Zidane allenatore

Cosa dobbiamo aspettarci dal Madrid di Zizou? Un'analisi del francese versione tecnico, che stima Ancelotti, vuole pochi tocchi e non ama urlare.
di Francesco Paolo Giordano 05 Gennaio 2016 alle 13:21

Lo scorso 17 dicembre Florentino Pérez aveva giurato: «Non sostituiremo Rafa Benítez. Non è il problema, è la soluzione ai problemi». A pesare la credibilità delle parole di Florentino, intervenne Marca con un sondaggio, qualche giorno dopo: “Chi vorreste al posto di Benítez?”. Ai madridisti si chiedeva di scegliere tra Zidane, Mourinho e Víctor Fernández (direttore del settore giovanile madridista). Il risultato premiava il francese, che riscuoteva il 53% delle preferenze, contro il 31% dello Special One.

Al netto delle perplessità su capacità, esperienza e tenuta di uno degli spogliatoi più delicati del pianeta, il punto di partenza di Zidane si chiama fiducia. Quella che gli ha riservato la maggior parte del popolo madridista, ma soprattutto quella di Florentino Pérez, che non ha mai nascosto, negli anni, il desiderio di vedere Zizou sulla panchina del Madrid. Dopo l’apprendistato come secondo di Ancelotti, Zidane, anziché optare per una squadra di prima divisione – come il Bordeaux, sua squadra per quattro anni prima della Juventus -, nel giugno del 2014 scelse il Castilla, la seconda squadra del Madrid, appena retrocessa in terza serie. Un inizio soft con poche pressioni, certo, ma anche un modo per rimanere all’interno dell’universo dei blancos. E da dove provare la scalata verso la panchina che fu di Benítez.

Real Madrid v Atletico de Madrid - UEFA Champions League Final

A France Football, Zidane ha sintetizzato il suo credo da allenatore: «Voglio vedere una squadra con un gioco. Che parta da dietro, dal portiere. Voglio un possesso basato su passaggi rapidi, a due, tre tocchi. L’idea è quella di arrivare in porta rapidamente, ma con molti giocatori». Un gioco offensivo ma equilibrato, che in molti vedono come un’ideale prosecuzione di quello di Ancelotti, l’allenatore che, insieme a Guardiola, il francese stima più di tutti.

Gli inizi del Zidane allenatore furono tutt’altro che esaltanti: cinque partite perse delle prime sei, per poi essere sospeso dall’incarico dalla Federazione per tre mesi, per non avere l’abilitazione di tecnico. Un periodo delicato che suggerì a Zidane di chiedere consiglio a Guy Lacombe, suo allenatore nelle giovanili del Cannes e poi suo tutore nel corso per il patentino Uefa Pro. Lacombe prese un volo per Madrid e assistette a una partita e vari allenamenti del Castilla. «La prima volta che lo vidi, Zidane era timido in allenamento, aveva difficoltà nel farsi carico del gruppo. Quindici giorni più tardi, sembrava più a suo agio, ma continuava a non vincere le partite. Bisognava cambiare stile di gioco: da uno basato principalmente sul possesso palla a uno più diretto, più efficace». I risultati arrivarono subito: quattro vittorie e due pareggi nelle successive sei gare, con il Castilla che risaliva fino a metà classifica.

Le parole di Zidane alla presentazione come nuovo allenatore del Madrid.

Da marzo in poi fino a oggi, Zidane ha perso solo quattro partite, chiudendo la scorsa stagione al quinto posto (a sole due lunghezze dagli spareggi promozione) e portando la squadra al secondo posto quest’anno. Risultati positivi che potrebbero aver influito nella decisione di Pérez di accelerare i tempi dell’arrivo di Zidane sulla panchina merengue.

Come potrebbe scendere in campo il Real di Zidane? Dopo alcuni esperimenti che passavano dal 4-3-3 al 4-1-4-1, il modulo di gioco che Zidane non ha più cambiato è stato il 4-2-3-1. Se così fosse, potremmo immaginare uno schema del genere: i quattro difensori in linea (Danilo, Ramos, Pepe, Marcelo), due centrocampisti a schermo della difesa (Kroos e Modric), Ronaldo, James Rodríguez e Bale dietro Benzema. Ma potrebbe essere probabile anche il 4-3-3, sulla scia di quanto visto con Ancelotti: Rodríguez potrebbe giocare più arretrato rispetto alla batteria di trequartisti e Ronaldo più vicino alla punta centrale. Quello che ci si aspetta, ad ogni modo, è un Zidane che avrà ben chiaro il ruolo dei suoi giocatori, per evitare quanto visto con Benítez, che in stagione ha schierato 13 giocatori mai nella stessa posizione.

Nel rapporto con i giocatori, Zidane viene descritto come un tecnico che non parla troppo e che non ama urlare e dare in escandescenze. Anche da giocatore, dover parlare davanti ai media era un problema: a Madrid, dicono che non riuscisse a prender sonno se sapeva di dover andare in conferenza stampa il giorno dopo, al punto che, successivamente, prese l’abitudine di esserne informato appena cinque minuti prima. Questo non significa che Zidane sia un allenatore debole: nel tempo, ha imparato a far valere la sua autorevolezza. «Se sei morbido con i ragazzi, non funziona», spiegò in estate a France Football. Anche senza ricorrere a toni forti: «Ho scoperto che urlare durante l’intervallo può avere effetti positivi. Ma lo faccio raramente, perché penso di avere un’autorità che non ne ha bisogno». Ruben Jimenez, che ha seguito il Castilla per Marca, spiega: «Se è arrabbiato, non lo dà a vedere. Però dà continuamente istruzioni ai giocatori».

Real Madrid Training - UEFA Champions League Final

Avere a che fare con gente come Ronaldo e Bale sarà diverso, ma al Castilla di lui hanno apprezzato il fatto che non avesse timore nell’escludere i giocatori più importanti, come Marcos Llorente e Martin Odegaard, quando lo ritenesse opportuno. Soprattutto con il norvegese, arrivato sedicenne ma già con le stimmate del galáctico, Zidane ha mostrato il suo lato meno accondiscendente. Mentre il giocatore sgomitava per allenarsi con la prima squadra, il francese lo lasciava in panchina nelle partite del Castilla, perché non ritenuto pronto. Nella gestione della partita, poi, Zidane è apparso sempre abbastanza coraggioso: quando c’era da recuperare il risultato, ha spesso rivoluzionato la squadra.

Sullo stile di gioco di Zidane, ecco alcuni pareri di giornalisti spagnoli: «Gli piace un gioco non furibondo – dice Emilio Escudero di Abc -, possesso palla e verticalizzazioni». Secondo Diego Plaza, «non cambierà tantissimo, ma sicuramente torneranno a giocare spesso James e Isco». Daniel Leo di As scrive: «Il suo stile piacerà molto a giocatori creativi come Modric, Isco e James, che avranno più libertà rispetto a quando c’era Benítez in panchina. La scelta di Florentino è una scelta di continuità con il progetto di gioco di Ancelotti».

 

Nell’immagine in evidenza, la presentazione di Zinedine Zidane come nuovo allenatore del Real Madrid. Gonzalo Arroyo Moreno/Getty Images
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