Un calcio anti-nostalgico

Il discorso calcistico è, spesso, intriso di nostalgia e dei suoi derivati più beceri. Come se ne esce? Una chiacchierata con "Serie A anti-nostalgica".

La prima volta che entrai a San Siro, con mio padre, mi abbagliò la fluorescenza verde dell’erba sotto i riflettori. Tra tutte le prime volte che ricordo, la sensazione di meraviglia data da quel colore è una delle più nitide ancora oggi, a vent’anni di distanza. Rispetto ai campi che avevo sempre visto, nella provincia milanese dove avevo giocato, splendeva di una luce inedita, futuristica. Più avanti, tornando a San Siro più volte, non riuscii a ritrovare la stessa sensazione. Andava ancora peggio visitando la maggior parte degli stadi italiani, spesso tristi di una tristezza da balera, in un certo senso agrodolce. La parte dolce, quella suggerita da un certo fascino tondelliano di provincia e trasandatezzza, sparì del tutto quando provai la meravigliosa esperienza di guardare partite in stadi come Allianz Arena o Emirates Stadium. Ritrovai, per alcuni minuti, nonostante l’occhio esperto di frequentatore di stadi, la stessa meraviglia della prima fluorescenza verde dell’erba di San Siro.

Un pensiero come questo potrebbe essere etichettato come apologia del cosiddetto calcio moderno. Il fatto è che un po’ di calcio puro, provinciale, autentico, l’ho vissuto. E non mi è piaciuto. Sono stato chiuso per ore in “treni speciali” attraversando l’Italia di notte in condizioni igieniche precarie, circondato dall’intero campionato di droghe sintetiche e naturali a disposizione di un cittadino occidentale; sono stato in piedi su gradinate senza seggiolini, sotto la pioggia in stadi senza copertura; in quegli stadi, dopo il fischio finale, ho rischiato l’ipotermia per l’impossibilità di uscire per motivi di sicurezza; sono stato caricato dalla polizia per colpe non mie; ho passato tutti questi momenti, spesso, circondato dalla peggior feccia nazista.

Per questo trovo l’opposizione al “calcio moderno” un concetto strumentale e vuoto. Per questo trovo l’opposizione alla modernità un pericoloso luddismo. Detesto sentir parlare di nostalgia. Detesto l’idealizzazione del passato (ancorché recente: gli anni Novanta) contrapposta a una perdita di valori del presente. Detesto quando questo metro viene applicato ai calciatori, ai social network, al mercato. Detestando tutto ciò, sono stato felice di imbattermi, poco fa, in una pagina Facebook chiamata “Serie A anti-nostalgica”, un nome che richiama la più famosa pagina nostalgica e, in modo a volte ironico, a volte meno, si dedica a combattere la nostalgia calcistica mostrando i lati più pop del calcio di oggi, e ridicolizzando la presunta santità di quello di ieri. Ho parlato di questi temi e di molti altri con i due ideatori. Per la loro sicurezza, li chiamerò con due nomi del futuro, ideati da un algoritmo che trovate qui che si occupa, appunto, di immaginare i nomi dell’umanità che verrà. Quindi si chiamano Suttttuuyy, il fondatore, e Chitoi, più o meno il secondo.

 

Ⓤ Direi di iniziare nel modo più banale, cioè dal perché nasce “Serie A anti-nostalgica”.

Suttttuuy: Ormai la retorica della nostalgia per il calcio degli anni ’90 (e per gli anni ’90 in generale) è totalmente irrefrenabile. La trovi ovunque: sia sulle pagine Facebook dedicate che nei gruppi WhatsApp, sia sulla fascia di capitano di Papu Gomez che nelle discussioni al bar. Se ci aggiungiamo anche la pretesa pauperista del “calcio di provincia” fatto di “ignoranza” e “calcioni”, ottieni la tempesta perfetta. Io, semplicemente, non ne potevo più: Cleto Polonia non può essere meglio di Tonelli. Il Leicester deve retrocedere a marzo.

Chitoi: L’idea dietro il tutto è banalmente il modo in cui vivo il calcio: io sono affascinato da tutto il lato estetico, comunicativo, tutto quello che è definibile superfluo, che il nostalgico per eccellenza rifugge. Trovo deplorevole la la retorica che sta attorno alla nostalgia: quella degli uomini veri, del machismo, dell’onore (pensa a Icardi simbolo negativo per mere questioni extra-calcistiche). Sono cose che mi disgustano nella vita vera, figurati nel calcio. E quindi niente, scherzando per mesi sull’anti-nostalgia ed esagerando spesso, è nata la pagina.

It is gonna be a good summer.

Una foto pubblicata da Xabi Alonso (@xabialonso) in data:

Buone vacanze da Xabi Alonso in veliero

Ⓤ Mi interessa capire perché proprio gli anni Novanta. Non dico da parte vostra, ma come obiettivo nostalgico. Perché non i Settanta? È una questione generazionale dei creatori di queste pagine che vivono gli anni Novanta come il momento di innocenza in cui erano bambini di 10 anni e non dovevano pagare 5000 euro di tasse ogni giugno per la partita iva?

Suttttuuyy: Secondo me in parte sì. Cioè: la loro (nostra, o almeno mia) infanzia è coincisa temporalmente con quella che forse è la miglior stagione calcistica italiana di sempre. Da lì a pensare che Sgrò fosse un fuoriclasse il passo è breve – e poco importa se il “Parma” tanto celebrato oggi è in Lega Pro anche perché da quegli anni ha preso la parte peggiore.

Ⓤ Tra l’altro non voglio fare il giustizialista, ma le grandi fortune del calcio italiano anni Novanta si fondano su: un presidente (del Milan) con una gestione monetaria non limpidissima, Presidente del consiglio e insieme proprietario di alcune reti televisive; un presidente (della Lazio) condannato per bancarotta nel crac di Cirio; un presidente (del Parma) che ha fatto cose simili con Parmalat; un presidente (dell’Inter) che poteva gestire i miliardi di famiglia come voleva e senza restrizioni. Non proprio un modello virtuoso.

Chitoi: Ma ti ripeto, per quanto poi in realtà non sia davvero il problema fondante, non c’è nulla di positivo nella nostalgia proposta da questo tipo di persone. Se tu ci pensi, anche solo l’hashtag, nonché il sito grazie al quale lucrano su questa roba, non è una cosa tipo #ahcomegiocavabatistuta o #mammamiailcodinodibaggio, ma un attacco a un giocatore di adesso e un denigrare una categoria di persone nate dal 2000 in giù.

Suttttuuyy: Esatto. Non c’è un solo elemento di coerenza in questa nostalgia posticcia: prendi l’esaltazione per gli Hubner che fumavano e bevevano come muratori degli anni ’50, e contemporaneamente la censura morale contro i “giovani viziati” che vanno in discoteca, spendono, si fanno i tatuaggi e non disdegnano l’alcol. È una specie di dissonanza cognitiva: Edmundo sì, Niang no. Ma solo perché al posto di Tmc nei video c’è il bumper di Bt Sports.

Amico ❤ @marco_verratti92

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County of Verratti

Ⓤ Però il Leicester che vince la Premier è nostalgico? Forse lo è il messaggio dell’underdog, ma non lo è, boh, Drinkwater, no? È un po’ un cortocircuito il Leicester.

Suttttuuyy: Lì entra in gioco il combinato disposto ignoranza + provincia, che torna utile quando il presente è palesemente degno di nota, non più indegno del “passato” ideale. Poi c’è il fattore Vardy, Mahrez, Ranieri: tutte storie di rivincite personali e della provincia – quello stesso concetto di rivalsa che per Balotelli, se vincesse la Ligue1 a Nizza, probabilmente non varrebbe.

Chitoi: Esatto: c’è il culto dell’uomo che andava a lavorare in fabbrica vs il metrosessuale con cui si identifica il calciatore tipo, Ranieri che era criticato da un peccatore di hybris come Mourinho, quindi un po’ la tisis dell’arroganza e il fatto che fino all’anno scorso nessuno conosceva il Leicester e quindi sembrava qualcosa di alieno, la vera favola di provincia. Sappiamo tutti e tre che non è neanche così, in fin dei conti.

Suttttuuyy: Dai, Puma gli ha rifilato l’home kit della Nazionale.

Chitoi: Sì, il punto è proprio quello: al tifoso italiano medio piacciono le cose brutte. Apri a caso i social di qualsiasi squadra che non sia la Juventus e prova a non piangere. Io tifo Inter, ogni volta che apro la pagina FB dell’Inter mi viene da urlare: grafiche sempre diverse, font a caso, maglie brutte, foto ancora più brutte. Lurkare l’Inter o mio padre è la stessa cosa.

Ⓤ Un’altra cosa che mi fa pensare è il concetto di provincia. La visione nostalgica si compone anche di una dimensione anti-urbanistica, di campi brutti e freddi (non che Leicester lo sia, ma comunque), in tutto e per tutto luddista. C’è dell’anti-casta, anche?

Suttttuuyy : L’elemento anti-casta è sicuramente un fattore. Benché il Leicester non sia esattamente proprietà di un “proletario”. Forse è semplicemente una bella storia, con tante belle storie dentro. Il Sassuolo è casta o provincia?

Chitoi: Ma anche l’Udinese, per dirti, in realtà è provincia, ma nel concreto credo sia anti-nostalgica.

Suttttuuyy: Poi il Leicester non è “spettacolare” (nell’accezione guardioliana del termine). Se lo fosse stato? Forse si parlerebbe di “modello Leicester” e pianificazione stile federazione tedesca. Ma a noi le cose alla tedesca non piaceranno mai (Borussia a parte, e per alcuni).

JAH GUIDE?

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Asamoah Gyan non è un nostalgico

Ⓤ In Germania, anche se non in Bundesliga, il nostalgismo ha la bandiera del St. Pauli. Poi sì, c’è il muro giallo del Borussia, ma Tuchel è totalmente anti nostalgico, anzi è futurista. E infatti il punto che avete trovato, quello del tifo, è piuttosto centrale. Il tifo “vero”, fatto anche di scontri, è meglio del tifo educato e della partita vista come intrattenimento di un paio d’ore. Ignorando completamente che nel tifo vero si nascondono, nemmeno troppo velatamente, sacche di fascismo e razzismo da decenni.

Chitoi: Ti dirò di più: io sono disgustato da questi trogloditi che non permettono l’evoluzione normale della specie. Dai, ti sembra davvero MODERNO il calcio della pay-tv? A me pare una roba che poteva andare bene 20 anni fa. Quando diventiamo davvero moderni?

Suttttuuyy: Ci piace molto il concetto di stadio-ipermercato. Pensa fare la spesa dopo Udinese-Chievo, nello stesso posto.

Chitoi: Club Oyster mentre mi guardo Crotone-Pescara.

Ⓤ: Mi stranisce anche la cesura di cui il nostalgismo è capace all’interno della stessa persona. Sono esaltate le fotografie in cui un Andrea Pirlo con la maglia troppo larga del Brescia guarda nostalgico l’area di rigore del Cittadella in un mattino nebbioso al Rigamonti nel 1998, ma MAI mostrare una foto di Pirlo al Metropolitan di New York, o con la maglia della Juve.

Chitoi: Che sono molto più belle, tra l’altro. Guarda, ho mille input. Tutto è vecchio, tutto che palle (mi sento una via di mezzo tra Grillo e Renzi ora). Quando ho iniziato ad andare in tribuna stampa, il Genoa riceveva richieste d’accredito solo via fax!

Suttttuuyy: Stavo per dire “Ma lui ha vinto il Mondiale, è nostalgico per definizione”. Poi però ho pensato al fatto che Grosso, malgrado tutto, non mi risulterà mai nostalgico.

Chitoi: Il Milan potrebbe essere davvero la squadra più anti-nostalgica: a partire da Locatelli e Donnarumma.

Ⓤ Sono d’accordo. Deulofeu, Lapadula, Suso, tutti pronti per uno spot Opel di quelli strani con le città che si trasformano mentre il protagonita guida l’auto e loro sono vestiti un po’ elegante-hi-tech e fanno la faccia furba e sexy.

Chitoi: Però l’Inter invece ha un potenziale cool incredibile, poi c’è Icardi CAPITANO.

Suttttuuyy: Metto sul tavolo la contrapposizione Icardi vs Mandzukic.

Chitoi: Hai visto quanto si sbatte e quanto non si lamenta Mandzukic? Lui è un nostalgico.

Back in NY, walking in the city!! #pirlostyle #nyc

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Hashtag pirlostyle

Ⓤ: Però la Juve ha Dybala, il giocatore più anti-nostalgico del mondo.

Chitoi: Sì, ma anche perché poi in realtà, come modo di giocare, Icardi è nostalgicissimo. Ma comunque in generale la Juve è non classificata: ha una maglia zebrata, ha una maglia rosa, ha i rapper che scrivono le hit sul loro attaccante di punta, i social migliori di tutti, vincono costantemente.

Ⓤ: Pogba è il modello.

Suttttuuyy: Pogba è chiaramente il king.

Ⓤ Poi c’è Sturridge, definito da un articolo di Vice del 2015 come il calciatore più hipster di tutti. Quello di Sturridge è un ulteriore passo nell’anti-nostalgismo: non si limita a essere contemporaneo come un Dybala che ascolta Drake, ma mira alla nicchia ostentando gli ascolti di The Weeknd e vestendo Balmain. In Serie A questa cosa è un po’ più indietro, mi sembra, mi ricordo De Silvestri che legge Jennifer Egan, forse Mirko Vucinic era in questo già avanti, ma pochissimo altro.

Chitoi: Beh, Balotelli era AMICO di Drake, non è che se l’ascoltasse.

Suttttuuyy: Niang era finito in un video rap. Ballava. Ed ero felice. Gli ho scritto in DM su Instagram, non mi ha mai risposto. Christian Maldini, tuttavia, ascolta trap. Stiamo preparando una nuova generazione.

Ⓤ Ma Christian Maldini è un po’, come dire, babbo.

Chitoi: Beh ma possiamo squarciare il velo e dire che tutta la coolness anti-nostalgica è un po’ babba?

Suttttuuyy: No.

Chitoi: È mutuata da esempi così lontani dal calciatore europeo che per forza è babba.

Suttttuuyy: Cioè per te, per essere autoctono e veracemente anti-nostalgia, deve essere Izzo?

Chitoi: È Petagna il simbolo anti-nostalgia: dissa Fedez per accattivarsi Marracash. Fino all’anno scorso considerato scarso, però cresciuto al muretto con i rapper. Lui è anti-nostalgia italiana, lo vorrei capitano della Nazionale nel 2018.

#VFC tra le calli di Venezia! ?

Una foto pubblicata da Venezia FC (@veneziafootballclub) in data:

Brand identity

Ⓤ Qual è la squadra più anti-nostalgia, oggi, in Europa?

Suttttuuyy: La Juventus. Compra le bandiere altrui, non ha paura di vendere, fa esordire un 2000. Poi il logo, lo stadio. Poi direi il Venezia di Inzaghi, per l’idea di un mezzo magnate americano che vuole portare la Laguna in A con Inzaghi in panchina.

Chitoi: Allegri però secondo me è nostalgico. Anche se non so quale allenatore sarebbe anti-nostalgico. Di sicuro in Europa il più nostalgico è Klopp.

Ⓤ Volevo parlare anche di Klopp. Secondo me è scisso. Da un lato d’altronde è totalmente anti-nostalgico: ha allenato un Borussia hipster (il giallonero non sarà mai nostalgico) e oggi allena un Liverpool super cool, con Firmino, Coutinho, Sturridge. Dall’altro sì, ascolta heavy metal ed è un po’ “uomo-vero”.

Suttttuuyy: Sai cosa penso invece? Che Klopp sia hipster quanto i barber shop con il baffo arricciato sull’insegna. Non è davvero hipster, ma turismo hipster.

Ⓤ Sì, è un buon punto. Nagelsmann invece, essendo una specie di modello di Uniqlo, è il capo del normcore.

Suttttuuyy: Io sto puntando forte su Mazzarri. Ma anche Nagelsmann, certo.

Ⓤ Ma parliamo di una cosa collegata: il bomberismo.

Suttttuuyy: Il bomberismo è la mia ossessione da un anno. È una specie di risultato di machismo + ignoranza + provincia + criptosessismo, che si declina sia nell’esaltazione degli scavetti di Paletta, sia nella denigrazione delle “duemila” che si vestono “da troie” (cito a memoria da meme su varie pagine bomberiste). È un afflato generale: la mortazza meglio del sushi così come Hubner meglio di Neymar.

Ⓤ E la donna in cucina è meglio della donna alla Womens’ March, di conseguenza?

Suttttuuyy: Decisamente (ovviamente per loro).

Chitoi: La questione è sempre la stessa, abbiamo una visione di tutto che è 20 anni indietro. Un uroboro: figa time, articolo sulla Gazzetta con le wags, e hai fatto il “costume” sul calcio.

Suttttuuyy: Spero sinceramente che Veltroni diventi direttore della Lega. A: Super anti-nostalgia. B: Americanate. C: Componente wildcard di un non-tecnico.

Christmas.. Wavey vibes.. @neilbarrett @balmainparis @lanvinofficial @maisonmichel @patekaholic @patek

Una foto pubblicata da Daniel Sturridge – Dstudge (@iamdanielsturridge) in data:

Sturridge in Balmain, Neil Barrett, Lanvin, Patek Philippe, Maison Michel

Ⓤ E come estetica con cui combattere la nostalgia, avete scelto la vaporwave?

Suttttuuyy: Quella è venuta a me in modo totalmente gratuito. Alla fine però mi sono convinto sia il modo più coerente per richiamare il tema dal punto di vista estetico-visivo. Nella nostra immagine di profilo e copertina ci sono, a livelli: palme e ideogrammi giapponesi, Defrel ricoperta da un gradiente, una partita di Pes, la texture della third dell’Inter, dei cartelloni Emirates. Dice tutto da sola, e dice sia anti-nostalgia che vaporwave. È stato automatico. E poi è uno schiaffo in faccia alle cose esteticamente brutte fatte dalle altre pagine. Sembrano tutte amministrate dalla Casaleggio Associati.

Ⓤ Ci sono paesi di provenienza che ti bollano un po’ come nostalgico. Come tutto il Sud America, no?

Suttttuuyy: Secondo me la nuova frontiera anti-nostalgica sono gli iraniani, dopo che gli islandesi sono stati assorbiti dal bomberismo. Anzi, forse dovremmo approfondire la Indian Super League.

Chitoi: Però mi sembra strano che il Sud America sia nostalgico: guarda solo quanti sponsor hanno sulle magliette.

Ⓤ Sì ma pensa ai calciatori genio-e-sregolatezza, a Osvaldo Soriano usato come metro unico di letteratura, che palle Osvaldo Soriano si può dire?

Chitoi: Tévez è un simbolo anti-nostalgia, però: Manchester City, Juventus, Cina.

Suttttuuyy: Tévez, Kaká e Robinho sono gli anti-nostalgici ad honorem.

Chitoi: Sì, Kaká è anche l’anti-bomber. Ma poi sai cosa? Non c’è un dogma perché non c’è dall’altra parte. Noi siamo semplicemente anti, la controcultura.

Ⓤ Tipo: ognuno dentro di sé ha un elemento nos e un elemento anti-nos, deve solo scegliere quale far prevalere.

Chitoi: Sì, è ovvio, tutti noi siamo nostalgici. Ciò che mi dà fastidio della nostalgia è che è esclusiva, è caricatura. Allora a me fare questa cosa diverte perché è ancora più caricaturale.

Ⓤ Il sentimento di rimpianto per i vecchi tempi e ripudio per gli attuali, insomma una reazione, nel calcio, può contribuire nel suo piccolo a tenere lontane cose-che-è-assurdo-siano-tabù come l’omosessualità?

Chitoi: Guarda a questa cosa ci tengo molto, e in qualche modo secondo me ne abbiamo già parlato. La nostalgia mi fa schifo proprio perché è accompagnata da tutto quanto di sbagliato abbiamo visto nel calcio in questi anni: esaltare il machismo, il fatto che devi avere la tipa fica a fianco, come oggetto, il fatto che se non sei dei nostri sei una merda.

Suttttuuyy: Gli Autogol sono gli Steve Bannon del calcio italiano. Tutto l’ignorantismo e il bomberismo è la nostra alt-right.

 

Immagine di testata via Serie A anti-nostalgica