppe – sorta dai petrolrubli e dalle ceneri di altri club solo nel 2009 – sogna un terzo posto e l’Europa League. Principali pericoli sono il centravanti ghanese Twumasi e soprattutto il gioiellino Maksimovic, centrocampista autore del gol che in finale contro il Brasile ha regalato il Mondiale Under 20 alla Serbia. Oltre al jet-lag, ovvio.

Antoine Griezmann, già l’anno scorso decisivo con la maglia dei Colchoneros.

Gruppo D: Juventus – Manchester City – Siviglia – Borussia Moenchengladbach

Altro che “Group Death”, come sulla carta poteva sembrare questo girone con la finalista di Champions, la campione di Europa League e la seconda classificata in Premier League: se la Champions riflettesse pedissequamente l’andamento dei campionati, il Manchester City potrebbe giocare le sei gare di girone mandando in campo la Primavera. Se i Citizens spadroneggiano in Inghilterra a punteggio pieno con 5 vittorie e zero gol subiti, i loro tre euro-rivali insieme hanno raggranellato la miseria di 3 punti nei rispettivi campionati. Ecco perché la squadra di Pellegrini non può fallire ed è chiamata a chiudere al primo posto, per centrare la terza qualificazione della sua storia e magari evitare così per una buona volta il Barcellona agli ottavi. La macchina che finora sembra perfetta potrebbe incepparsi solo per i guai fisici che in questi giorni stanno tormentando le sue stelle più brillanti: Agüero, Silva e lo strapagato Sterling non sono al meglio e i terzini titolari Clichy e Zabaleta ancora out. Perso Dzeko, centravanti può giocare l’ivoriano Bony, ma non è la stessa cosa. Otamendi dietro è il rincalzo di lusso per la coppia blindata Kompany-Mangala e l’arrivo di De Bruyne accanto a Yaya Tourè può regalare uno dei centrocampi più talentuosi d’Europa. Qualità che sembra smarrita in casa Juve, dove di certo si è persa la furia latina di due del calibro di Tévez e Vidal. Difficile tarare il giocattolo per Allegri, che deve fare in fretta a creare un modulo in grado di valorizzare un mattatore storico di Champions, quel Mandzukic che ha sempre timbrato regolarmente il cartellino. Alex Sandro e Cuadrado sulle fasce possono essere le chiavi per innescarlo, Hernanes il jolly, Dybala la sorpresa più vivace. E se Morata si esaltasse come l’anno scorso, le ombre dell’avvio di campionato sparirebbero alla svelta. Proprio come la Juventus, anche il Siviglia è alla difficile ricerca di una nuova identità. Non si rinuncia a un mostro di realizzazioni come Carlos Bacca senza pagare pegno. Di sicuro Unai Emery è uno dei tecnici europei che più “sente” le partite di coppa: dall’Athletic Bilbao al doppio trionfo sivigliano in Europa League, è a buon diritto un maestro. Però l’avvio di stagione non è stato esaltante, soprattutto in difesa: la partenza dei terzini Vidal e Figueiras e l’innesto dell’ex rossonero Rami non sono stati indolori, pesano i 5 gol presi dal Barça in Supercoppa Europea, i 6 in amichevole con la Roma e i 3 incassati in casa dall’Atlético Madrid. Al grande ex Llorente e a Ciro Immobile il compito di pungere per contendere ai bianconeri l’accesso agli ottavi. Infine il Borussia Moenchengladbach, per i bookmakers la Cenerentola del girone. Ultimo in Bundesliga con 4 sconfitte su 4, non sembra neppure parente della squadra che a sorpresa centrò il terzo posto l’anno scorso. Pesa tremendamente il ritorno di Kramer – il giocatore che ha corso più km in campionato – al Leverkusen, che condiziona anche il rendimento di Xhaka. L’acquisto di Drmcic finora non ha dato risultati a un attacco anoressico e il mister Favre già traballa: «Manca la fiducia in noi stessi». E se manca a loro, figuriamoci ai bookmakers…

(di Marco Zucchetti)

Un resoconto del primo, ottimo anno di Morata in bianconero.

Gruppo E: Barcellona – Bayer Leverkusen – Roma – Bate Borisov

È uno dei gironi più equilibrati. Non ci si stupirebbe se il passaggio del turno fosse deciso all’ultima giornata. In questo senso il calendario è favorevole alla Roma: i giallorossi hanno subito il Barcellona all’Olimpico (e difficilmente ripeteranno gli errori dello scorso anno contro il Bayern Monaco), andranno in Bielorussia e poi affronteranno nella doppia sfida il Leverkusen, con cui presumibilmente si giocheranno il secondo posto. Dei blaugrana si sa praticamente tutto, l’obiettivo storico è la seconda Champions League consecutiva. La squadra è la stessa dell’anno scorso visto il blocco del mercato, anche se Arda e Aleix Vidal da gennaio saranno essenziali per la cavalcata. La Roma deve essere brava a gestire il doppio impegno: memore dello scorso anno e con un Dzeko in più potrebbe riuscirci. Iago Falque si è inserito meglio di Salah e ora sembra imprescindibile per il gioco di Garcia; delicatissimo il confronto con il Bayer, che ha eliminato la Lazio ai preliminari. Tuttavia la squadra tedesca fatica a trovare una continuità in Bundesliga (storica la sconfitta di sabato con il Darmstadt): si affida ad Hakan Çalhanoğlu, che con le sue punizioni sbroglia le situazioni più complesse. Curioso come Çalhanoğlu ritrovi da avversario Salih Uçan, suo compagno nelle giovanili turche dove entrambi spiccarono il volo con i Mondiali Under 20 del 2013, anche se quest’ultimo sembra bloccato tra panchine ed infortuni. Da segnalare il gioiellino BayArena: poco più di 30mila posti a sedere ed un hotel che si affaccia sul campo di gioco. A chiudere il girone il Bate Borisov che rischia per l’ennesima volta di svolgere il ruolo di quarta classificata. Da quest’anno è tornato Alexander Hleb: il bielorusso si trova a sfidare quel Barcellona che, acquistandolo nel 2009, forse lo ha reso quell’incompiuto che è.

Çalhanoğlu, uno che le punizioni le batte abbastanza bene.

Gruppo F: Bayern Monaco – Arsenal – Olympiacos – Dinamo Zagabria

L’ossessione di Pep Guardiola di vincere la Champions League con il Bayern Monaco è nota a tutti, e difficilmente il clima bavarese gli perdonerebbe di non vincerla nemmeno quest’anno. I tedeschi sono gli unici che sanno cosa vuol dire vincere una finale di Champions allo stadio Meazza, scenario della finale 2016: nel 2001 sconfissero il Valencia ai rigori. Sono arrivati Vidal e Douglas Costa, il miglior acquisto nel rapporto rendimento-prezzo per ora in Europa, al punto da aver fatto dimenticare Ribery. Ma il gruppo F non è per nulla scontato: Arsenal, Olympiacos e Dinamo Zagabria si daranno battaglia. Gli inglesi presenti nella competizione da 18 edizioni consecutive non riescono ad affermarsi: il mercato estivo col solo acquisto di Cech non ha aiutato ad addolcire gli animi dei tifosi e la qualificazione del turno non è affatto scontata. Anche perché a contendere la seconda posizione sarà un Olympiacos completamente rinnovato: andato via Michel, sulla panchina si è seduto Marco Silva, 38enne allenatore proveniente da brillanti risultati con lo Sporting Lisbona. Se Cambiasso fornirà un grande contributo in esperienza, attenzione a Felipe Pardo, ala destra colombiana che a Braga l’anno scorso ha segnato 7 gol e costruito 7 assist in poco più di 25 partite. Infine la Dinamo Zagabria, che ha iniziato la sua Champions League il 14 luglio con il secondo turno preliminare e si è qualificata ai gironi per il secondo anno consecutivo. Poche speranze di fare punti anche se Angelo Henriquez, 21 anni, scuola Manchester United, ha già segnato 6 gol in dieci partite stagionali.

(di Marco Capizzi)

Il promettente inizio di Douglas Costa con la maglia del Bayern Monaco.

Gruppo G: Chelsea – Porto – Dinamo Kiev – Maccabi Tel Aviv

In una classica guida per comprendere la Champions, il G sembrerebbe un girone scontato e facile: Chelsea primo, dietro tutti gli altri. Anche no. In Premier la squadra di Mou è partita male (malissimo) e i riflettori della Champions rischiano di accecare i Blues e farli sbandare ancora e ancora. Fortuna che le statistiche indicano la strada all’allenatore portoghese: gli inglesi hanno perso una sola volta su sei contro il Porto, mai affrontato la Dinamo Kiev e il Maccabi Tel-Aviv. Diego Costa (superfluo dirlo) è l’attaccante da cui aspettarsi di più, ma l’uomo che può stupire e sparigliare le carte del prevedibile è lui, Pablo Daniel Osvaldo, soffiato all’Inter (e ad altri club italiani) dal Porto. Se avete un penny da buttare, scommetterlo sulla qualificazione del Porto potrebbe fruttare. Il ritorno di Cissokho, l’innesto di Casillas, la buona lena di Sergio Oliveira possono seriamente rubare la scena al Chelsea. Molto difficile possa accedere al prossimo turno il Maccabi: ha già superato se stesso e tre turni, eliminato Hibernians, Viktoria Plzen e Basilea, e il solo Zahavi è un trascinatore incompleto. Nemmeno l’esperienza italiana con il Palermo (23 partite e 2 gol) lo rendono un vero spauracchio. Discorso analogo per la Dinamo. Probabilmente, sarà decisiva la sfida del 9 dicembre (ultima giornata del girone), quando i Blues ospiteranno il Porto allo Stamford Bridge.

Everton-Chelsea 3-1. L’ultimo capitolo dell’imbarazzante inizio di stagione dei Blues di Mourinho.

Gruppo H: Zenit – Valencia – Lione – Gent

Con Villas-Boas che «a fine stagione lascio» e con il Gent che va male nel campionato belga e che al massimo ha fatto il terzo turno preliminare (stagione 2011/2012), nel girone H il primo posto se lo giocano Valencia e Lione. Ma ha ragione Hubert Fournier, l’allenatore dei francesi, quando ammonisce: «Non ci sono grandi partite, ma ci sono buone squadre». Il che rende tutto più equilibrato e incerto. I francesi davano per scontata la scossa elettrica di Alexandre Lacazette, capocannoniere in Ligue1 l’anno scorso, ancora a secco quest’anno. È un dato indicativo. Il Lione non entusiasma, e se la scossa non te la dà la Champions vuol dire che non è il tuo anno. Sbagliare l’approccio può voler dire perdere la direzione, centrare uno scoglio, andare a fare l’altra Europa se va bene. Lo Zenit ha giocatori in grado di ottenere la qualificazione. Su tutti: Witsel, cercato dai club d’Europa ma, chissà come, rimasto a San Pietroburgo (almeno fino a gennaio). Il belga può essere il vero trascinatore della squadra di Villas-Boas. Indicativo, al momento, è anche il cammino del Valencia, l’unica squadra con una spina dorsale ben piantata a terra. Aver eliminato il Monaco nel preliminare ha dato forza, e dopo quella c’è sempre la consapevolezza di poter raggiungere il prossimo turno. Uomo in più: Paco Alcacer, ha detto no a Barcellona e Tottenham.

(di Giorgio Burreddu)

Il 3-1 con cui il Valencia ha regolato il Monaco nell’andata dei playoff di Champions.

 

Nell’immagine in evidenza, la Coppa esibita prima della finale di Berlino dello scorso giugno. Paul Gilham/Getty Images