Il ballo di Pellè

È un concentrato di grazia e forza: forse stiamo sottovalutando il reale potenziale di Graziano Pellè. Un po' di gol per "capirlo".

pellè

Quello di Francia è, molto probabilmente, l’Europeo che l’Italia approccia con minori speranze di fare risultato. Negli ultimi anni, almeno personalmente, ho cominciato a vivere con una certa attesa dimessa le competizioni internazionali che interessano la Nazionale: dopo il 2006 si è in qualche modo formata un’idea che l’apogeo è stato raggiunto una volta; difficilmente potrà esserci una replica. Allora dovremmo approfittare di tutti gli avvenimenti che verranno per prendere solo il meglio del tempo che viviamo, dei giocatori che vediamo e vedremo vestire la maglia della Nazionale, per quanto questi potranno apparire copie sfumate o versioni sbiadite di qualche figura che abbiamo apprezzato in passato. Ogni tempo porta con sé delle figure a cui aggrapparsi, per quanto possano non rappresentare icone degne di ambire a un ricordo imperituro, non necessitano lo stesso ardore appassionato che abbiamo dedicato a chi ci ha fatto amare il calcio di un tempo?

Per evitare di perdere contatto con i colori azzurri ho scelto un calciatore a cui dedicare anima e corpo, un personaggio attraverso cui plasmare un nuovo legame sentimentale che abbia modo di rendere la strada verso la Francia meno scura. Graziano Pellè è il faro a cui aggrapparsi nel buio di una spedizione che nasce con auspici nefasti e pieni di fatalità? Riguardando alcuni dei gol del ragazzo leccese potremmo auto-convincerci che non è soltanto una scelta dovuta alla mancanza di alternative, ma un talento apprezzabile per ciò che porta con sé: dedizione alla fase difensiva, flessuosità nei movimenti che pare impropria rispetto al fisico monolitico ­– è bello immaginare che sia dovuta alla passione per la danza –, fisicità. Se il calcio è una passione dovuta al padre, ex calciatore arrivato fino alla Serie C, il gusto per la danza è frutto dell’entusiasmo recepito da madre e sorella.

All’età di 11 anni vince dei premi insieme alla sorella Fabiana. Le specialità della coppia sono il latino americano, lo standard e il liscio

C’è una disparità nella considerazione che hanno di Pellè in Europa rispetto a come siamo soliti vederlo noi, nel suo paese di appartenenza. Possibile che tale discrepanza sia dovuta al fatto che nel nostro campionato l’attaccante del Southampton non abbia mai mostrato le qualità che hanno contribuito, nel resto d’Europa, a creare l’idea di The Italian Goal Machine o The Hitman. Anche il contesto in cui Pellè si muove attualmente nei confini italiani non aiuta alla creazione del suo personaggio: una Nazionale poco attraente non rende, di riflesso, meno attraente anche i singoli che non hanno ancora costruito un’epica rispetto alla propria carriera?

Quella di Pellè è il risultato di un lavoro certosino curato da alcuni mentori, figure capitali nel plasmare la personalità di atleti e uomini a cui occorre un consigliere capace e fidato; una personalità a cui riconoscere l’autorità di un padre bonario ma solerte, che gli indichi la via attraverso cui completare il proprio processo evolutivo. Il mentore è capace di mostrarsi saggio, pur conscio che la propria funzione sarà esplicabile soltanto se instaurerà un’assistenza con il proprio protetto, un rapporto quasi parietario e non subalterno. Come Atena veste i panni di Mentore per indirizzare il giovane Telemaco verso il proprio destino; come i racconti educativi di Fénelon mutuati dalle vicende omeriche, il mentore lavora per cesellare il protetto, costruendone principi morali e umani. Graziano Pellè ha incontrato sulla sua strada diverse figure, che in qualche modo ne hanno forgiato lo spirito fino a renderlo ciò che è adesso.

The Italian goal machine

Il primo a influire in maniera decisa sulla carriera di Pellè è Roberto Rizzo, ex giocatore di categoria e allenatore del Lecce Primavera campione d’Italia 2002/03 e 2003/04, e vincitore di una super coppa con sua rete nel 2 a 2 con la Juventus poi battuta ai rigori (anche se in un’intervista di qualche tempo dopo Pellè parlerà di tre campionati vinti da lui nelle giovanili). Nel secondo anno in Primavera Pellè realizza 16 reti, l’anno prima ha giocato poco perché ci sono ancora i vari Vučinić, Bojinov, Poleksic, Konan e soprattutto Mattioli con cui fare i conti. Nella vittoria del 2003/04 è invece fondamentale l’apporto che riesce a dare: 16 reti e secondo miglior marcatore della squadra proprio dietro Mattioli, di cui non si sentirà invece quasi più parlare, perso in quel dimenticatoio del mondo che si chiamava Serie C e ora Lega Pro. Dalla formazione di Rizzo, che porta Pellè a esordire in A sul finire del 2004, alle prime fortune passa del tempo. A Crotone gioca ­– poco – una stagione dove mette a segno 6 reti. L’anno successivo tra Under 21 e Cesena la situazione è stirata tra due apici apparentemente senza senso.

Quella Under di Casiraghi, con cui vincerà anche un torneo di Tolone nel 2008, è una delle miglior degli ultimi anni. Nella squadra di quel ciclo ci sono Curci, Chiellini, Nocerino, Montolivo, Aquilani, Pazzini, Viviano, Criscito, Cigarini, Rosina, Giuseppe Rossi e Lazzari. Pellè ha Pazzini davanti – successivamente avrà Osvaldo – ma finisce sulla bocca di mezza Europa grazie al calcio di rigore con cui batte Paulo Ribeiro, un cucchiaio che dice essere ispirato a quello di Totti all’Olanda durante gli Europei del 2000 (un numero che ha replicato ai tempi del Feyenoord). Se van Gaal gli ha insegnato la disciplina, il sacrificio, il disegno tattico per cui la fase difensiva va curata da tutti gli 11 interpreti in campo, Koeman è, invece, l’uomo della consacrazione, il sereno navigatore che ti traghetta nell’età adulta e matura. È bello notare come pur con forte contrasto, due olandesi dall’approccio così differente nella gestione dei calciatori siano riusciti a plasmare l’attaccante salentino fino a farlo diventare ciò che è ora. Da qui in poi c’è una nuova fase del Pellè calciatore; ho provato a riassumerla attraverso alcuni dei suoi goal.

during the Barclays Premier League match between Southampton and A.F.C. Bournemouth at St Mary's Stadium on November 1, 2015 in Southampton, England.
L’esultanza di Pellè dopo la rete al Bournemouth. La linea rugby continua dopo la meta inscenata contro il Manchester United. La dimensione delle sue gambe è spaventosa al limite del perturbante.

La bellezza del ballo (o del perché dovremmo apprezzare Pellè)

È scontato e vagamente pleonastico sottolineare la capacità di Pellè di essere decisivo di testa. Se volessimo individuare una rete idealtipica di Pellè, potremmo prendere come tratto distintivo la torsione su cross che arriva dalla fascia sinistra. Pellè è magnifico quando può torcere il collo pizzicando il pallone leggermente, muovendo la testa da sinistra verso destra per imprimerle un minimo di forza; delineando la traiettoria che supera il portiere. Lo ha fatto contro l’Inghilterra in un’amichevole della Nazionale di Conte, e lo ha fatto quest’anno nella doppietta realizzata contro lo Stoke City. Ci sarebbe materiale per un’intera compilation di goal di testa di Pellè, di cui tantissimi portano con sé un velo di arroganza e prepotenza. Pellè è tra i primi dieci attaccanti della Premier per duelli vinti, quarto tra quelli aerei, e tra i primi dieci per contributo difensivo – al nono posto c’è Shane Long, suo compagno al Southampton, a disegnare l’importanza del pressing che parte dagli attaccanti, fattore che lega in qualche modo Koeman a van Gaal.

Tra tutte le reti di testa ho scelto una realizzata ai tempi di Cesena; non solo perché è una delle poche reti di un Pellè ancora giovane e imberbe, ma perché conserva in nuce una prima versione di quello che verrà. Il cross non è teso, ha una bella parabola ma arriva alto e il difensore pare leggerne bene la traiettoria. Solo che salta in anticipo e Pellè, che intanto aveva comunque preso a coordinarsi frusta con il collo facendo volare il pallone altissimo: Rubinho, che si era portato verso il palo destro pensando ad un colpo ad incrociare, spinge sulle gambe senza poter arrivare al pallone. Pellè era entrato in campo solo per l’infortunio di Papa Waigo e sblocca il risultato contro il Genoa in cerca di punti promozione.

La grazia di Pellè stona a tratti con la sua stazza da divinità greca. Un bronzo che conserva delle movenze che difficilmente paiono appartenergli. Qui scatta sul filo del fuorigioco toccando il pallone con una leggerezza inattesa.

Al Feyenoord segna 50 volte in 57 partite, realizza una tripletta contro il Nac Breda concludendo la prima stagione con 29 presenze e 27 gol in Eredivise. Arriva secondo nella classifica marcatori dietro a Wilfried Bony che ne fa 31 con la maglia del Vitesse. Il Feyenoord arriva terzo. Con la maglia del club del popolo le realizzazioni magniloquenti di Pellè si sono moltiplicate, quando Koeman lo ha riportato in Olanda dopo le parentesi poco edificanti con Parma e Sampdoria, le sue prestazioni hanno preso a somigliare a quelle di un supereroe che non conosce il potere sfiancante della kryptonite. Qui raccoglie un pallone lanciato da un altro spazio tempo, lo addomestica con la coscia girandolo in rete: un gigante che si muove con una gonna di tulle.

Lancio da sinistra, stavolta Pellè interviene con il piede “debole”, al volo, praticamente al limite dell’aria di rigore. Un’unione di tecnica, potenza, rapidità di pensiero ed esecuzione. Di goal con il sinistro ne ha segnati parecchi, segno che ha una facilità di calcio non scontata con entrambi i piedi. Davvero nessuno è pronto a considerare Pellè un ottimo attaccante?

L’ispirazione più grande di Graziano è, per sua stessa ammissione, suo papà Roberto, ex centravanti del Lecce e molto apprezzato nella categoria. Al piccolo Pellè il padre mostra senza sosta i video di Marco Van Basten: in questa rete di testa in torsione, mentre crolla verso terra, si può rivedere proiettato nella testa di Pellè un Super8 del cigno di Utrecht mentre ammutolisce il Bernabéu.

Ci sarebbero molte reti ancora capaci di descrivere il percorso di Pellè in Olanda: dal tacco contro l’Utrecht (ok le marcature non sono strettissime ma il gesto resta), passando per questo collo pieno da fuori area che sfreccia sotto il sette, quest’altro in anticipo sul portiere in uscita con una mossa da karateka, o il tiro da fuori – sempre con il piede debole – con cui infila il pallone in un angolo di porta che pare poter scoprire soltanto lui. Naturale che Koeman, appena arrivato in un Southampton dove erano stati venduti Lallana, Lambert, Shaw, Lovren e Chambers, chieda come prima cosa che si acquisti l’attaccante che lui stesso ha contribuito a far diventare qualcosa di unico. Pellè arriva per rimpiazzare Lambert, capitale nel gioco dei Saints della gestione Pochettino: lo farà in maniera totale.

Pellè Thunderbolt

Questo tipo di goal potremmo chiamarlo il fulmine alla Pellè, o all’inglese Pellè Thunderbolt. Negli ottavi di finale della Coppa di Lega contro lo Stoke City riceve palla da Targett all’altezza dei 25/30 metri dalla porta, guarda rapidamente i pali, poi Long che gli fa il movimento a sinistra e ancora alla sua destra, poi la tocca un attimo, per darsi modo di distendere al meglio tutta la gamba e scarica la forza tuonante del suo destro alle spalle del portiere avversario.

 

Pellè reverse

Il gesto atletico più incredibile che Pellè ha portato a compimento fino a ora è, senza dubbio, la rovesciata realizzata lo scorso anno contro il Qpr. Riceve il pallone da Tadic, che è un po’ la spalla preferita degli sketch che i due mettono in piedi sul rettangolo di gioco, e pur con il difensore avversario attaccato addosso – anche se quest’ultimo paga una copertura leggermente ritardata – la gira con leggiadria facendo perno sul piede sinistro e calciando con il destro, dopo che con lo stesso piede destro aveva alzato la sfera a mezza altezza. Ricordiamoci sempre che Pellè un attaccante di un metro e 93 per 94 chili, e che movimenti come questo non rientrano nel novero di gesti semplici da eseguire. Lo ha fatto altre volte, comunque.

 

Pellè equilibrista

In quest’ultima rete con la maglia dell’Italia Pellè mette in mostra doti da attaccante che sa sfruttare le occasioni anche quando si presentano sporche, difficili, senza classe. Per finalizzare la transizione offensiva che permetterà alla Nazionale di Conte di vincere il match contro la Norvegia e ottenere il primato nel gruppo H, Pellè conclude in maniera strana: Florenzi crossa dopo aver ricevuto palla da Giovinco che ha completamente ribaltato il campo, il centravanti azzurro scatta rapido come per colpire il pallone talmente forte da incendiare ogni cosa incontri sulla propria strada, quando si rende conto che però il passaggio è lungo fa dei piccoli passettini per rendere giusta la distanza dalla sfera, poi la colpisce in posizione sbilenca, quasi cadendo. La palla sbatte a terra e diventa imprendibile per il portiere norvegese.

Ancora ci sarebbero altri episodi capaci di segnalare le capacità balistiche del centravanti del Southampton. Pellè è in ogni aspetto un centravanti moderno, ottimo nell’assistere i compagni e bravo nel venire a fare sponda per poi appoggiarsi nuovamente a loro. Il salentino è divenuto in tutto e per tutto un personaggio riconoscibile, apprezzato, che può permettersi di litigare con i giornalisti olandesi, avere un taglio di capelli che porta il suo nome, e essere conteso da club che provano a strapparlo ai Saints con approcci poco corretti. Per lui si parla del Milan, passaggio che sarebbe per la sua carriera un downgrade dopo una curva di crescita che punta da anni verso l’alto (tempo fa è stato seguito perfino dal Barcellona). Allora ci sarebbe da chiedersi cosa ci sia di così misterioso nelle prestazioni di Pellè da renderlo inviso a certo pubblico nostrano. Se anche Mario Balotelli si è piegato al fascino del bronzeo attaccante di Lecce, perché continuiamo a considerarlo un giocatore appena discreto, parvenu del grande calcio a cui non può afferire se non nella percezione estera ma mai in quella da cui proviene ed è cresciuto?

Ha raggiunto la doppia cifra di reti segnate anche quest’anno e, a differenza della scorsa stagione, cominciata in crescendo e chiusa meno positivamente, sta trovando in questi mesi il picco di forma che potrebbe portarlo in Francia al meglio della condizione. Dopo un infortunio che lo ha tenuto lontano dai campi per mesi ha ripreso a segnare con continuità, nonostante il Southampton si fosse cautelato acquistando l’ex Qpr Charlie Austin. Pellè è oramai una certezza che soltanto noi facciamo finta di non percepire come tale. Dovremmo concedergli la dovuta fiducia, legandoci a lui come si fa con gli amici belli e sicuri quando si ha paura di crescere. Graziano è pronto a caricare tutti sulle sue spalle tornite e grandi, non dobbiamo far altro che salirci e lasciarci accompagnare.