Gasperini e i figli di Zingonia

Come Gian Piero Gasperini ha costruito il successo dell'Atalanta, puntando sui giovani del vivaio e riportandoli al centro del proprio credo tattico.

Il 25 settembre, alla vigilia della sesta giornata di Serie A, la classifica recitava: Crotone ultimo a un punto ed Atalanta penultima a 3 punti. E Gasperini, già traballante sulla panchina bergamasca, parlava così: «Con il Crotone sarà una partita sicuramente importante, ma non decisiva. È chiaro che una reazione ci deve essere». Oggi la Dea è la squadra più in forma del campionato: nelle ultime 7 giornate ha conquistato 19 punti, più di tutti in Serie A, battendo tra le altre Napoli e Inter. Meglio della Juventus, meglio di quella Roma che domenica incontrerà all’Atleti Azzurri d’Italia, in una sfida al vertice impronosticabile solo due mesi fa.

Perché l’exploit dei ragazzi di Gasperini ha un suo inizio ben definito. La sfida salvezza con i calabresi, vero e proprio momento di svolta dei destini nerazzurri. Fino ad allora la nuova Atalanta assomigliava più ad una squadra senza identità, che ad una realtà ormai consolidata del calcio italiano. I cambi in estate erano stati molti. Sentimentali, con l’addio della bandiera Gianpaolo Bellini e tecnici, con lo smantellamento di tutta la spina dorsale. Fuori Paletta, De Roon, Cigarini e Borriello (insieme agli addii a gennaio di Denis e Moralez), dentro gli acquisti di Paloschi, Zukanovic e Cabezas. In più i molti ritorni dai prestiti dei giovani del vivaio: Kessié e Caldara dal Cesena, Petagna dall’Ascoli e la rinnovata scommessa Grassi, mai esploso in maglia Napoli. L’obiettivo era chiaro, ringiovanire la squadra ripartendo dai “figli di Zingonia”, con un nuovo volto in panchina: Gian Piero Gasperini. Ma alcuni dubbi sull’allenatore di Grugliasco c’erano. Le esperienze lontano dalla sua “comfort zone” chiamata Genoa non erano state delle migliori e, dopo le prime cinque giornate, i fantasmi di Inter e Palermo erano tornati come spauracchi. Il gioco tutto intensità e velocità, marchio di fabbrica di Gasp, non si vedeva. La difesa faceva acqua da tutte le parti, l’attacco era sorretto da un bomber casuale come Kessié e Paloschi, fiore all’occhiello della campagna acquisti, era un pesce fuor d’acqua. L’Atalanta era chiaramente un cantiere aperto.

BERGAMO, ITALY - SEPTEMBER 11: Atalanta fans waving flags during the Serie a match between Atalanta BC and FC Torino at Stadio Atleti Azzurri d'Italia on September 11, 2016 in Bergamo, Italy. (Photo by Pier Marco Tacca/Getty Images)
Tifosi dell’Atalanta durante la gara contro il Torino (Pier Marco Tacca/Getty Images)

Analizzando brevemente interpreti e moduli delle prime partite dell’Atalanta, si capisce al meglio quanti tentativi abbia fatto Gasperini per dare un senso alla propria squadra. Alla prima giornata contro la Lazio, ha fatto affidamento sull’amato 3-4-3. Paloschi-Gomez-Spinazzola come tridente e due terzini a tutta fascia come Dramé e Conti sulla linea di centrocampo. Risultato, 3 gol subiti in mezz’ora e sconfitta all’esordio. Contro la Sampdoria il primo cambio: fuori i terzini, al loro posto due ali come D’Alessandro e Spinazzola e centrocampo a 5 con l’inserimento di Carmona schermo davanti alla difesa. Dopo 40’ però “salta il banco”, a causa dell’espulsione del centrocampista cileno. La buona prestazione del primo tempo, viene vanificata dall’uno-due firmato Quagliarella-Muriel. Arriva la seconda sconfitta stagionale e la ricerca di certezze per Gasperini si fa sempre più difficile.

Con il Torino arriva il terzo cambio di modulo. La difesa diventa a 4, tornano i terzini e le catene laterali con le ali, ma va fuori Paloschi, sostituito da Pinilla. Alla fine arriva la vittoria, grazie ad un rigore e un regalo di Hart. La prestazione è convincente ma eccessivamente confusionaria per gli standard di Gasperini. Sembra un primo passo verso un’identità di gioco e invece alla quarta giornata, un po’ a sorpresa, torna il 3-5-2, insieme a Paloschi titolare. E nuovamente arriva la sconfitta. Un 3-0 pesante, perché subito contro il Cagliari neo-promosso e diretto concorrente per la salvezza. Contro il Palermo c’è forse il punto più basso dell’Atalanta. Non tanto per la prestazione, quanto per la confusione tattica. Gasperini abbandona la difesa a 3, snatura il suo credo e propone un inedito 4-2-3-1 che spezza in due blocchi la squadra. Quattro uomini in fase offensiva, quattro in quella difensiva e il solo duo Kessié-Freuler a tenere insieme i reparti. Il risultato è una partita noiosa tra due attacchi corposi ma sterili, risolta solamente da un colpo di testa di Nestorovski su azione d’angolo. «È un periodo sfortunato», dirà Gasperini a fine gara. Ma quello che colpisce nelle sue dichiarazioni è la frase finale: «Dopo queste cinque partite mi sento di dire che abbiamo fissato l’obiettivo di dover strappare punti ad ogni partita». Un richiamo alla squadra più nervoso che tecnico. Dopo il Palermo ha chiaro il problema e prima del Crotone pone l’obiettivo:«Serve una reazione e l’Atalanta non è una squadra che non reagisce».

FLORENCE, ITALY - OCTOBER 16: Fans of Atalanta BC during the Serie A match between ACF Fiorentina and Atalanta BC at Stadio Artemio Franchi on October 16, 2016 in Florence, Italy. (Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)
I tifosi dell’Atalanta in trasferta all’Artemio Franchi per la sfida contro la Fiorentina (Gabriele Maltinti/Getty Images)

Detto, fatto. Toccando le corde dell’orgoglio, Gasperini richiama lo spirito battagliero della Dea. E chi meglio di chi ha i colori nerazzurri nel sangue può dare questo shock? Giovani, affamati e atalantini. Tre caratteristiche proprie dei gioielli che hanno guidato la svolta. Caldara, Gagliardini, Conti e Grassi con l’aggiunta di Kessié e Petagna. Una sterzata partita da Crotone e da quel gol dopo 3’ di Petagna, culminata nella successiva vittoria contro il Napoli. Tutti dentro, senza remore sulla giovane età e l’inesperienza ad alti livelli. Caldara a comandare la difesa a 3, Conti motorino instancabile della fascia destra, Gagliardini a dare muscoli e gamba al centrocampo e Petagna a fare quello che sa far meglio: il gol. Risultato? Seconda vittoria consecutiva e scalpo eccellente all’imbattuto Napoli di Sarri.

Il resto è storia recente. Inter, Pescara, Sassuolo e Genoa annichilite. 9 gol fatti e 1 subito, su un’invenzione di Eder da calcio piazzato. Domenica contro la Roma ci sarà il vero banco di prova. La cartina tornasole per capire se questi ragazzi possono davvero essere il futuro, non solo dell’Atalanta ma del calcio italiano. Per adesso del “blocco Dea” Di Biagio ne è il primo fautore, avendogli affidato da tempo le chiavi della sua U21. Ma anche al Ct Ventura la “svolta verde” dell’Atalanta non è passata inosservata. Ogni domenica dà più di un occhio alle partite dei ragazzi di Gasperini e, il premio convocazione offerto a Gagliardini l’ultima settimana, ne è la prova.

La vittoria interna contro il Napoli: il momento della svolta

Solo un caso? Definire casuale o figlia della disperazione il cambiamento radicale dell’Atalanta, sarebbe offensivo per le qualità messe in mostra dai giocatori e per il coraggio e la bravura di Gasperini nel lanciarli e farli rendere al meglio nella sua idea di calcio. Perché anche questo punto è fondamentale: Gasperini dopo gli esperimenti è tornato ad attingere a piene mani al suo credo calcistico. 3-4-3 fatto di corsa, aggressività e gioco sulle fasce. E i “figli di Zingonia” ci hanno messo qualità, spirito di sacrificio, voglia di apprendere dettami integralisti ma funzionali e soprattutto quell’entusiasmo che solo un giovane in rampa di lancio può offrire. Alla fine Gasperini non doveva cambiare quello che lo ha reso vincente a Genova, doveva solo capire a chi affidare l’eredità dei vari Borriello, Sculli, Juric e Burdisso.

Partendo dall’attacco il paragone Petagna-Borriello-Pavoletti risulta facile. Fisicamente simili, con un senso del gol innato, sono il punto di riferimento ideale per l’attacco di Gasperini. Finalizzano il lavoro fondamentale delle catene laterali, offrono una soluzione alternativa in fase di prima costruzione grazie al lancio lungo e fungono da primo schermo nel pressing totale dell’allenatore piemontese. A centrocampo, il calcio messo in mostra negli anni dai vari Marco Rossi, Juric o più recentemente da Rincón, Dzemaili e Rigoni è difficilmente replicabile a Bergamo. Ci stanno riuscendo grazie però alle caratteristiche dei due interpreti principali: Kessié e Gagliardini. Il primo tornato a compiti prettamente di rottura del gioco avversario – non a caso ancora a secco di gol dopo Crotone – e sempre più somigliante, per muscoli e polmoni, a Kanté. Mentre il secondo, definito dallo stesso Gasperini “un Pogba bianco”, alterna con Kurtic la fase di contenimento, salvo poi sprigionare quella gamba lunga molto simile al modello di centrocampista 2.0, creato proprio dal francese dello United.

BERGAMO, ITALY - SEPTEMBER 11: Franck Kessie of Atalanta BC walks during the Serie a match between Atalanta BC and FC Torino at Stadio Atleti Azzurri d'Italia on September 11, 2016 in Bergamo, Italy. (Photo by Pier Marco Tacca/Getty Images)
Franck Kessié è una delle rivelazioni della Serie A 2016/17 (Marco Tacca/Getty Images)

Scalando ancora dietro si arriva a Caldara e anche qui, rivedere, con le dovute proporzioni in fatto di caratteristiche tecniche, i Burdisso o i Biava genoani è facile. Gasperini gli ha affidato il centro della difesa a 3 e attorno a lui girano tutti i pari ruolo. Toloi, ormai spodestato da ruolo di centrale, Zukanovic, Masiello o Konko si alternano ai suoi lati, ma la leadership difensiva, nonché la prima palla in fase di costruzione passa dai suoi piedi. In più grazie alla sua altezza è anche la prima soluzione offensiva sui calci da fermo. Caratteristiche, in entrambe le aree di rigore, dalle quali anche Di Biagio nell’Under21 non può prescindere. Così come Conti, padrone incontrastato in Nazionale e all’Atalanta della fascia destra. Ha una facilità di corsa fuori dal comune, arriva sul fondo appena ne ha l’occasione e allo stesso tempo scala sulla linea di difesa in fase di non possesso, sfruttando le caratteristiche difensive di un terzino. Il prototipo perfetto dell’esterno di centrocampo di Gasperini. Non a caso, nelle prime cinque giornate, era l’unico giovane sempre in campo.

REGGIO NELL'EMILIA, ITALY - NOVEMBER 06: Alejandro Gomez of Atalanta BC celebrates after scoring the opening goal during the Serie A match between US Sassuolo and Atalanta BC at Mapei Stadium - Citta' del Tricolore on November 6, 2016 in Reggio nell'Emilia, Italy. (Photo by Mario Carlini / Iguana Press/Getty Images)
I ragazzi di Gasperini festeggiano dopo la rete di Gómez contro il Sassuolo (Mario Carlini/Iguana Press/Getty Images)

All’appello manca però Grassi. Il centrocampista di proprietà del Napoli sembra non aver convinto appieno Gasperini, che per adesso ha trovato la quadratura del centrocampo con il trio Gagliardini-Kessié-Kurtic. In mancanza di uno di loro le alternative sono Freuler, Migliaccio o D’Alessandro. Non è un caso che l’ultima presenza di Grassi – sempre a partita in corso – risalga ad inizio ottobre, proprio contro la sua ex squadra. Il talento c’è, ma forse il doppio viaggio Bergamo-Napoli-Bergamo nell’ultimo anno e mezzo gli ha fatto perdere certezze. Toccherà al demiurgo Gasperini curarlo e forse, il paragone pesante Gagliardini-Pogba, presuppone per il numero 4 nerazzurro un futuro più avanzato. Il che creerebbe lo spazio giusto per l’inserimento di Grassi, per un’Atalanta sempre più di proprietà dei “figli di Zingonia”.