Alzi la mano chi ci aveva creduto alla prima promozione in Serie A nella storia del Crotone. Probabilmente nessuno, neanche i protagonisti di questa impresa. Per la Calabria, un momento storico: il Crotone sarà infatti la terza squadra della regione nella massima serie, dopo le epopee di Catanzaro e Reggina. Non male per un club che rappresenta una delle città più povere d’Italia, dove il tasso di disoccupazione toccava, nel 2015, l’incredibile vetta del 31%. Ancora una volta, dopo Carpi e Frosinone, un’altra piccola realtà del calcio italiano disputerà almeno una stagione nella massima serie. Con i suoi 62.430 abitanti, Crotone sarà uno dei centri più piccoli ad essere rappresentati nella serie A 2016/17 (soltanto Sassuolo e Empoli hanno un minor numero di abitanti).
Buona parte del merito di questa entusiasmante impresa si deve a Ivan Juric, allenatore croato, un’altra felice intuizione del Ds Giuseppe Ursino (a Crotone dal 1995), il dirigente che ha portato in Calabria tanti giocatori e allenatori che, da Crotone, hanno poi spiccato il volo. Fra i tanti nomi, Alessandro Florenzi, Danilo Cataldi, Daniele Gastaldello, Antonio Mirante e Federico Bernardeschi. Fra i tecnici, Gian Piero Gasperini su tutti, ma anche Eugenio Corini e Massimo Drago sono passati da qui. Ursino ha avuto coraggio nel puntare su un allenatore con una sola stagione di esperienza in prima squadra, a Mantova in Lega Pro. Per Juric si è trattato di un ritorno a Crotone dove era già stato come giocatore per cinque stagioni, dal 2001 al 2006, fra l’altro anche alle dipendenze dello stesso Gasperini, cominciando così quel sodalizio umano e tecnico che sarà molto importante nella formazione dello Juric-pensiero.
Nato a Spalato il 25 agosto 1975, Juric ha cominciato la sua carriera di giocatore professionista nell’Hajduk Spalato, la squadra della sua città. Centrocampista di interdizione ma dai piedi discreti, viene notato dal Siviglia e si trasferisce in Spagna nell’estate del 1997. Rimane in Andalusia tre stagioni per essere poi ceduto all’Albacete. Qui lo nota Ursino, che lo porta in Calabria nel 2001. Nel 2006, dopo aver collezionato 152 presenze complessive e 9 reti con i Pitagorici, passa al Genoa, fortemente voluto da Gasperini, diventando uno degli uomini chiave del tecnico dei rossoblù dentro e fuori del campo. Con il Genoa, Juric rimarrà fino al 2010, quando deciderà di appendere le scarpette al chiodo, non prima di aver registrato 111 presenze con il Grifone e di aver anche assaporato, seppur brevemente (5 presenze), la gioia di vestire la maglia a scacchi della nazionale croata.
Chiusa la carriera in campo, per Juric si aprono le porte della panchina. Comincia così per il croato una nuova avventura. Dopo essere entrato a far parte dei quadri del settore giovanile del Genoa Juric, ottenuto il patentino UEFA A (nella stessa classe di Roberto Baggio), lascia Genova per seguire il suo mentore Gasperini, che lo chiama con sé come assistente all’Inter. L’avventura con i nerazzurri finisce male per entrambi, con l’esonero di Gasperini nel settembre 2011. Un anno dopo, Gasp viene chiamato dal Palermo e, ancora una volta, si porta dietro il fido croato come assistente. Dopo aver frequentato il corso UEFA Pro, per Juric arriva il momento di fare il grande passo: cominciare la carriera di primo allenatore. Esce quindi dallo staff di Gasperini e accetta l’offerta di Enrico Preziosi, che lo rivuole a Genova come allenatore della Primavera, al posto dell’esonerato Stefano Eranio.
Il 17 giugno 2014, Juric comincia la sua carriera con i grandi. Viene infatti scelto dal Mantova per guidare i virgiliani. Juric si trova ad aver a che fare con una situazione difficile. Il Mantova è infatti costretto a partire con 3 punti di penalizzazione e con una squadra fatta in ritardo, costruita praticamente senza attaccanti. Un accordo con il Genoa permette ai lombardi di ottenere alcuni giovani del vivaio e lo stesso Juric, che viene proposto nell’accordo di collaborazione dalla dirigenza rossoblù. Sarà l’inizio di un periodo entusiasmante, ma anche turbolento. Juric viene infatti scelto da Michele Lodi, presidente del sodalizio lombardo. Tuttavia, nel giro di poche settimane l’allenatore croato si ritrova a cambiare ben tre presidenti. Il secondo, Antonio Esposito, entra subito in contrasto con lui per questioni tecniche. Inizia il campionato e, dopo una sconfitta con l’Alessandria, Esposito decide di esonerare Juric. L’esonero dura circa tre ore perché i soci mantovani di Esposito si mettono in mezzo. Risultato? Juric torna in sella ed è Esposito a lasciare la società nelle mani di Nicola Di Matteo. Importante è il ruolo avuto nella vicenda da Bruno Bompieri, uno di questi soci, che spinge molto per far tornare l’uomo di Spalato. Tanto è vero che l’allenatore, dopo la vittoria con il Como che, di fatto, ha sancito la promozione in serie A del Crotone, ha voluto ricordare l’episodio, dedicando a Bompieri non soltanto i tre punti ma anche i risultati ottenuti in una carriera che aveva rischiato di interrompersi sul nascere.
Il Mantova 2014-15 comincia male la stagione, ottenendo 3 punti nelle prime 7 partite, utili appena ad annullare la penalizzazione iniziale. Tuttavia, la squadra gioca bene e nessun altro si mette in testa di contestare Juric. Pian piano, il croato riesce a risollevare i mantovani, conquistando tutti per il bel gioco ma anche per un rapporto sincero con la tifoseria e la città. Sotto la guida di Juric, il Mantova raggiunge una salvezza tranquilla, a tre giornate dal termine del campionato. Il croato ha ancora un anno di contratto ma la situazione societaria e le sirene che arrivano da Crotone, ambiente a lui caro, lo convincono a salutare e a trasferirsi in Calabria.
«Juric è una bravissima persona, schietta, diretta», dice Massimo Biribanti, de La Gazzetta di Mantova. «Un tecnico preparato, a cui piace parlare di calcio». Con una passione particolare, quella per la musica metal. Di questa sua passione, Juric ha parlato al mensile Rolling Stone nel 2010. «Ho cominciato a 14 anni con Metallica e Megadeth, poi sono passato a cose più aggressive. Il death metal è la mia passione, band come Napalm Death, Obituary e Carcass, artisti veri». Una passione rara fra i giocatori nostrani. «Il fatto è che i calciatori non capiscono un cazzo di musica», ha continuato Juric, «la conoscono superficialmente, la vita che fanno li condiziona e non hanno modo di scoprire a fondo altre cose». Eppure, una passione che non deve essere così strana in Croazia, dove un altro ex giocatore e ora allenatore, Slaven Bilic, non soltanto si è dichiarato fan dello stesso genere musicale, ma ha anche trovato il tempo di suonare in una band, i Rawbau (famosi per aver scritto un inno per la Croazia in vista di Euro 2008), oltre ad aver utilizzato il metal per caricare i giocatori dello West Ham prima delle partite.
«Devo molto a Gasperini e mi piace attaccare, aggredire alto e pressare con continuità». Così Juric il giorno della presentazione a Crotone, la scorsa estate. «Ha un gioco molto simile a quello di Gasperini. Io ho la fortuna di giocarci insieme e adesso lo ritrovo come allenatore, da allenatore credo che diventerà ancora più forte, sono rimasto impressionato dalla sua voglia, dalla sua grinta», ha ricordato Raffaele Palladino, ex enfant prodige del calcio italiano, a Crotone con Juric. E proprio da Gasperini Juric ha imparato molto, ereditando sopratutto l’applicazione di determinati princìpi di gioco. E il gioco di Juric è proprio legato più a questi princìpi che ad un sistema tattico preciso. Nonostante l’obiettiva influenza esercitata da Gasperini sul croato, il legame con il 3-4-3 gasperiniano è stato probabilmente troppo enfatizzato.
Ricerca della superiorità numerica; verticalizzazione; pressing e velocità; riconquista immediata della palla. Questi sono i cardini del gioco di Juric. In fase offensiva, il tecnico croato non chiede un possesso palla fine a se stesso, ma la ricerca della palla in verticale, appena possibile. Il Crotone di Juric pressa per conquistare la palla: se la riconquista è alta, la giocata successiva è alla ricerca della porta avversaria. Se, invece, la conquista è bassa, si parte con il fraseggio, sempre allo scopo di trovare una zona di campo da dover poter muovere in verticale la palla. Sono i difensori centrali a gestire la fase di costruzione, pronti anche a salire per accompagnare la fase offensiva.
«Io parto dai tre dietro nell’impostazione dell’azione. Se si parte a tre ok, altrimenti ci muoviamo per formare la linea a tre. Questo può avvenire in diversi modi: si può abbassare un centrocampista fra i due centrali, come fa Luis Enrique con Sergi Busquets o come faceva a Roma con Daniele De Rossi oppure si può stringere un terzino e alzare l’altro. Dipende». Fondamentale è infatti la costruzione, in fase di possesso palla, di un quadrilatero costituito da difensore centrale in avanzamento; esterno di centrocampo; centrocampista centrale di parte; esterno d’attacco. Con questo quadrilatero, il Crotone cerca la superiorità numerica in zona palla, pronto comunque a cambiare velocemente gioco ove questa non si realizzasse. Sempre in fase offensiva, sono importanti le coperture preventive. Il Crotone non ha paura della parità numerica, con Juric che è disposto ad accettare il due contro due dietro (con il terzo difensore che è avanzato).
Tutti questi cardini del gioco offensivo di Juric vengono allenati tramite esercitazioni ad alta intensità, nelle quali ci si esercita sempre a tocco libero. Infatti, nel modo di intendere il calcio di Juric non c’è spazio per le classiche partitelle a due tocchi, a suo avviso troppo limitanti. Meglio giocare a tocco libero, per costruire un giocatore pensante, in grado di saper scegliere quando passare la palla o quando dover avanzare. «Non giocare a due tocchi non vuol dire permettere ai giocatori di usarne 100. Bisogna sempre giocare velocemente ma lascio che i giocatori si esprimano al meglio. Ci sono situazioni nelle quali è necessario giocare a un tocco, altre in cui è meglio usarne di più».
Anche in fase di non possesso palla, il Crotone è molto aggressivo. Juric vuole che la sua squadra attacchi subito una volta persa palla, difendendo in avanti attraverso una serie di scalate difensive. In queste situazioni, la difesa a 3 non è un dogma. «Non bisogna fossilizzarsi con la tattica», ha dichiarato Juric, «mi è capitato di variare sistema di gioco e passare anche a 4. Bisogna essere aperti e pronti ad ogni tipo di soluzione. In realtà, io il 3-4-3, quest’anno, l’ho fatto quattro, cinque volte. Nelle altre partite ho utilizzato sistemi diversi. Quello che conta sono i principi di gioco in fase offensiva e difensiva». Biribanti ricorda: «Qui a Mantova attaccava con il 3-4-3, ma difendeva anche con altri sistemi, ad esempio trasformando il 3-4-3 in un 4-5-1 in fase difensiva, tramite l’arretramento di un esterno di centrocampo sulla linea difensiva; lo scivolamento centrale dell’altro esterno e l’arretramento dei due esterni d’attacco».
Contro squadre schierate con una punta ed un numero dieci alle sue spalle, il Crotone difende con un centrale che marca il trequartista e con gli altri due difensori che si schierano uno in anticipo e l’altro a copertura della profondità. Contro due punte ed un trequartista fra le linee, è un centrocampista centrale ad occuparsi di quest’ultimo. Il punto di riferimento primario è l’uomo. «Se si parla di concetti, ci sono allenatori come Maurizio Sarri o Marco Giampaolo che hanno come punto di riferimento la palla, in fase di non possesso. Io non ho invece problemi a rompere la linea. Il mio calcio è basato sull’andare a rubare palla, quindi sull’attaccare l’uomo». Un’organizzazione difensiva che ricorda quella di Gasperini, soprattutto per la prevalenza dell’attenzione all’uomo rispetto alla palla. Grazie a questa struttura difensiva, i pitagorici hanno subito soltanto 36 gol in 42 partite, seconda miglior difesa del campionato, dietro al Novara.