Lavagnette – Fiorentina-Torino

Equilibrio o dinamismo? Cosa abbiamo imparato da Bernardeschi e Zappacosta sul ruolo dell’esterno.

Fiorentina-Torino era una partita fondamentale per entrambe le squadre, in vista degli obiettivi di campionato. Il Torino, in ripresa dopo un periodo buio in cui aveva perso la lucidità di inizio campionato, ha mostrato segnali di crescita già con Napoli ed Empoli, e un boost di morale e gioco contro Frosinone e Sassuolo.

La partita, terminata 2-0 per la Fiorentina, è stata equilibrata in entrambi i tempi: le uniche emozioni sono derivate da situazione di palla inattiva, e non è un caso che i gol di Ilicic e Gonzalo Rodríguez siano arrivati rispettivamente da punizione e calcio d’angolo. La Fiorentina si è scherata con un 3-4-1-2, con la coppia Kalinic-Babacar supportata da Ilicic, più arretrato rispetto al solito a causa dell’assenza di pedine fondamentali per l’impostazione viola quali Badelj, Vecino, e Marcos Alonso. Di conseguenza il centrocampo è stato modellato arretrando Borja Valero al ruolo di mediano affiancato da Verdú, preferito a Tino Costa appena arrivato dal Genoa. In difesa rientra Gonzalo Rodríguez. Il Torino ha risposto con il classico 3-5-2 senza particolari variazioni di modulo. Entrambe le squadre, in fase di non possesso, si schierano con il 5-3-2.

La partita comincia a ritmi blandi; prima del goal di Ilicic (un preciso calcio di punizione dal limite al minuto 24) il Torino, pragmatico e attendista, portando tutti gli undici dentro la propria metà campo cercava di rendersi pericoloso in ripartenza approfittando degli errori in fase di impostazione della squadra viola. Dopo la rete, pur rimanendo attenti nella propria metà campo, alzano in pressione la mezzala di riferimento in modo da creare un 4 vs 3 e ostacolare la manovra dal basso della squadra di Paulo Sousa.

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Baselli si alza in marcatura ad aiutare il pressing delle due punte così da chiudere le linee basse di passaggio

 

La Fiorentina invece, che prima del gol aveva concesso due ripartenze pericolose e ne aveva sbagliate altrettante, aumenta il fraseggio corto e rallenta la manovra controllando il risultato senza sbilanciarsi fino al termine del match, decretato dal goal su calcio d’angolo al minuto 83 di Gonzalo Rodríguez. La partita si conclude con il solito dominio del possesso di palla dei viola (59%) sebbene le occasioni create siano ugualmente distribuite tra le due squadre con 7 tiri a testa di cui solo 2 in porta ciascuno.

Entrambi gli allenatori danno fondamentale importanza all’ampiezza di squadra nella costruzione del gioco, diventa quindi chiave il ruolo dell’esterno che deve saper controllare alla perfezione la fascia sia nella fase offensiva che in copertura. Il giocatore deve disporre di un mix di atletismo e tecnica che gli permetta allo stesso tempo di garantire qualità e quantità durante l’intero arco del match.

Il ruolo, tuttavia, viene interpretato in maniera diversa dai due tecnici, in particolare tramite la disposizione in campo di Bernardeschi e Zappacosta; il primo più votato alla fase offensiva, il secondo, grazie all’esperienza da terzino, in grado di fornire maggiori garanzie di equilibrio alla squadra.

Federico Bernardeschi ha confermato, in questa prima parte del campionato, le buone sensazioni che aveva dato nella passata stagione. Votato al gioco offensivo, ha nel puntare l’uomo dall’esterno per creare superiorità numerica o andare direttamente alla conclusione accentrandosi la sua più spiccata abilità. Nasce infatti come ala in un tridente offensivo ma viene arretrato all’arrivo di Paulo Sousa al ruolo di esterno in un centrocampo a cinque, affidandogli responsabilità difensive cui non era abituato e che, nonostante la grande disponibilità al sacrificio, fatica ad apprendere. Talvolta riesce a compensare questa mancanza con le ottime doti atletiche e le capacità di previsione del gioco che gli permettono di tentare (e riuscire in) molti anticipi. Tutte queste caratteristiche si sono potute apprezzare nella partita con il Torino dove è stato tra i più propositivi della sua formazione.

Per arginarlo, Ventura ha scelto Molinaro in marcatura a uomo. La misura, in un primo tempo efficace, è stata elusa dalle doti tecniche di Bernardeschi, capace più volte di saltare il diretto marcatore accentrandosi, e dall’allargamento di Ilicic, libero di spaziare su tutta al trequarti, con il quale creare situazioni di 2 contro 2 in fascia.

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Ilicic si abbassa creando un 2v2 in fascia. Grazie al fraseggio veloce vengono saltati i due marcatori creando i presupposti per un 3v3 in campo aperto

 

In difesa, per Bernardeschi, le cose sono andate meno bene. Nonostante sia riuscito a intercettare diversi palloni, anticipando il movimento del diretto avversario, si è trovato spesso in difficoltà nell’eseguire le corrette transizioni quando la palla proveniva dalla fascia opposta lasciando Baselli libero. Costretto a inseguire, si è trovato a tentare 5 tackle di cui solo 1 riuscito.

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Bernardeschi si perde Baselli che è libero di colpire solo davanti al portiere. Per sua fortuna Acquah sbaglia il cross e l’azione finisce con un nulla di fatto

 

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Ancora in ritardo sul raddoppio. Roncaglia cerca di guadagnare tempo ritardando l’uscita su Immobile che però ha tutto il tempo per alzare la testa e imbeccare Vives sulla corsa. Copre Gonzalo Rodríguez

 

Davide Zappacosta, nonostante la sconfitta e qualche svista su palla inattiva, si è confermato in progressiva crescita ed è riuscito a portare a casa un’ottima prestazione. Arrivato da Bergamo come terzino destro, era solito inserirsi in avanti con rapide sovrapposizioni per provare il cross o la soluzione personale. Ora nel 3-5-2 granata ricopre il ruolo di esterno ed è costretto a controllare l’intera fascia da solo, e l’aumento di responsabilità ha frenato le azioni personali. Zappacosta, oggi, preferisce cercare il fondo o lo scambio con la mezzala di riferimento (Acquah, contro la Fiorentina), anziché accentrarsi e provare la conclusione a rete.

Nella partita contro la Fiorentina ha fornito una prestazione pregevole per tutti i novanta minuti in entrambe le fasi di gioco. Ha partecipato attivamente alla fase offensiva e, grazie alla grande sintonia con Acquah, ha dispensato cross da ottima posizione che non sono stati sfruttati a dovere dalle due punte. È il fulcro del gioco sulle fasce che richiede l’allenatore: ben il 49% delle azioni granata si sono sviluppate sulla sua fascia.

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In una situazione complicata vede bene il movimento di Immobile alle spalle di Borja Valero sullo spazio lasciato libero da Rodríguez, che aveva seguito il movimento di Vives

 

In difesa ha mostrato tutte le sue abilità di terzino: una partita attenta e precisa, con due soli falli commessi. Sono stati notevoli i movimenti “a fisarmonica” in linea con la difesa e le transizioni sempre corrette. Una sola pecca: quando, al 17’ del primo tempo, lascia Astori libero di colpire di testa a due passi dal portiere.

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Cosa guardava?

 

Riassumendo: è possibile notare una maggior propensione ad accentrarsi nel campo da parte di Bernardeschi rispetto a Zappacosta, sempre schiacciato sulla linea dell’out. Ciò a conferma del fatto che da un lato si tratta di due giocatori che provengono da radici differenti (offensive il  toscano, difensive l’ex terzino atalantino), dall’altro che la fase offensiva della Fiorentina prevede spesso l’allargamento a destra di Ilicic lasciando libertà di movimento all’esterno (condizione possibile anche e soprattutto grazie alla precisione della linea difensiva guidata da Rodríguez, sempre perfetta nelle transizioni di recupero) mentre il Torino tende a rispettare maggiormente le posizioni ed evitare scambi di ruolo complicati da gestire.

 

Nell’immagine di testata, Federico Bernardeschi contro il Torino (Gabriele Maltinti/Getty Images)