Il nuovo El Shaarawy

Nike ha presentato il Most Wanted 2016: c'era anche il Faraone, ritornato decisivo a Roma. I suoi pensieri sul calcio: vita quotidiana, pressioni, stimoli.
di Redazione Undici 09 Febbraio 2016 alle 13:09

Stephan El Shaarawy, Éder, Giampaolo Pazzini e Giuseppe De Luca: quattro testimonial d’eccezione per il Nike Most Wanted 2016, l’evento promosso da Nike per scoprire talenti di tutta Italia: fino al 29 febbraio, sono aperte le iscrizioni sul sito di Nike. A Milano, una sessione speciale di allenamento si è svolta sotto gli occhi dei quattro calciatori e di quattro responsabili del settore giovanile di Inter, Roma, Verona e Bari. Nel mese di marzo inizieranno le convocazioni presso le sedi di allenamento di questi quattro club, dove si terranno i trial guidati dai coach Nike e dai responsabili dei settori giovanili dei club: da qui, usciranno i migliori ragazzi che parteciperanno alle finali nazionali di Milano in aprile. I due migliori avranno la possibilità di accedere alla Nike Academy.

W94A8976

Occhi puntati su Stephan El Shaarawy, che a Roma sta avendo un impatto sorprendente: tre partite giocate, tre vittorie, due gol e un assist. Le prestazioni opache nel Monaco sembrano lontanissime: Stephan non sembra spaventato dalla nuova avventura, che pure arriva in un momento di grande cambiamento in casa Roma. Quanto è complicato giocare in piazze esigenti? «Bisogna essere bravi a gestire la pressione. Io penso che una qualità indispensabile che deve avere un calciatore è l’equilibrio: non esaltarsi nei momenti positivi, non abbattersi nelle difficoltà. Bisogna non montarsi la testa e concentrarsi sulle proprie qualità: se sei arrivato, vuol dire che le hai, e quelle non te le toglie nessuno».

Difficoltà che il Faraone ha sperimentato nel corso degli anni: «Ho passato momenti non facili, ma non ho mai mollato. Ho sempre avuto la voglia dentro di me di continuare a lottare per quello a cui ho dedicato tutta la mia vita. E poi, avere stimoli nuovi è una cosa molto importante». Roma, in questo senso, ha dimostrato quanto sia vera la sua affermazione.

W94A8999

Il fatto di esordire in Serie A a soli 16 anni (Chievo-Genoa, 21 dicembre 2008) può essere un’arma a doppio taglio nella crescita di un giocatore? «Io sono cresciuto talmente velocemente da non essermene accorto – dice El Shaarawy -. Ho sempre pensato a fare il mio percorso, cercando di dare qualcosa in più, stando attento ad avere una vita equilibrata, sia in allenamento sia nel privato. Per questo bisogna guardare ai grandi campioni: si dice che all’allenamento arrivano per primi e vanno via per ultimi, e vi assicuro che è la verità. La differenza la fa sempre la testa: se la testa gira, girano anche le gambe».

W94A2833

El Shaarawy ha poi parlato del progetto Most Wanted: «È una cosa molto positiva dare la possibilità a tanti ragazzi di realizzare il proprio sogno. Essere seguiti è qualcosa di molto importante. Io stesso penso di aver avuto allenatori validi, che sono riusciti a far esaltare le mie qualità. Al Milan, poi, ho fatto anche un importante salto di qualità a livello fisico».

 

Tutte le immagini via Nike. Credits: Giuliano Koren
>

Leggi anche

Calcio
Il Real Madrid ha avviato il processo per fare entrare i primi investitori esterni della sua storia
Il sistema dei soci interni, in vigore sin dal 1902, potrebbe essere rivisto in un'assemblea straordinaria (ma sempre con contorni molto prudenti).
di Redazione Undici
Calcio
Da quando è diventato presidente dell’Andorra, l’hobby preferito di Gerard Piqué è esonerare gli allenatori
Il successore di Ibai Gómez sarà il settimo nelle ultime sette stagioni. E più di una squadra che lotta per non retrocedere dalla Segunda División, dovrà fare i conti con un ambiente decisamente nervoso.
di Redazione Undici
Calcio
I tre migliori modelli d’ispirazione per i giovani polacchi sono mamma, papà e Robert Lewandowski
Avete presente Maradona per gli argentini? Con le dovute proporzioni e differenze nazionali, nella Polonia di oggi sta succedendo più o meno la stessa cosa col capitano del Barça.
di Redazione Undici
Calcio
È stato il derby di Mike Maignan, che è tornato a essere decisivo come nell’anno dello scudetto e si è ripreso il Milan
Il rigore parato a Cahlanoglu, altri due interventi decisivi, una sensazione di invulnerabilità e centralità assoluta nel progetto rossonero.
di Redazione Undici