La freccia

Pol Lirola ha soli 19 anni, eppure gioca con la personalità di chi conosce la Serie A da sempre: evoluzione e potenzialità del terzino del Sassuolo.

Che sia stata l’aria di casa, la voglia di ben figurare contro i connazionali dell’Athletic Bilbao. Ma il modo in cui si è presentato sul palcoscenico europeo è qualcosa che va oltre il concetto di bella storia. L’azione del suo primo gol da professionista sorprende per la semplicità e la naturalezza nei gesti, propri di terzini con ben altro pedigree. Riceve palla a centrocampo, vede il corridoio di destra chiuso, decide quindi di accentrarsi e sprintare, lasciando sul posto due avversari. Punta dritto l’area di rigore, arriva al limite, rallenta il passo e sfida nell’uno contro uno Aymeric Laporte. Finta di corpo, nuova accelerazione che lascia l’avversario sul posto, tiro di sinistro e gol all’angolino opposto. Ruolo terzino destro, anni diciannove, presenze da professionista sei. Piacere, Pol Lirola.

Pol nasce da papà Miguel e mamma Natasha a Mollet del Vallès, a due passi da Barcellona, il 13 agosto del 1997. Un’estate piuttosto famosa in Catalogna per l’addio di Ronaldo alla maglia blaugrana, fatto ben poco interessante in casa Lirola, visto l’amore viscerale per i colori blanquiblaus dell’Espanyol. L’infanzia calcistica di Pol è più simile al sogno vacanziero di un adolescente, che a una carriera faticosa nel rincorrere il sogno di diventare calciatore. Dieci anni passati tra piccole realtà calcistiche attorno a Barcellona: sole, mare e pallone tra le spiagge della Costa Brava. Ogni passaggio della sua carriera sembra scadenzato da una guida turistica della Catalogna. Tutto inizia al Canet FC, per poi continuare tra UD Cirera, Granollers, Fundació Calella e Vilassar de Mar. A 13 anni il grande salto: l’Espanyol lo nota durante un torneo locale e lo aggrega subito alla squadra dei Cadete B, un sogno per papà Miguel. Fin da subito il nome di Lirola inizia a circolare e l’interesse dei grandi club spagnoli, tra cui i cugini del Barcellona, non tarda ad arrivare. Ma la legislazione spagnola è molto severa in fatto di giovani calciatori. Tra i 14 e i 15 anni i ragazzi sono già di proprietà delle società, pur non avendo firmato ancora nessun tipo di contratto, e un eventuale passaggio da una squadra all’altra è regolamentato con penali e premi in denaro. Tutti i club desistono, ma il nome di Lirola rimane sui taccuini di mezza Spagna. Per evitare gli ormai famosi scippi dei grandi club, l’Espanyol al compimento del sedicesimo anno d’età si affretta a fargli firmare il primo contratto da semi-professionista, inserendo fin da subito una clausola rescissoria. Molto alta per il club iberici e relativamente bassa per i club stranieri.

A livello giovanile, con la Juventus

Un’occasione che Javier Ribalta detto Rico, capo scouting della Juventus, non si lascia scappare. L’Espanyol nella stagione 2014/15 tarda nel farlo esordire con i grandi, a causa «del profondo distacco tra giovanili e prima squadra», come ammesso dallo stesso Lirola. In più i bianconeri conoscono bene l’amore di Pol per la Juventus e l’occasione di prendere uno dei prospetti under 18 più promettenti è ghiotta. Dopo una partita della Juvenil A dell’Espanyol, i bianconeri si presentano con un’offerta alla società e una al giocatore. Lirola accetta firmando quasi in bianco. Troppo grande è l’occasione e troppo bella l’opportunità di vestire la maglia che fu del suo idolo Pavel Nedved. L’addio ai Periquitos ricalca l’aura di felicità e spensieratezza che ha accompagnato ogni passaggio della sua carriera. Nell’ultima partita l’Espanyol batte il Barcellona e Pol segna uno dei due gol, lasciando i biancoblu come meglio non potrebbe: «Non potevo chiedere un addio migliore».

Nel gennaio del 2015 Lirola passa alla Juventus aggregandosi alla Primavera di Fabio Grosso secondo un piano di evoluzione tattica ben preciso: trasformare un esterno d’attacco in terzino con qualità in fase di spinta e gestione del possesso palla, in pieno stile moderno. Da subito recettivo, dopo i primi tempi di ambientamento, ci mette poco a conquistare la fiducia dell’allenatore, relegando in panchina il greco Albert Roussos. Termina da titolare la seconda metà della stagione, adattandosi perfettamente nel 4-3-1-2 juventino. Grosso, da ex di ruolo, lo plasma in terzino a tutta fascia trasformandolo in un fuoriclasse della categoria. La stagione successiva è quella della definitiva consacrazione a livello giovanile. La Juventus sfiora il double Viareggio-Campionato, perdendo la finale Scudetto contro la Roma solo ai calci di rigore. Pol è il grande protagonista della finale. Per 120’ fa impazzire la fascia mancina della Roma formata dal duo Ndoj-Anocic e in una delle tante scorribande offensive guadagna il calcio di rigore del vantaggio bianconero. Chiude la sua avventura in Primavera segnando anche il primo rigore della serie finale.

REGGIO NELL'EMILIA, ITALY - SEPTEMBER 18: Pol Lirola of US Sassuolo and Diego Laxalt of Genoa CFC in action during the Serie A match between US Sassuolo and Genoa CFC at Mapei Stadium - Citta' del Tricolore on September 18, 2016 in Reggio nell'Emilia, Italy. (Photo by Giuseppe Bellini/Getty Images)
Duello con Laxalt durante la partita contro il Genoa (Giuseppe Bellini/Getty Images)

Arriva l’estate e le voci attorno allo spagnolo si fanno insistenti. Lo vuole mezza Italia, ma la Juventus punta molto su di lui. A inizio luglio la società gli rinnova il contratto fino al 2020. Il giusto premio ad un ragazzo cresciuto esponenzialmente, tatticamente e tecnicamente, in soli 18 mesi di calcio italiano, dimostrandosi pronto ad abbracciare la nuova vita da terzino moderno. In prima squadra il ruolo è occupato da Dani Alves e Lichtsteiner, ma entrambi sono reduci dagli impegni estivi con le Nazionali, per questo motivo Allegri blocca ogni discorso di mercato e se lo porta in ritiro. In estate conquista tutti: sempre in campo durante la tournée estiva e sempre positivo. Il miglior modo per dire arrivederci alla Juventus, che a fine luglio lo cede in prestito biennale al Sassuolo, rafforzando l’assioma più vincente degli ultimi anni: giovane calciatore di proprietà della Juventus + prestito al Sassuolo = sicuro prospetto futuro. Una scelta che Lirola ha sposato subito con grande entusiasmo.

Con Vrsaljko ceduto all’Atletico Madrid, la catena di destra del 4-3-3 neroverde aveva bisogno di un nuovo padrone. Una scelta fatta per farsi le ossa in una piazza piccola ma con ambizioni da grande, capace di consolidarsi stabilmente ad alti livelli. E la presenza di un allenatore come Di Francesco ha fatto il resto. «È straordinario nel far crescere i giovani. È un allenatore che dice le cose in faccia e non guarda il nome o la carta d’identità». E nemmeno il prezzo. A inizio stagione il posto di terzino destro era una lotta a tre: Lirola, Gazzola e Letschert, difensore polivalente pagato 3,5 milioni di euro dall’Utrecht. Lirola ci mette meno di un mese a convincere Di Francesco. La prestazione contro l’Athletic Bilbao è il manifesto del suo talento. Man of the match, primo gol e bacchettata del mister: «Pol ha potenzialità offensive impressionanti ma deve migliorare dietro, perché ogni tanto si perde qualche giocata». Una pecca normale per chi fa dell’attitudine offensiva un marchio di fabbrica, ma figlia di un processo di trasformazione in terzino difensivo ancora in fase di svolgimento. Fatto sta che da quel giorno Lirola non esce più dal campo, diventando a tutti gli effetti il titolare del Sassuolo.

Highlights della sua partita manifesto: contro l’Athletic Bilbao

Difesa, difesa, difesa. Come una radio, Di Francesco insiste molto su questo aspetto e Lirola sa che il vero salto di qualità sarà quando migliorerà la fase di non possesso. «Chi gioca nel mio ruolo è prima di tutto un difensore e deve tenere alta la concentrazione per tutta la gara. È una delle prime cose che mi ha insegnato il mister». Però chi ruba l’occhio e fa innamorare i tifosi è il terzino di spinta. Testa alta, piede educato e tanta corsa, tutte caratteristiche naturalmente proprie di Pol, insieme alla personalità. «I terzini migliori però sono quelli che danno qualcosa in più in fase offensiva e io sono più portato a spingere. Con le dovute proporzioni mi sento simile a Dani Alves». Appunto. Offensivamente Lirola è quanto di meglio si possa chiedere ad un terzino. Facilità di corsa, attitudine al cross dal fondo e fisicità. Offre sempre la doppia opzione al portatore di palla, con il passaggio vicino o lungo. E allo stesso modo ha la stessa naturalezza nel puntare l’avversario per accentrarsi o nello scendere fino sul fondo per crossare. Tutto condito da un piede che gli permette di essere un’alternativa nella costruzione del gioco (aspetto fondamentale per il post Lichtsteiner e Dani Alves) e fare passaggi decisivi. Allo stesso modo gli errori in difesa non mancano. Attenzione e attitudine alla marcatura che sono ancora una grande pecca di Lirola. Contro il Milan ad esempio non riesce a tenere la velocità e la fisicità di Niang, che fa scudo al pallone con il corpo e costringe Antei al raddoppio in emergenza, dal quale nasce il rigore che riapre la partita. Contro la Stella Rossa dimentica completamente la marcatura, guardando esclusivamente il pallone e non cercando il contatto con l’uomo. Il colpo di testa va poi alto, ma la libertà concessa all’attaccante, in una situazione di palla scoperta, a certi livelli viene quasi sempre punita.

Pol Lirola è paradigmatico di cosa stia diventando, oggi, il terzino. Un po’ ala, un po’ difensore, un po’ costruttore di gioco e se possibile anche finalizzatore. Sta studiando da grande, sotto le sapienti mani di Eusebio Di Francesco. E Vrsaljko è l’emblema di cosa possano fare i suoi insegnamenti. Nel biennio al Sassuolo potrà crescere esponenzialmente, diventando a 21 anni uno dei migliori prospetti mondiali nel ruolo. Con la Juventus pronta ad affidargli la fascia destra nel 2018.

 

Nell’immagine in evidenza, il gol di Pol Lirola contro l’Athletic Bilbao, lo scorso 15 settembre (Giuseppe Bellini/Getty Images)