La Polonia, all’orizzonte

Dopo vent'anni, una squadra polacca, il Legia Varsavia, torna in Champions League, indice di un rinnovamento del movimento dell'intero Paese.

Ci sono voluti vent’anni al calcio polacco per tornare ai massimi livelli europei. Uno in più se pensiamo a quanto tempo ci ha messo invece il Legia Varsavia, rientrato quest’anno tra le migliori 32 squadre di quella competizione europea diventata nel frattempo Champions League. Per certi versi è bello pensare che la piccola rinascita cominci da quel Borussia Dortmund che nella stagione 1996-1997, assieme ad Atlético Madrid  e Steaua Bucarest, ha rappresentato per il Widzew Łódź un vero e proprio girone della morte. Perché di questo si è trattato: se è vero che gli appassionati di calcio tengono il conto del passare delle stagioni avendo come paletti gli anni di Mondiali ed Europei, cinque edizioni della massima competizione per nazionali passate senza una squadra in Champions non sono generazioni, sono ere geologiche che relegano le imprese sportive a materia di studio per archeologi. Così, per cercare di capire cosa abbia portato a questo oblio, bisogna armarsi di pazienza e pennellino.

La prima ragione che viene in mente anche agli analisti più esperti per cercare una spiegazione è che semplicemente il tasso tecnico medio sia aberrante. Sulla stessa lunghezza d’onda si inseriscono i sostenitori dell’accanimento della sfortuna: una sventura che negli anni ha accoppiato ai playoff le squadre polacche con corazzate come Barcellona, Real Madrid e Manchester United – anche se, in realtà, sono arrivate sconfitte pure con squadre della caratura di Slavia Praga, Steaua Bucarest, Apoel o Levadia Tallin. Questi ultimi esempi tendono a escludere fattori di tipo economico dal novero delle ipotesi. Nelle ultime edizioni della Champions, infatti, sono state molte le partecipanti a provenire da campionati con un livello nel ranking Uefa simile a quello dell’Ekstraklasa (la massima serie del campionato polacco), e con volumi d’affari non troppo differenti da quelli dei club polacchi.

WARSAW, POLAND - AUGUST 23: Michal Kucharczyk of Legia Warsaw celebrates with team mates after scoring during Legia Warsaw v Dundalk FC - UEFA Champions League Play Off 2nd Leg at the Wojsko Polskie Stadium on August 23, 2016 in Warsaw, Poland. (Photo by Adam Nurkiewicz/Getty Images)
Michal Kucharczyk del Legia Varsavia festeggia con i compagni dopo aver segnato durante la gara contro il Dundalk Fc (Adam Nurkiewicz/Getty Images)

Tendiamo quindi a pensare che siano altre due cause ad aver inibito il calcio polacco fino ad oggi: corruzione e hooliganismo. Pare, infatti, che la prima sia una  costante del calcio polacco, a riguardo è stato realizzato anche un film nel 1988, Piłkarski Poker (“Football Poker”). Mentre la seconda alle volte accompagna da brava ancella le cronache relative alla prima. Così nel 1999, mentre Dino Baggio si beccava in testa un pugnale volante con conseguente esclusione del Wisła Cracovia dalle competizioni Uefa, i club della prima divisione entravano in sciopero contro l’operato della propria Federazione chiedendo le dimissioni del presidente Marian Dziurowicz. Nel 2007-08 invece, in contemporanea con un’indagine che ha dissotterrato un cancro diffuso a tutti i livelli del calcio polacco e coinvolto in tutto 29 club e 117 tesserati tra allenatori, calciatori e arbitri per partite comprate e aggiustamenti di risultati a partire dal 2001, i tifosi del Legia regalavano al proprio club una sospensione dalle competizioni Uefa per i disordini causati durante il secondo turno preliminare di Coppa Intertoto in casa dei lituani del FK Vėtra.

Si arriva sino alle soglie degli Europei del 2012, quando il presidente in carica della Pzpn Grzegorz Lato giustificava le proprie conversazioni con il segretario Zdzislaw Krecina – durante le quali venivano discusse tangenti in merito alla costruzione di una nuova sede della Federazione –, definendole un semplice scherzo architettato ai danni di Kazimierz Gren, autore delle registrazioni e primo accusatore dei due. Tutto questo mentre Fifa e Uefa, attraverso note firmate dai propri presidenti, minacciavano la sospensione dei club e delle nazionali polacche dalle competizioni internazionali in caso di interferenza del potere politico sull’operato di quello sportivo.

WARSAW, POLAND - AUGUST 23: Supporters of Legia Warsaw sing during Legia Warsaw v Dundalk FC - UEFA Champions League Play Off 2nd Leg at the Wojsko Polskie Stadium on August 23, 2016 in Warsaw, Poland. (Photo by Adam Nurkiewicz/Getty Images)
Tifosi del Legia durante il preliminare di Champions (Adam Nurkiewicz/Getty Images)

Non è quindi difficile capire come mai, oltre ai club polacchi, pure la Nazionale abbia riscontrato difficoltà a livello internazionale, mancando la qualificazione ai Mondiali per tutti gli anni ’90 e presentandosi per la prima volta nella sua storia agli Europei solo nel 2008. Una crisi generale che ha ovviamente giocato contro la spendibilità del prodotto “calcio polacco”, se consideriamo che Lewandowski è stato pagato dal Borussia 4,5 milioni di euro nel 2010, seconda cessione più costosa per la prima divisione polacca fino al trasferimento record di quest’estate di Bartosz Kapusta dal Cracovia al Leicester per 9 milioni di euro. Numeri risibili a fronte di un mercato che, inversamente, iniziava a spendere tutt’altre cifre.

Il cammino della Nazionale polacca agli Europei di Francia, e la qualificazione in Champions del Legia Varavia lascerebbero quindi pensare a un cambio di tendenza. L’Europeo del 2012, a livello sistemico, e dunque non solo calcistico, è stato gestito in maniera positiva. Inoltre, negli ultimi anni l’Ekstraklasa, anche grazie al nuovo formato, è riuscita ad aumentare gli introiti per i club, diminuendo il numero di squadre senza obiettivi a fine campionato, riducendo il rischio di risultati aggiustati. Nonostante questo la strada per mantenersi ad alti livelli è ancora lunga.

WARSAW, POLAND - AUGUST 23: Michal Kucharczyk of Legia Warsaw lies and looks forward after his missing shoot during Legia Warsaw v Dundalk FC - UEFA Champions League Play Off 2nd Leg at the Wojsko Polskie Stadium on August 23, 2016 in Warsaw, Poland. (Photo by Adam Nurkiewicz/Getty Images)
Michal Kucharczyk durante la sfida tra Legia e Dundalk Fc, valida per i playoff di Uefa Champions League (Adam Nurkiewicz/Getty Images)

Se però nel caso della Nazionale si può parlare di una congiuntura favorevole che ha dotato il tecnico Nawalka di una generazione di buon livello, per quanto riguarda il Legia è invece doveroso riconoscere l’ottimo lavoro fatto dalla dirigenza della squadra della capitale. Dal 2011 infatti, anno di completamento del nuovo stadio da parte dell’amministrazione comunale di Varsavia e concesso in leasing al club per 23 anni, la gestione è stata improntata sui principi del pareggio del bilancio, della differenziazione dei ricavi, del contenimento dei costi, degli investimenti in ricerca e sviluppo e delle ottime attività di marketing. I risultati parlano di ricavi più che quadruplicati dal 2010 e di quattro partecipazioni europee su cinque dal 2011. Il tutto a fronte di tre campionati vinti su quattro dal 2012, in un torneo che ha visto alternarsi otto diversi campioni nazionali negli ultimi vent’anni.

La Champions è arrivata quindi come un meritato regalo per il centenario del club, anche grazie all’accoppiamento con i semiprofessionisti nordirlandesi del Dundalk FC in occasione del playoff. Un regalo quantificabile in 12,7 milioni di euro guadagnati per la partecipazione ai gironi (senza contare market pool, 3 partite già sold out, improbabili pareggi e vendita merchandising), e il conseguente raddoppio dei ricavi rispetto alla passata stagione, prima ancora di entrare nel vivo di quella attuale. Un risultato che, come già dichiarato dalla società, servirà a estinguere definitivamente il debito con la vecchia proprietà e a completare l’academy: una struttura di allenamento con annesso centro tecnologico che permetterà al club di continuare nel percorso di ammodernamento e raggiungimento di standard top class intrapreso in questi anni.

DUBLIN, IRELAND - AUGUST 17: Aleksandar Prijovic of Legia Warsaw scores during the Champions League qualifying round game between Dundalk and Legia Warsaw at Aviva Stadium on August 17, 2016 in Dublin, Ireland. (Photo by Charles McQuillan/Getty Images)
Aleksandar Prijovic realizza la rete dello 0 a 2 durante il match d’andata dei playoff Champions contro il Dundalk (Charles McQuillan/Getty Images)

Il Legia Varsavia ha improntato la campagna di comunicazione legata alla Champions League 2016-17 sul motto Razem Wśród Mistrzów (Assieme tra i campioni), evidenziando come, almeno fino a dicembre, saranno loro a  rappresentare la Polonia tutta nella massima competizione europea. Considerando che tre squadre su tre non sono riuscite ad accedere all’Europa League, la speranza è che la squadra della capitale sia d’esempio per gli altri club dell’Ekstraklasa, così da permettere il definitivo salto di qualità a una nazione che sul piano economico è già il traino della regione, ma che a livello calcistico è ben distante dall’esprimere quel potenziale che le permetterebbe di avvicinarsi, almeno a livello di club, a nazioni come Belgio, Austria e Svizzera.

 

Nell’immagine in evidenza, Michal Kucharczyk esulta con i compagni dopo il gol nel preliminare contro il Dundalk (Adam Nurkiewicz/Getty Images)