Keylor Navas sta bene dove sta
Keylor Navas è stato trattato come uno straccio da Florentino Pérez. Keylor Navas però era stato, appena due anni prima, il miglior portiere della Liga, proprio lo stesso anno in cui tutti avevamo celebrato la vittoria dell’Atlético Madrid e l’esplosione di Thibaut Courtois. Lui, alla prima stagione da titolare al Levante, aveva contribuito a salvare una delle squadre con il peggior attacco del campionato. Come? Semplicemente riuscendo a fare di quella stessa squadra la quinta miglior difesa dietro a Barça, Atlético, Real e Bilbao, ovvero le prime quattro classificate. Poi è andato al Mondiale brasiliano con il Costa Rica, ed è arrivato ai quarti di finale parando, tra le altre cose, il rigore decisivo per battere la Grecia. Quella stessa estate sembrava dovesse andare al Bayern Monaco, a fare la riserva di Manuel Neuer, invece all’ultimo si è trasferito a Madrid, a fare la riserva di Iker Casillas, dopo la partenza di Diego López.
Alla prima stagione alcune buone prestazioni ma in pochissimi minuti giocati, poi è arrivata una nuova estate e un nuovo calciomercato, e l’addio di Iker Casillas e la frenesia di De Gea. Significa che Florentino Pérez si è messo in testa che De Gea dev’essere il portiere del Madrid, forse perché è effettivamente forte, forse perché è spagnolo, forse perché è madrileno, forse perché non gli importa poi tanto di aver speso 10 milioni di euro per Navas l’estate precedente. Navas viene inserito nello scambio con lo United, e non ci vorrebbe andare. Ma lo convincono, e lui sta effettivamente per andarci, quando succede quel pasticcio di cui abbiamo letto tutti troppo abbondantemente, nella noia degli ultimi giorni d’agosto: i contratti non vengono depositati per colpa dello stesso Pérez, e Navas rimane a Madrid, con la maglia numero 1 e il posto da titolare. Pérez il 3 settembre fa una visita agli allenamenti della squadra per chiedergli scusa. Lui esordisce in Liga senza subire gol contro il Gijon, poi para un rigore contro il Betis, e il Bernabeu canta: «Keylor, Keylor». Nell’ultima di campionato, contro il Granada, compie un paio di interventi decisivi in una brutta partita della squadra. Sono interventi “da Keylor Navas”, entrambi attacchi alla palla, aggressivi, e funzionano bene. Risultato: cinque partite complessive senza subire gol, nuovo record nella storia del Real Madrid.
Keylor Navas contro il Granada
Anche De Gea, tutto sommato, sta bene dove sta
David De Gea è uno dei migliori portieri del mondo, è anche parecchio giovane, e dopo una Premier League vinta nel 2012/13, ha vissuto alcuni degli anni più tristi della storia del Manchester United. Lui a Manchester ha iniziato discretamente, poi si è perso, ha perso il posto a favore di Anders Lindegaard, poi l’ha riconquistato ed è rimasto titolare, crescendo di anno in anno, fino alla stagione 2014/15, la sua migliore, in cui si dimostra maturo e reattivo, quasi perfetto. Viene nominato miglior giocatore dei Reds a fine campionato. È tuttavia curioso notare come, in quattro stagioni a Manchester, non sia mai riuscito ad avere una differenza positiva tra partite giocate e gol subiti. A dire la verità non gli è mai capitato in tutta la sua carriera.
Poi, l’estate dei capricci: Van Gaal, i primi giorni di agosto, fa sapere alla stampa che David De Gea non vuole giocare a Manchester, e che sta aspettando il trasferimento a Madrid. Come detto poco sopra, alla fine De Gea rimane. Il titolare nelle prime partite, tuttavia, è Romero. De Gea firma, l’undici settembre, un nuovo contratto di 4 anni con lo United, dice di essere felicissimo di aprire un «nuovo capitolo» dopo «un’estate difficile». Torna titolare nella partita di campionato contro il Southampton. A pochi minuti dalla fine, compie due interventi decisivi: prima toglie un colpo di testa dalla riga di porta, grazie a un perfetto posizionamento; poi respinge un preciso tiro da fuori area diretto all’incrocio dei pali. Il Manchester vince anche grazie a lui. Bentornato, dopo tutto.
De Gea “man of the match” contro il Southampton
I problemi di Ter Stegen
Non dev’essere facile essere Marc-André Ter Stegen: quando è arrivato al Barcellona dal Borussia Mönchengladbach, il Barcellona gli ha affiancato Claudio Bravo; pur essendo considerato uno dei migliori portieri tedeschi ha davanti a lui, nelle gerarchie nazionali, Manuel Neuer, uno dei più forti portieri del mondo, e certamente il più forte portiere tedesco; in più, Neuer è nato nel 1986, e Ter Stegen nel 1992, e il primo occuperà la posizione di titolare, verosimilmente, per ancora molti anni. E quando Ter Stegen ha avuto la possibilità di giocare da titolare con la maglia del Deutscher Fußball-Bund, ha subito 12 reti in sole 4 partite. Non ho mai capito perché una squadra dovrebbe tenere nell’organico due portieri potenzialmente titolari: non capisco la scelta di Neto di andare alla Juventus, quando potrebbe essere titolare ovunque, non capivo Navas quando faceva il secondo di Casillas, e non capisco perché il Barça mantenga Bravo e Ter Stegen insieme nella stessa rosa.
Lo scorso anno il cileno ha giocato tutte le partite di campionato con ottime prestazioni; il tedesco ha fatto il portiere di Champions League. Gli errori di quest’ultimo, tuttavia, sono sempre più frequenti e preoccupanti: a partire dalla finale di Champions League contro la Juventus, quando la sua respinta su Tévez è finita dritta sui piedi di Morata, alla Supercopa spagnola, quando si è fatto battere da centrocampo da San José in occasione dell’1-0 del Bilbao (e subendo poi altri tre gol). A fine luglio Ter Stegen aveva dichiarato di voler giocare più minuti, diventando il titolare del Barça anche in campionato. Nelle prime quattro partite di Liga si è diviso le partite con Bravo, ma se il primo ha giocato due match senza subire gol, Marc-André ne ha subiti due in due gare. Nella penultima gara, contro il Levante, ha concesso il momentaneo 3-1 uscendo di pugno su un cross, ma senza colpire la palla. Pochi giorni prima, invece, c’era stato il lob di Florenzi, anche questa volta da metà campo. Oliver Kahn, intervistato, ha detto che non è stata colpa di Ter Stegen, e può avere le sue ragioni. Contro il Celta Vigo ha subito altri 4 gol, senza colpe evidenti ma con molte piccole incertezze, soprattutto in uscita bassa. L’ultimo clean sheet risale ad aprile, e questo vorrà pur dire qualcosa.
L’errore di Ter Stegen contro il Levante
Buffon, invece (e Sportiello)
Il rapporto in Nazionale tra Neuer e Ter Stegen, il primo titolare inamovibile, il secondo costretto a rimanergli in scia, perdendo gli anni migliori della sua carriera in panchina, ricorda quello tra Buffon e molti altri portieri italiani: Sirigu e Perin sono soltanto gli ultimi esempi. Contro il Manchester City prima, e in campionato poi, Buffon ha dimostrato di esserci ancora. Di essere, di certo, il miglior portiere italiano in attività. Con il City ha impressionato la sua sicurezza: su Sterling e Silva nel primo tempo; ancora su Sterling e Silva nel secondo tempo; su Touré togliendo la palla dall’incrocio. Contro il Chievo Verona, con una respinta d’istinto su palla ravvicinata.
Buffon contro il Manchester City
Nelle prime giornate di Serie A, invece, ho notato – molto felicemente – le conferme di Marco Sportiello, classe 1993, uno dei migliori giovani portieri italiani in circolazione. Ha giocato un’ottima partita all’esordio stagionale contro l’Inter, parando tutto quello che poteva parare, soprattutto difficili conclusioni da lontano che si abbassavano rapidamente (Santon, Hernanes), ha mantenuto un facile clean sheet contro il Frosinone, ha parato un rigore a Nicola Sansone, contro il Sassuolo (specialità della casa), e contro il Verona ha salvato il provvisorio 0-0 con una grande risposta su tiro di Pazzini dall’altezza del dischetto, angolato eppure respinto. Con Perin infortunato, il portiere italiano più forte, al momento, è probabilmente lui.
Sportiello, il rigore parato a Sansone
Roma, il contrario di Barcellona
Se a Barcellona hanno due portieri che sarebbero titolari ovunque, o quasi, a Roma, fino all’anno scorso, il problema è stato l’opposto: né De Sanctis né Skorupski hanno dimostrato di poter essere portieri di una squadra che vuole puntare allo Scudetto. La cosa si è risolta in parte questa stagione, con l’acquisto di Szczesny e con la cessione di Skorupski all’Empoli. Szczesny ha parato bene nella prima trasferta contro il Frosinone, e benissimo nella vittoria in casa contro la Juventus. Quella sua ultima parata negli ultimi minuti di gioco ha spostato gli equilibri di questo inizio di stagione di Juventus e Roma: senza, e quindi con un pareggio, si sarebbe parlato molto meno di crisi in casa Juventus, e l’ambiente a Roma sarebbe molto meno tranquillo di quanto è oggi. I problemi sono iniziati quando Szczesny si è infortunato, e il titolare è diventato (tornato) Morgan De Sanctis.
Szczesny salva contro la Juventus
Contro il Sassuolo, sul primo gol di Defrel, si è fatto battere sul proprio palo, senza nemmeno accennare a una reazione. Il secondo gol, di Politano, è passato pochi millimetri a fianco del guanto sinistro, grazie a una discesa troppo lenta. Contro la Sampdoria, nella quinta giornata di Serie A, la punizione di Eder è ancora una volta responsabilità sua: la barriera non perfetta, la lentezza con cui si è allungato sul tiro, pur angolato.