Vederlo partire con la palla tra i piedi regala la sensazione che di lì a poco non avverrà niente di banale. L’incedere è quello di un ballerino, del resto la terra di provenienza è quella del flamenco: Daniel Ceballos Fernández viene da Utrera, cittadina andalusa di 50mila anime, nota per essere uno dei luoghi più tradizionalmente legati a questo stile di musica e di danza. Al chilometro 1 della Carretera de Utrera, l’autostrada 376 che collega Siviglia con il comune che ha dato i natali anche a José Antonio Reyes, sorge la Ciudad Deportiva José Ramón Cisneros Palacios, centro d’allenamento del Siviglia e delle sue squadre giovanili. Dani Ceballos trascorre lì 5 anni della sua infanzia.
La parabola calcistica del miglior giocatore degli ultimi Europei Under 21 inizia però con un rifiuto. All’età di 13 anni il Siviglia lo scarta: cercano giovani calciatori con una struttura fisica più imponente e le ultime apparizioni del ragazzo sono condizionate da una bronchite cronica. Ricomincia da casa sua, il Club Deportivo Utrera. Il campo d’allenamento non dista nemmeno un chilometro dall’attività commerciale di famiglia, che tira avanti vendendo churros, dolci fritti tipici della cucina spagnola. Una famiglia umile e che tifa per il Real Betis. A casa Ceballos nel 2011 arriva la più bella delle notizie, quando Jesús Sánchez, osservatore del Betis, non può fare a meno di notare il ragazzo più tecnico della rosa. A 15 anni ancora da compiere, Dani ha già disputato due stagioni con gli Under 16, incantando. Diventa così un tesserato della squadra per cui fa il tifo sin da bambino, portando con sé più avanti tutte le rivalità proprie del tifo calcistico. Ha già esordito in prima squadra quando ai microfoni di Canal Sur Radio racconta: «Ho avuto la sfortuna di giocare nella cantera del Siviglia. Tempo dopo mi richiamarono per disputare il precampionato con loro ma sono rimasto a Utrera. Aspettavo il Betis ed è arrivato».
Dani Ceballos già gioca a testa alta, predilige partire dal lato sinistro del campo per poi convergere al centro e inventare. Vede il gioco, ama capirne gli sviluppi e le differenti prospettive, a tal punto che si iscrive a un corso da allenatore a 17 anni, ancora prima di firmare il suo primo contratto da professionista. La trafila nelle giovanili del Betis procede piuttosto bene quando nell’aprile del 2014 il club gli offre un biennale su sollecitazione di Gabriel Humberto Calderón, allenatore della prima squadra. Calderón è subentrato a gennaio per provare a salvare i betici in una stagione disgraziata che li vedrà retrocedere all’ultimo posto. Scorge le potenzialità del ragazzo e lo chiama ad allenarsi con i grandi, senza farlo passare per il Betis B. Eduardo Anzarda, vice di Calderón, racconterà un anno dopo: «Attirò subito la mia attenzione: Dani aveva una personalità speciale, giocava sciolto, così come gli avevamo visto fare con i pari età. Era già maturo».
Il corso da allenatore può aspettare, visto che gli impegni con la prima squadra portano via parecchio tempo. Il 28 aprile 2014 è il giorno del debutto in Liga al Benito Villamarín. Dani gioca i 9 minuti finali della sfida contro la Real Sociedad, 35ª giornata, quella che sancisce la retrocessione in Segunda División del club. Gioia e dolore si sovrappongono: sugli spalti mamma Salomé viene immortalata dalle telecamere mentre piange baciando un crocifisso nel momento dell’ingresso in campo del figlio.
Ci vorrà un solo anno per risalire. Un anno in cui Dani Ceballos riesce a mettere in mostra tutte le sue doti. La prima da titolare la gioca in Coppa del Re, quando a Siviglia arriva il Lugo in una sfida che i padroni di casa vincono ai rigori dopo uno scialbo 0-0. La squadra stenta ma Ceballos è il migliore in campo, il più ordinato, l’unica nota positiva della serata. Dai suoi piedi giunge l’occasione più pericolosa dell’incontro, una traversa colpita con il destro al 34’. Da quel momento non esce praticamente più dal campo e Velázquez gli assegna una maglia da titolare, schierandolo il più delle volte esterno a sinistra nel 4-4-2. Dani mostra grande propensione al sacrificio e personalità in un ruolo che interpreta malvolentieri: nel 2-0 casalingo contro il Racing Santander del 21 dicembre 2014 giunge il primo gol tra i professionisti grazie a un perfetto inserimento da sinistra su cross di N’Diaye.
Il ritorno di Pepe Mel sulla panchina betica determina il passaggio di Dani Ceballos al ruolo di centrocampista centrale nello schema che resta lo stesso, il 4-4-2. L’adattamento è più che buono e lo si può notare dall’azione con cui Dani va in gol nella partita contro il Sabadell: aiuta il compagno Xavi Torres a portare via la palla a un avversario, conduce la transizione, serve Rubén Castro sulla sinistra e accompagna centralmente, attendendo un pallone che l’attaccante canario prontamente gli renderà. Dei due centrali di centrocampo, lui è quello con più libertà di sganciarsi, protetto alle spalle da un “volante” più fisico e con attitudini più difensive. Mel difficilmente rinuncia a Ceballos: anche quando la squadra necessita di maggiore fisicità, il tecnico si affida a Torres e N’Diaye in mediana, dirottando il canterano sul lato sinistro, garantendogli tuttavia libertà di muoversi e di scegliersi la posizione per ricevere la palla tra le linee.
Il Betis centra la promozione arrivando primo. La stagione di Dani Ceballos può riassumersi così: 33 partite, 5 gol e 5 assist, al primo anno da titolare. Il premio arriva con la convocazione dell’Under 19, per partecipare agli Europei di categoria. Nel 4-2-3-1 predisposto dal ct Luis de la Fuente, Dani Ceballos gioca trequartista ed è, assieme al compagno Asensio, fra i migliori giocatori della competizione. A fine torneo la Rojita alza la coppa, dopo aver superato la Francia in semifinale per 4-0 e battuto la Russia 1-0 in finale. Le giocate che fa vedere Ceballos in quei cinque incontri sono molti simili a quelle mostrate nella semifinale contro l’Italia nell’Europeo Under 21 in Polonia, un saggio delle sue abilità: porta a spasso il pallone con grazia, trova il passaggio millimetrico per la sovrapposizione del compagno, dribbla, inventa e scambia nello stretto con una facilità disarmante. Tutta la tecnica individuale dell’utrerano è racchiusa in un’azione del primo tempo di Spagna-Olanda, terza gara degli Europei Under 19, conclusasi 1-1: partenza dal lato destro, controllo con il tacco, due tocchi per guadagnare il centro del campo e un passaggio filtrante millimetrico con la punta esterna del destro che premia perfettamente il taglio di Pedraza da sinistra, che però a tu per tu con il portiere Drommel non riesce a incrociare abbastanza il tiro.
Agli Europei Under 19 di due anni fa
Dopo un 2015/16 altalenante, in cui Ceballos non va mai a segno e non riesce a trovare la posizione giusta in campo, il 2016/17 è l’annata giusta per il salto di qualità. Nonostante un inizio complicato: il neo tecnico Gustavo Poyet crede che il ragazzo voglia sempre strafare e che sia troppo «ansioso». Fra i due non scatta il feeling e Ceballos, nelle 11 partite che precedono l’esonero dell’uruguaiano, parte solo due volte dal primo minuto. A volte non è neanche convocato. «Mi sono sentito realmente messo da parte», dirà Dani più avanti, quando intanto la società ha già affidato la squadra a Víctor Sánchez. Le cose cambiano radicalmente perché l’ex allenatore dell’Olympiakos mette Ceballos al centro del suo progetto tattico. Gli cuce addosso il ruolo di mezzala sinistra nel 5-3-2 che adotta per registrare una difesa non impeccabile. Dani ritrova il campo e ha libertà d’azione per fare ciò che gli riesce meglio: puntare l’avversario e creare superiorità numerica. La spiegazione più chiara nelle parole proprio di Victor Sánchez: «Può dare una mano in fase difensiva, ma ha la libertà di sganciarsi e andare a scambiare e cercare combinazioni davanti». Indicazioni recepite e condivise anche da Albert Celades, ct della Spagna Under 21, che lo schiera interno sinistro di centrocampo nel 4-3-3. Sono 2 le reti che Dani Ceballos sigla in campionato: la prima all’Eibar nel finale di partita con una cavalcata in contropiede, l’altra al volo di destro da fuori area contro l’Atlético Madrid.
Nella graduatoria dei dribbling riusciti in Liga Ceballos si classifica quarto (2,7 a partita), preceduto solo da Neymar, Messi e Carcela-González. In quanto a dribbling tentati invece è secondo solo al brasiliano del Barça (507 contro 567 in totale). Nella sua squadra è il giocatore con il più alto numero di recuperi (255), a dimostrazione dell’attitudine a correre anche verso la propria porta. I suoi modelli nell’interpretazione del ruolo sono due: Andrés Iniesta e l’ex Betis, ora al Bilbao, Beñat Exteberria. Con loro condivide l’abilità e la rapidità nello stretto, la visione di gioco, la tecnica individuale ben oltre la media e il ricorso a delle piroette palla al piede che disorientano il diretto marcatore e aprono il campo all’imbucata.
La prestazione di Dani Ceballos contro l’Italia, agli Europei Under 21
Dani Ceballos ha un carattere esuberante e si è più volte mostrato incline all’eccesso, ma nelle difficoltà è riuscito a trovare gli stimoli giusti per ripartire. Ha affrontato il momento dell’esclusione con spirito di sacrificio: «Nell’ultimo anno il ragazzo ha sostenuto una doppia seduta d’allenamento tutti i giorni della settimana: finiva con il Betis, mangiava e poi si allenava nuovamente con un preparatore personale, senza giorni di riposo, festività incluse», ha spiegato Sergio Santos, giornalista di As. A giugno il Betis ha provato a offrirgli un nuovo contratto che lo avrebbe reso il giocatore più pagato della rosa. Nelle intenzioni della società c’era anche la definizione di una clausola rescissoria a una cifra vicina ai 30 milioni. Dani Ceballos ha rifiutato e le prestazioni offerte agli Europei di Polonia lo spingono sempre di più verso una big, Barcellona o Real Madrid. Dopo la sconfitta in finale contro la Germania ha spiegato che deciderà il suo futuro «nelle prossime due o tre settimane».