Quando lo scorso 16 gennaio è stato ufficializzato che il ventisettenne Valtteri Bottas avrebbe sostituito Nico Rosberg al volante di una delle due Mercedes per il campionato 2017 di Formula 1, probabilmente i dirigenti della scuderia tedesca si aspettavano una stagione tranquilla. Difficile pensare che Ferrari o Red Bull avrebbero potuto azzerare il gap prestazionale dimostrato nelle ultime tre stagioni, così Niki Lauda e Toto Wolff si prefiguravano forse una facile cavalcata di Lewis Hamilton verso il suo quarto titolo piloti, con Bottas a fargli da docile “guardaspalle”.
La scuderia e il finlandese, inoltre, avevano siglato un contratto valido solo per un anno, in parte perché la Mercedes sperava di puntare su un pilota di punta per il 2018 (Sebastian Vettel, Fernando Alonso o Max Verstappen), ma probabilmente anche per un po’ di insicurezza nei confronti di una scelta avvenuta più per necessità che per reale convinzione.
Sovvertire i pronostici
Con queste premesse, il suo destino sembrava proprio quello di un Rubens Barrichello qualsiasi, nonostante le dichiarazioni di facciata della Mercedes puntassero su un amichevole rapporto alla pari tra Bottas e Hamilton. E invece, dopo quattro corse, il finlandese si è affermato come l’uomo del momento, mettendo in ombra il più blasonato compagno di squadra. In testa alla classifica c’è per ora la Ferrari di Vettel, vincitore finora di due gare, ma l’ascesa di Bottas è senz’altro più che sorprendente, considerando il momento difficile della Mercedes e di Hamilton e la rapidità della sua scalata ai vertici della Formula 1. Il primo podio con le frecce d’argento è arrivato già alla prima gara in Australia, dietro proprio a Vettel e al compagno di squadra (che lo ha distanziato di poco più di un secondo), seguito poi dalla prima pole position in carriera nel Gran Premio del Bahrein e persino dalla prima vittoria, in Russia, sul circuito di Sochi, dopo una gara condotta in testa praticamente sin dall’inizio e con pochissimi rischi.
Per trovare un parallelo con un inizio così folgorante bisogna tornare al 1996, quando il giovane figlio d’arte Jacques Villeneuve esordì in Formula 1 (dopo un campionato vinto negli Stati Uniti in Champ Car) con la Williams-Renault e mise fin da subito i propri scarichi davanti a quelli del ben più quotato ed esperto compagno di squadra, Damon Hill (poi vincitore di quel campionato mondiale). Per Villeneuve, la prima pole arrivò già alla prima gara, in Australia, chiusa poi al secondo posto. La prima vittoria invece fu conseguita solo poche settimane dopo, alla quarta tappa del calendario (proprio come nel caso di Bottas), in occasione del Gran Premio di Europa sul circuito del Nürburgring, in Germania.
A differenza di Villeneuve, però, Bottas è arrivato in Mercedes con già quattro anni di esperienza in F1, tutti corsi con la Williams, dopo una carriera strepitosa nelle categorie minori e un anno da terzo pilota per la stessa scuderia inglese. In quelle quattro stagioni, il finlandese ha spesso dimostrato di essere più veloce del proprio compagno di squadra – il brasiliano Felipe Massa – e ha avuto modo di raccogliere nove podi, con un quarto posto in classifica generale come miglior piazzamento, nell’anno da sophomore. Gara dopo gara, Bottas si è affermato come un pilota affidabile, con pochi picchi ma anche con pochi errori, spiccando in una generazione avida di fenomeni per la sua bravura nella gestione delle situazioni fortuite in pista. Negli ultimi anni si era spesso parlato di lui come potenziale sostituto del connazionale Raikkonen in Ferrari a partire proprio da quest’anno, ma il rinnovo dell’ex campione del mondo aveva rischiato di fargli fallire il definitivo salto di categoria, prima dell’improvvisa chiamata in Mercedes.
Tradizione finlandese
La sua affermazione ha radici profonde nel suo paese di origine, la Finlandia, che, nonostante le ridotte dimensioni – per numero di abitanti, poco più di cinquecentomila – è stata capace di offrire al circus sempre ottimi piloti, fra i quali anche tre campioni del mondo: Keke Rosberg nel 1982, Mika Häkkinen nel 1998 e 1999 e Kimi Raikkonen nel 2007. Questo solo limitandoci alla Formula 1, dato che se scorriamo l’albo d’oro del campionato mondiale rally contiamo 14 titoli conquistati da 7 diversi piloti. Bottas ha dimostrato di rientrare nel classico stereotipo del finlandese vincente ma impassibile, sia dopo la vittoria di pochi giorni fa che in passato negli highlight della sua carriera. L’apice della quale – prima di raggiungere a sorpresa la Mercedes – sembrava doversi fermare al Gran Premio di Germania del 2014, sul circuito di Hockenheim, quando ha ottenuto una sorprendente prima fila in qualifica alle spalle solo di Rosberg e poi il secondo posto in gara, resistendo con freddezza alla rimonta poderosa di Hamilton, che si era ritrovato a partire ventesimo dopo un problema al cambio.
Il punto più basso invece l’ha toccato a suo dire proprio al volante della freccia d’argento, alla seconda gara di questa stagione, in Cina, quando è andato in testacoda dietro la safety car e ha poi dovuto recuperare, accontentandosi di un deludente sesto posto al traguardo. Un «errore da dilettante», così come l’ha definito lui stesso con molta lucidità, causato da un eccesso di aggressività mentre tentava di tenere in temperatura le gomme. Si è trattato in effetti di una imprecisione piuttosto grossolana per un professionista con la sua esperienza, ma che probabilmente gli ha fornito la spinta emotiva per i risultati di rilievo ottenuti nei gran premi successivi.
Anche per uno come lui che continua a proclamarsi tranquillo, l’approdo nella casa della stella non è stato di certo semplice, soprattutto viste le premesse. Bottas aveva tutto da perdere e poco da guadagnare, essendo chiamato a sostituire un campione del mondo e sottoposto a pressioni molto più pesanti di quelle degli anni precedenti. «Qui in Mercedes la mentalità è diversa», ha dichiarato il pilota in conferenza stampa dopo la vittoria. «Non è un team da posizioni di rincalzo come la Williams, e questo ti cambia la mentalità. Alla Williams arrivare fuori dal podio era la normalità, e se una volta finivi terzo o quarto c’era da festeggiare. Qui se non vinci vuol dire che è andata male.» In più, c’era la presenza di un compagno di squadra (che un luogo comune ricorrente della Formula 1 vuole come “il primo rivale”) di grande prestigio e dalla forte personalità.
In punta di piedi
L’approccio finora tenuto sembra essere stato vincente, a partire dalla modestia con la quale si è avvicinato alla nuova scuderia. Nel momento del suo trasferimento, per esempio, ha preferito affidarsi totalmente agli ingegneri di “casa” – Tony Ross e Marcus Dudley – senza voler imporre nessuno dei propri uomini di fiducia. Al tempo stesso, non gli è mancata la giusta determinazione nel fissare gli obiettivi e nel rialzare la testa al momento giusto. Il sogno dichiarato è ovviamente quello di vincere il titolo mondiale, ma per ora preferisce procedere con molto pragmatismo, pensando prima di tutto a portare il maggior numero di punti alla propria scuderia. Dopo che nel Gran Premio del Bahrein è stato invitato dal team principal Wolff a lasciare strada al più veloce Hamilton, Bottas ci ha tenuto a spegnere subito le polemiche, dichiarando che probabilmente il compagno di squadra avrebbe fatto lo stesso per lui, a parti invertite, e allontanando le voci che lo vorrebbero come un semplice “numero 2”. Wolff al momento afferma che la relazione tra Hamilton e Bottas è completamente diversa da quella che ha caratterizzato i piloti delle scorse stagioni, ovvero lo stesso pilota inglese e Rosberg. I due in pista erano arrivati a spingere al limite – e a volte anche oltre – la loro rivalità fratricida, agevolati anche dalla mancanza di veri avversari all’esterno della scuderia. Il profilo di Bottas sembrava dunque perfetto per evitare nuovi contrasti interni, ma il finlandese sembra non pensarla allo stesso modo – almeno nelle dichiarazioni ufficiali – quando afferma che «nel corso della stagione le cose potrebbero diventare di certo un po’ più problematiche, specialmente se inizieremo a lottare per il campionato», lasciando intendere di non volersi fare tanto facilmente da parte, se le cose dovessero continuare bene per lui.
La Mercedes si potrebbe così trovare a gestire una situazione potenzialmente esplosiva, con da una parte un pilota – uno dei pochi veri fuoriclasse del circus – a cui era stato promesso il ruolo di prima guida ma che sembra trovarsi in difficoltà con le monoposto 2017 (che tendono a richiedere minori distanze per le frenate e consumano maggiormente le gomme sul posteriore); dall’altra, invece, un ragazzo dallo sguardo cristallino e molto motivato, che sembra trovarsi più a suo agio con un’auto inferiore alle attese, grazie anche a uno stile di guida dolce e delicato. Per il momento, Lauda e Wolff si stanno godendo il suo buon momento e si limitano a fare da pompieri, parlando di rispetto reciproco tra i piloti e di una rivalità senza scorrettezze che non avrà conseguenze sulla scuderia. Difficile però pensare a un Hamilton che si accontenti per il secondo anno consecutivo di guardare dal basso il proprio compagno di squadra, se le cose dovessero continuare in questo modo, soprattutto nel caso in cui il campionato dovesse rivelarsi tirato da un punto di vista agonistico come è sembrato emergere dalle prime gare.
La prima vittoria è arrivata su una pista – quella russa – sulla quale Bottas si è spesso dimostrato a proprio agio nel corso delle stagione, con due podi e una costante presenza nelle primissime posizioni in qualifica. Un circuito che inoltre si è sempre dimostrato “amico” per le Mercedes, in grado di sfruttarne al meglio il lungo rettilineo e le basse temperature, fattori di non poco conto soprattutto in una stagione come questa in cui i consumi delle gomme sono eccessivamente elevati. Ora che Bottas è uscito allo scoperto ed è finito sotto le luci dei riflettori, bisognerà innanzitutto stimarne la tenuta mentale e magari vederlo in duello corpo a corpo in cui sarà richiesta più aggressività. Da questo punto di vista, le prossime due gare – in Spagna e sull’ostico circuito cittadino di Montecarlo – dovrebbero essere utili a definire con più precisione gli orizzonti della stagione di Bottas. Una stagione che però, intanto, è nata sotto una buona stella.