Impressioni di ottobre

Quattro firme parlano dell'avvio di stagione del Milan, tra uomini chiave, imprinting di Montella e speranze per il finale di stagione.

Dopo le prime otto giornate di Serie A il Milan è secondo in classifica, non succedeva dalla stagione 2010/11. In panchina allora c’era Massimiliano Allegri, in campo Ibrahimović, Thiago Silva, Nesta, Seedorf, Pirlo, e a fine stagione arrivò il diciottesimo e ultimo scudetto della storia rossonera. Prima della sfida interna contro la Juventus capolista quattro firme dialogano sul presente del Milan cinese: tra casualità, intuizioni giuste e uomini decisivi.

GENOA, ITALY - SEPTEMBER 16: Carlos Bacca of AC Milan celebrates after scoring the opening goal during the Serie A match between UC Sampdoria and AC Milan at Stadio Luigi Ferraris on September 16, 2016 in Genoa, Italy. (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)
Carlos Bacca festeggia dopo aver segnato la rete decisiva nella gara vinta dal Milan contro la Sampdoria, a Marassi (Valerio Pennicino/Getty Images)

Il secondo posto in classifica: merito o casualità?

Marco Maioli

Per definizione si meritano sempre i punti che si hanno, ma certamente il caso ha giocato la sua parte. Quando le cose potevano andare bene sono sempre andate bene, fatta eccezione per la partita con l’Udinese: rigori parati nei minuti di recupero, tiri che entrano in porta al momento giusto grazie a qualche deviazione, il senso che il vento della storia soffi nella direzione indicata da Kucka.

Davide Coppo

È merito espresso in una situazione che si è sviluppata in modo casuale, ovvero nata con l’estrazione di un calendario, nei mesi estivi, che ha permesso al Milan di non incontrare nelle prime giornate squadre come Juventus, Roma, Inter. In questo contesto – un inizio “facile” – il Milan ha giocato abbastanza bene, e ha meritato come meritano le squadre di calcio normali, cioè con un po’ di testardaggine e un po’ di fortuna nei rimpalli, nei rigori, nelle parate, nei tiri che diventano gol per sbaglio (le squadre non normali, quelle che meritano in modo diverso, quasi ineluttabile, che sembrano “elette” in un modo che trascende il caso, sono quelle tipo la Juventus dello scorso anno, e non sono cose di questa terra. Quindi, insomma, sì, il Milan ha meritato qualcosa, ma nemmeno troppo.

Cose che non vorrei mai essere: la rete dopo il tiro di Kucka

Ilaria Calamandrei

A essere sincera non riesco a distinguere l’una dall’altra. Se penso alla prima di campionato contro il Toro, alla sconfitta di Napoli, alla disfatta in casa contro l’Empoli, mi viene in mente quando in circonvallazione becchi l’onda verde. Però posso rispondere in prospettiva, pensando alla sfida di vertice che affronteremo sabato. Di solito la Juventus è una prova di forza, eppure questa volta mi sto rivolgendo ai poteri occulti, com’è tipico prima dei derby. Non mi fido ancora di questo Milan, ma mi ci sto affezionando.

Oscar Cini

Beh, direi merito. È vero che siamo stati avvantaggiati dallo scontro tra Napoli e Roma e dal fatto che entrambe abbiano avuto più di un intoppo, però il Milan che stiamo vedendo in queste settimane mi sembra estremamente cinico. Pur non giocando ancora un calcio spettacolare, e dobbiamo anche mettere in conto che per il momento non lo vedremo, stiamo capitalizzando al meglio ogni singola occasione. So che è una parola abusata e spesso vuota ma questo Milan pare finalmente una squadra solida: pur con delle lacune, tipo la mancanza di ricambi affidabili in alcuni ruoli – vedi Gustavo Gómez ancora a disagio nel sistema difensivo di una squadra italiana –, tolta la gara con il Napoli non ho mai avuto la sensazione di vedere una squadra slacciata e poco coesa. Da tre anni non partivamo così bene, abbiamo un punto in più della stagione 2014/15 con Inzaghi, facendo meglio degli ultimi due anni per quanto riguarda i gol subiti. Ci siamo tolti il dente della partita da 4 gol presi (con il Napoli) che caratterizza la nostra partenza da due anni a questa parte, anche se abbiamo ancora una certa schizofrenia nei risultati. Certo l’unica partita con una squadra di livello, il Napoli appunto, l’abbiamo persa, ma il saldo al momento è decisamente positivo.

NAPLES, ITALY - AUGUST 27: AC Milan's coach Vincenzo Montella looks during the Serie A match between SSC Napoli and AC Milan at Stadio San Paolo on August 27, 2016 in Naples, Italy. (Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)
Vincenzo Montella prima della gara di campionato contro il Napoli dello scorso agosto (Francesco Pecoraro/Getty Images)

Prime valutazioni dopo due mesi di campionato: Montella ha dato la scossa?

 Oscar Cini

In un’intervista di ieri alla Gazzetta, Bonaventura ha dichiarato che con Montella il caos è finito. Credo sia una dichiarazione abbastanza importante, anche se mi piacerebbe sapere come possa non essere stata altrettanto serena la gestione Mihajlovic che siamo soliti considerare un allenatore/sergente che tiene in riga la squadra. Marco ha ragione, il fatto che Berlusconi non arrivi più a Milanello per gli incontri da famiglia Mulino Bianco con “Hip hip hurrà”, niente più dichiarazioni sul modulo, sulla necessità di avere una squadra più spettacolare, niente più conferenze stampa di presentazione in cui, allenatore e presidente fianco a fianco, si cimentano in una faida per mostrare ai giornalisti chi ha il primato e il controllo sull’ambiente. Mi sembra un Milan normalizzato, e questo è un bene. È vero che nei risultati l’ho definito ancora schizofrenico per dimensione ma abbiamo finalmente una squadra a cui guardare con un minimo di serenità. In più la squadra si diverte, sempre Jack ha detto che finalmente Montella «ha portato la gioia di giocare». Il lavoro sul campo pare essere finalmente coincidente con le volontà della squadra. Direi che se ancora non siamo perfetti e bellissimi, siamo almeno concreti, e un po’ fortunati. Poi se Bonaventura dice che Montella è il valore aggiunto, chi siamo noi per smentirlo?

Lezioni di volo con Gabriel Alejandro Paletta

Marco Maioli

Non molto. Le facce nel giro dei titolari sono più o meno le stesse, con le lodevoli eccezioni di Paletta e Suso rientrati dai prestiti, e l’approccio di Montella, anche se diverso da quello di Mihajlovic, non è meno cauto: si parano con pazienza i colpi degli avversari sapendo che, in un modo o nell’altro, un gol arriverà. In più c’è Niang, il cui infortunio la scorsa stagione aveva coinciso con la fine di una striscia positiva all’inizio del girone di ritorno. Forse conta qualcosa anche la mancanza di pressioni: Berlusconi non parla più, i futuri proprietari cinesi hanno altro a cui pensare, nessuno si aspetta grandi cose dai giocatori arrivati con l’ultima campagna acquisti, in giro si parla più di quali vecchie glorie portare in società che di calcio giocato. Abbiamo 

Ilaria Calamandrei

Hai presente quello che ha detto Albertini, che il Milan doveva riavvicinarsi al suo tifo? A giudicare da come San Siro ha ripreso a riempirsi, direi quello. Per quattro anni avevo sempre a disposizione il seggiolino a mio fianco per poggiare borsa e birra e un posto davanti su cui poggiare i piedi. Adesso la borsa me la tengo fra le gambe.

 

MILAN, ITALY - AUGUST 21: The AC Milan fans during the Serie A match between AC Milan and FC Torino at Stadio Giuseppe Meazza on August 21, 2016 in Milan, Italy. (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)
 Tifosi del Milan durante la gara interna vinta contro il Torino (Marco Luzzani/Getty Images)

È di nuovo divertente guardare il Milan?

Davide Coppo

Ci vorrà molto tempo per far sì che i tre significanti “guardare il Milan” tornino ad avere lo stesso significato che avevano negli anni Zero. Per ora, se capita, guardare il Milan è un po’ più divertente che negli ultimi tre anni. Continua a essere un’esperienza fatta di alti e bassi all’interno degli stessi novanta minuti, perché se un attaccante ha davanti Gustavo Gomez e lo disorienta come ha fatto Pellegrini del Sassuolo qualche giorno fa, allora la cosa non è poi così entertaining. C’entra anche il fatto che lo stadio continua a essere troppo vuoto, e la cornice è importante. C’entra anche il fatto che i giocatori non ispirano grande divertimento: Bacca è perennemente triste, Paletta beh, Bonaventura è un malinconico, a Milano è stato un ottobre molto grigio, pieno di nebbiolina e pioggia, vediamo come va con novembre, oggi per esempio c’è il sole.

Ilaria Calamandrei

Non è un Milan raffinato, ma era da Ibra che non vedevo un attaccante costringere il portiere a un fallo laterale come ha fatto Bacca contro il Chievo. Se ci credono i giocatori per primi, ci credi anche tu che li guardi. Negli ultimi quattro anni abbiam visto la depressione calcistica. Sembra stia passando.

Marco Maioli

Divertente è eccessivo. Lo spettacolo è meno demenziale rispetto all’annata di Inzaghi e non è nemmeno così atrocemente privo di gioia come nella parte finale della scorsa stagione. Una cosa che scalda il cuore è la capacità di reagire alle avversità: sotto di due gol, in casa, ancora una volta contro il Sassuolo, c’erano tutti gli ingredienti per il solito psicodramma visto negli ultimi anni.

Oscar Cini

No, non è ancora divertente guardare il Milan, anzi. Per assurdo eravamo divertenti con Inzaghi se per divertente intendiamo il livello di spettacolo che deriva dalla sommatoria di gol fatti/subiti e azioni create da entrambe le squadre. Forse eravamo più pazzi e quindi un po’ più entertaining come dice Davide. Il Milan più bello da vedere, almeno personalmente è stato quelli di Miha tra la vittoria interna con la Fiorentina e il derby con rigore sbagliato di Icardi. Avevamo intensità, spaziature corrette in mezzo al campo, giocavamo bene, ed era riconosciuto. Purtroppo quel periodo è durato poco e tutto si è dissipato come cenere spazzata dal vento freddo di ottobre. Ora non siamo ancora così belli come in quel periodo, però aspettiamo. Soprattutto cominciamo a fregarcene della bellezza, in questo momento ci serve la fiducia, la tranquillità di poter anche sbagliare qualcosa senza scatenare isteria nei tifosi.

 Reattività e istinto

Il giocatore che non ti aspettavi, e che non smetti di ringraziare.

Ilaria Calamandrei

Credo che questo Milan debba molto a Donnarumma, anche se è emerso come coadiuvante e frontman già sul finire della scorsa stagione, in modo esemplare contro la Juventus a Roma per la finale di Coppa Italia. Ha qualcosa di più del talento evidente e della precocità, ha il senso del pubblico. Però il giocatore che non mi aspettavo, peraltro a torto, è stato Paletta.

Oscar Cini

Scelgo Kucka perché credo riassuma bene la situazione attuale. Ha sbloccato la partita con il Chievo con un tiro da carrarmato: sono i classici missili che se ti colpiscono sulla coscia in inverno ti lasciano un bruciore intenso per giorni, quasi fossero un’ustione. Kucka è forse l’espressione migliore di cosa debba essere il Milan al momento, una squadra che pensa da piccola ma con le potenzialità da grande squadra. Ma solo a patto che ci sia sempre profonda umiltà in quello che fa, perché non ci sono campioni conclamati fatto salvo un paio di nomi che non farò per non agire da macumba autunnale.

Marco Maioli

Gabriel Paletta. Quando uno arriva al Milan a metà stagione e con un vago odore di nazionale, resta sei mesi e poi torna, a trent’anni di età, dopo un prestito annuale all’Atalanta, i presupposti per naufragare tra panchina e amichevoli in Svizzera non mancano. Invece è il miglior difensore della seconda in classifica.

Davide Coppo

Donnarumma. Non pensavo potesse rimanere titolare a lungo, resistere alla pressione così a lungo e con questa costanza, riprendersi dopo quei piccoli errori che ha pur fatto, mantenere la sicurezza con cui sta ancora giocando i palloni con i piedi. Forse ci riesce proprio perché ha diciotto anni. Ho avuto paura di vederlo finire come Scuffet, invece per ora è ancora lì, è bravo, si prende tutto il tempo per sbagliare rilanci perché vuole cercare il passaggio più utile per la squadra e non più facile per lui.

 

VERONA, ITALY - OCTOBER 16: Gianluca Lapadula of AC Milan in action during the Serie A match between AC ChievoVerona and AC Milan at Stadio Marc'Antonio Bentegodi on October 16, 2016 in Verona, Italy. (Photo by Dino Panato/Getty Images)
Gianluca Lapadula colpisce di testa durante la gara di Serie A contro il Chievo Verona (Dino Panato/Getty Images) 

Te lo aspetti il Milan lì fino a fine campionato?

Marco Maioli

Non nelle prime tre, ma la qualificazione in Europa League era raggiungibile la scorsa stagione e anche quest’anno è un obiettivo da non mancare, magari con un placido quinto posto che non obblighi a guardare con apprensione il tabellone della Coppa Italia.

Davide Coppo

Ma certo che no, non scherziamo, non ci sarei nemmeno più abituato, le cose vanno fatte per gradi, prima un sesto posto, poi un terzo magari, ma alla fine non è che importa poi molto: i campionati nazionali sono obsoleti, il Milan tornerà davvero interessante per la Champions League 2018.

Oscar Cini

 Assolutamente no. Dovesse succedere sarebbe la risultante di una serie di allineamenti celesti che sarebbero degni di una profezia di Nostradamus. Tra l’altro sarebbe deleterio chiudere secondi, dico davvero. Veniamo da stagioni di malessere e cattiva gestione, abbiamo una rosa ancora incompleta, in alcuni slot riempita in maniera completamente casuale, serve costruire gradualmente. Prima rientriamo in Europa League (è da quando sono piccolo che sogno di vincere una Uefa, la coppa dei secondi), lasciamo che il processo di crescita di una squadra finalmente giovane e con un dna rossonero si completi con tranquillità, poi potremo pensare a rientrare dove le luci si fanno più scintillanti che quasi rischiano di accecare.

Ilaria Calamandrei

Eh, calma. C’è il passaggio di proprietà, il mercato di gennaio, e ancor prima, la Juve. Per ora mi auguro che qualcuno lassù continui ad amarci. Tra l’altro proprio sabato ricorre proprio il centenario della morte del fondatore Herbert Kilpin. Sai mai che per l’occasione non decida di guardare in basso il suo Milan.

 

 

 Nell’immagine in evidenza, i giocatori del Milan festeggiano dopo la rete di Carlos Bacca (Valerio Pennicino/Getty Images)