La Juve che verrà

Il mercato, i nomi nuovi, le aspettative: quattro firme di Juventibus fanno il punto sulla nuova stagione dei bianconeri.

1) IL MERCATO 

Massimo Zampini: Rieccoci, come l’anno scorso. Reduci da una stagione quasi (quasi…) perfetta, ma con sensazioni diverse rispetto alla scorsa estate. Diamo un aggettivo al mercato di questa estate. Per me è soprattutto un mercato “complicato”. Risolto con Costa e Bernardeschi il problema delle alternative davanti (l’anno scorso, col nuovo modulo, sugli esterni i primi cambi erano Lemina e Sturaro), dietro sono partiti Bonucci e Alves (ma Alves era da considerare tra i 4 dietro?), a centrocampo abbiamo aggiunto Matuidi (con qualche cessione ben fatta). Quindi davanti per me molto bene, come centrali difensivi proverei a restare così, mentre spero che sulla fascia destra arrivi qualcuno ad alternarsi con De Sciglio, ringraziando per sempre il grande Lichtsteiner di questi anni; a centrocampo abbiamo più alternative di livello rispetto all’anno scorso, potendo anche giocare a 3. Il vostro aggettivo?

Luca Momblano: L’aggettivo è piuttosto “consapevole”. Il modello Juve è, piaccia o meno, resistere negli anni. Non voglio prendere le parti del futurismo, anzi, perché il calcio che viviamo noi da osservatori (che includono anche i tifosi) è sempre e soltanto ora e adesso. C’è del giusto (non tutto) da entrambe le parti. Dentro questa consapevolezza ci sono parecchie cose. Innanzitutto che la dimensione Juve è realisticamente di “secondo gradino” e checché noi italiani ne si possa dire e percepire, eravamo di quarto anche solo prima di Berlino. Le altre le tratterò più avanti.

Sandro Scarpa: L’aggettivo per me è frustrante. Per altre squadre sarebbe intelligente, sensato, svecchiare la rosa, cedere esuberi dietro e in mezzo, prendere un top player in rotta col suo club (D. Costa) e i migliori giovani di Serie A (Bernardeschi e Schick, all’inizio, Keita sembrerebbe ora). Ma dal club vice-campione d’Europa ci si aspettava un colpo magistrale al centro del progetto, a centrocampo e invece ti rendi conto che i migliori restano o vanno da chi fattura di più (Kroos, Matic, Tolisso), non hai la forza per puntare alle seconde scelte (Emre Can, N’Zonzi, Strootman) e ti accontenti di (ottime) terze scelte, pur sempre “scarti”: Matuidi. Frustrante.

Dario Pergolizzi: Il mio aggettivo per il mercato (fino a questo momento) è “amaro”. L’aspro retrogusto che ha caratterizzato le ultime quattro settimane è infatti predominante rispetto alla dolcezza appena assaporata ad inizio sessione, fatta di ricordi di bulimia e strapotere del 2016 e della rinnovata conferma nelle gerarchie europee da vicecampioni. Ci si apprestava insomma a dover puntellare una rosa stellare (anche mettendo in conto qualche cessione eccellente) con profili di caratura innovativa che potessero proiettarci in una nuova dimensione anche concettuale e di approccio tattico, per non dover continuare a vivere di ricordi sbiaditi e dimostrare al mondo ed a noi stessi che saremmo stati capaci di continuare a sbalordire, pur cambiando. Ci presentiamo all’avvio della stagione competitiva in maniera invece poco altisonante e forse poco convincente. La speranza è che questa incertezza e questo senso di parzialità appartengano solo a noi spettatori, e non si instillino anche in spogliatoio e staff, riflettendosi poi nei risultati.

FBL-ITA-SUPERCUP-JUVENTUS-LAZIO

2) ACQUISTI

MZ: Il compito più difficile lo avrà De Sciglio, se non arriverà in quel ruolo uno più quotato di lui. Ex grande promessa, già tante presenze in Nazionale, è reduce da annate negative, in cui pare essersi perso. Aggiungiamo che dovrebbe sostituire Alves, che qualche tifoso già mugugna, ed è chiara la difficoltà del suo impatto. Douglas Costa potrebbe essere alterno ma devastante, Bernardeschi è giudicato da tanti il miglior talento italiano e, al netto della quotazione molto elevata, mi fa piacere se gli italiani più forti finiscono da noi. Bentancur è da scoprire, rimane il neo arrivato Matuidi. Difficile dare un giudizio equilibrato: se ti aspettavi un top assoluto nel ruolo, magari ancora con margini di miglioramento, non è lui. Allo stesso tempo, se si temeva un Hernanes da ultimo giorno, siamo molto lontani anche da questo. Ha decine di presenze nella Nazionale più forte in quel ruolo dopo la Spagna, nel Psg è stato un elemento fondamentale, è un giocatore che certamente tornerà utile, tanto più se consideriamo che va a sostituire Rincon e Lemina. Se però pensiamo di passare stabilmente a 3, forse serve anche un altro acquisto in quella zona, a meno che non si punti molto su Bentancur (che però, per età e assenza di esperienza europea, rimane una scommessa totale). In breve, forse avrei puntato su un centrocampista più giovane, ma lui è un ottimo giocatore e ci sarà senz’altro utile.

LM: Siamo consapevoli che la competitività oggi non passa da cartellino e ingaggi, ora e adesso, ma da una logica innovatrice sul brand e solo apparentemente conservatrice nelle scelte di questa sessione. Come l’italianizzazione e il ringiovanimento immediato e imminente dell’organico: De Sciglio, Bernardeschi, Spinazzola, Bentancur ne sono lo specchio fedele, tra appartenenza da costruire e critiche preventive. Douglas Costa, o chi per lui, era una necessità e non solo per il falso mito del 4-2-3-1. Necessità del calcio moderno. Guardo a Bonucci, non a Dani Alves: il centrocampo a tre per avere un luogo dove dettare tempi che dietro (neanche con un De Vrji e un Manolas, probabili titolari) avresti più. E per filtrare meglio, visto che la difesa a tre non esiste più, per come l’abbiamo intesa in questo eccezionale lustro.

SS: Colui che può abbattere la frustrazione è Douglas Costa, top player vero. Probabilmente l’esterno più forte tra quelli che non costano quanto il bilancio di uno stato africano. Potente, audace, associativo, ci aiuterà a sigillare, non senza difficoltà, anche questo campionato e attrarre un bel nugolo di rivali su di sé togliendo fardello a Dybala. Bernardeschi umile e volitivo, farà gavetta senza scintillare, ma i giovani da noi si fortificano e poi volano.

LM: Tipo Pjaca?

SS: No, tipo Lemina, volato nel miglior torneo al mondo :)

DP: Considerando anche io Bernardeschi, De Sciglio, e gli ormai ufficiali Spinazzola e Matuidi operazioni di contorno (seppur più o meno di lusso), desidererei soffermarmi su Douglas Costa, sicuramente l’acquisto copertina migliore possibile per esporre al pubblico il cambio di marcia da me prima accennato. Purtroppo, le emorragie successive e il fallimento (?) su altri nomi, contribuiscono ad attutire l’hype anche su quello che è a mio parere l’operazione più importante degli ultimi anni, sia per ragioni tattiche che di approccio collettivo alla competizione. Il brasiliano è un giocatore nuovo in senso assoluto, mai visto prima nella Juventus dell’era Agnelli, per lo stile di gioco e l’attitudine “diretta” che dona alle squadre di cui fa parte. Perfino Higuaín si è esposto, elogiandone pubblicamente la tendenza a non cincischiare e la ricerca costante dell’assist immediato. Insomma, un giocatore che può svoltare nettamente la produttività offensiva dell’intero reparto, apparsa abbastanza macchinosa nell’ultimo biennio. Chissà che magari questo partire relativamente in sordina, impantanato nella “delusione” generale, possa in realtà rivelarsi un boost importante per questo asso, propiziandone un impatto clamoroso sia nelle gerarchie di rosa che nei cuori degli spettatori.

International Champions Cup 2017 - AS Roma v Juventus

3) CESSIONI

MZ: Hanno fatto male alcune modalità, più che le cessioni in sé. Alves dopo averci trascinato in finale si è improvvisamente accorto che da noi non si divertiva, Bonucci è finito a una diretta concorrente e da quando è lì ha già parlato di noi diverse volte. Tatticamente, va ricordato che Alves negli ultimi tempi ha giocato “alto” e quindi il suo posto viene preso non da De Sciglio, quanto da Douglas Costa o chi giocherà in avanti a destra. Bonucci è fortissimo, lo ringrazierò sempre per queste fantastiche stagioni in cui ci ha fatto godere come pochi altri, ma se si crede in Rugani (e poi in Caldara) è anche tempo di testarne la possibile titolarità nella Juve. Magari vivremo un anno complicato, ma è il momento di capire quanto valga. Rincon e Lemina sono state due cessioni ben fatte, tempestive e al giusto prezzo.

LM: La verità è che l’uscita improvvisa e fuori dagli schemi di Alves ha incasinato ogni strategia. Perché Alves alla fine era tre reparti, per come giocava, e sottolineerei giocava, la Juventus. Il resto è contorno, anche discretamente fatto, incluso lasciare Sturaro come ultima opzione in uscita. Bonucci capitolo a sé ma qui, onestà per onestà, nessuna sorpresa. Anzi. (Ed ecco il valore del credere davvero, senza che poi si rivelino incognite, che uno tra Rugani e Benatia vale il delicatissimo posto in squadra. NB: la società ha avuto rassicurazioni dallo staff tecnico sul primo).

SS: Dani Alves è la perdita chiave dell’estate. Per audacia, per qualità, quantità e coraggio nella partenza dell’azione, per capacità di essere determinati, aggressivi e vincenti nelle sfide che contano, tipo come Juve-Barça e ritorno l’anno scorso, il doppio confronto perfetto (come spesso ci capita nei percorsi di Champions) o come Monaco-Juve e ritorno, dove fu lui il perfetto. Ottime le altre cessioni degli esuberi. Compreso Bonucci. Esubero di spogliatoio. Si diverta con una nuova sfida al ribasso, noi abbiamo bisogno di ben altro.

DP: Considerando le lenzuolate già stese per Bonucci ed Alves e la rilevanza relativa della dismissione di profili quali Neto, Rincon e volendo Asamoah o Lichtsteiner (?) mi esprimerò concentrandomi su un nome: Lemina. Ragazzo decisamente promettente, giunto in bianconero dopo un corposo stage alla corte di un maestro come Bielsa, in possesso di mezzi tecnici ed atletici sopra la norma, che dopo un avvio più che convincente ha subito un’involuzione di rendimento e coinvolgimento che ne ha man mano spento ogni luce anche agli occhi dei tifosi. La mia impressione è che non si sia mai davvero ambientato anche nello spogliatoio. Il percorso di Mario è un messaggio importante per il futuro: non diamo per scontato che il talento si coltivi da sé esplodendo a prescindere, né che possiamo essere necessariamente i migliori per sgrezzare qualsiasi profilo.

Juventus FC v Cagliari Calcio - Serie A

4) LE ALTRE

MZ: Chi sognava campionati più equilibrati (o comunque che finalmente la Juve non dominasse) sarà contento: quest’anno siamo davvero in 5, e sto escludendo la bella Lazio di Inzaghi (che un giorno, chissà…). Il Napoli lo sappiamo tutti, è già pronto: gli è mancata continuità con le piccole, ha costantemente la tendenza alla ricerca dell’alibi, ma se elimina questi due difetti è una delle favoritissime. Le milanesi mi intrigano: avrei pensato a un super mercato dell’Inter e a uno più prudente del Milan, e invece i primi stanno puntando su nomi funzionali e su un allenatore che reputo bravissimo, mentre i secondi hanno ricostruito partendo da Bonucci e Biglia, due sicurezze in Italia: resta da vedere quanto ci metterà a trovare un equilibrio, essendo stato pressoché rivoluzionato. La Roma parte con molta diffidenza e molto dipenderà dalla partenza: qualche exploit potrebbe dare all’ambiente e a Di Francesco quella carica e spinta verso il successo che al momento non pare di vedere. Se invece parte male, a Roma non è facile poi cambiare rotta. Tra le nostre rivali, rimane quella con il centrocampo più forte e consolidato, avendo aggiunto Gonalons e Pellegrini a De Rossi, Strootman e Nainggolan. Finalmente ci sarà da divertirsi (anche se onestamente mi sono divertito molto, in questi anni).

LM: Le altre? Non mi sembra cambiato molto, Milano ogni anno è la vera incognita di disturbo. Napoli grande bellezza, ma ha bisogno di percorso netto, mai facile in Serie A. Inter e Milan quanto valgono? Non posso rispondere io se non lo sanno neppure loro. Forse Spalletti nel breve può dare qualcosa più di Montella, ma boh…

SS: Le altre siamo noi. La Juve è scollata, crollata, precaria, disagiata, disastrata. Fandonie. La Juve ha un vantaggio di 10 anni sulle altre, tutte le altre, e quindi se non arriva a 10 scudetti di fila sarà comunque demerito suo, al netto di sfortune e fatalità. Le altre sono sempre le stesse, forse più forti, il Napoli sempre uguale, l’Inter sarà la Roma di Spalletti di due anni fa, il Milan sarà un’accozzaglia di ottimi giocatori da amalgamare e la Roma sarà una divertente perdente. Forza Lazio che però ha già vinto quindi basta.

DP: Mi ha sorpreso il mercato relativamente silenzioso e tutto sommato funzionale dell’Inter, in controtendenza rispetto al passato recente e meno recente. Per questa ragione, e per l’ingaggio di un allenatore indiscutibilmente bravo, sono convinto possano lottare in maniera più credibile per la zona Champions. Reputo i napoletani gli unici veri rivali credibili per lo scudetto, avendo gli stessi sposato un progetto tecnico credibile e con continuità e dimostrato di saper investire egregiamente anche su giovani talenti. Il Milan ha fatto il miglior mercato possibile e può davvero finalmente ripartire, ma la rosa corta e l’Europa League sono zavorre pesanti in ottica campionato. Vedo invece particolarmente in discesa la Roma.

FBL-US-ICC-ROMA-JUVENTUS-FRIENDLY

5) COSA CI ASPETTIAMO

MZ: Premessa: non credevo con Conte di vincere il primo scudetto. Poi non credevo al bis. Il tris mi pareva impossibile, in quanto non avevo mai vinto 3 scudetti di fila in vita mia. Con il cambio scioccante di metà luglio tra Allegri e Conte, pensavamo tutti a un anno di transizione. L’anno successivo siamo partiti malissimo, dopo dieci giornate eravamo decimi e non credevo minimamente a una rimonta così folle. Ora abbiamo superato il nostro record di 5 scudetti consecutivi, e a me continua a sembrare incredibile che vinciamo sempre noi. Stavolta le avversarie si sono rinforzate e il nostro sarebbe addirittura il settimo di fila: siamo forti ma sarebbe assurdo, dai. In Champions è una lotteria: noi dobbiamo sempre superare bene i gironi, poi andare a giocarcela alla pari con chiunque: a quel punto – come sappiamo bene – si può uscire all’ultimo minuto degli ottavi come arrivare a giocarti la finale di Champions. Ma tra spagnole, Bayern, inglesi e Psg, le rivali europee sono sempre di più: noi dobbiamo rimanere saldi in quel lotto, come siamo stati splendidamente in questi anni.

LM: Aspettative? Che anno sarà? La cosa più importante la si può dire con certezza: alla Juve non si scherza. Nessuno può dimenticare il campionato di due anni fa, e fino a ottobre è difficile fare peggio. In Champions il discorso è meno complicato di quel che sembri: la squadra si è attestata su questa competizione, non è meteora come non lo sono più state Atlético Madrid e Borussia Dortmund dopo gli exploit. Con la differenza che adesso la Juve ha anche una “preparazione mentale” finalizzata e adeguata, senza neppure tirarsi indietro nel dichiarare l’obiettivo. Il che la mette un gradino più avanti. Chi mette in discussione il passaggio del turno? Chiedete a qualunque addetto ai lavori internazionale. Come va veloce il tempo… Ah, a proposito di singoli mi attendo almeno una esplosione a sorpresa tra Rugani, Bernardeschi e Dybala. Già, Dybala: nel suo caso si chiamerebbe consacrazione (ma ci prendiamo volentieri ciò che viene, Paulo…).

SS: Scudetto e almeno quarti di Champions a parte mi aspetto una Juve che cresca, cresca nelle nuove leve, cresca nei conti e cresca nell’appeal dei nuovi mercati esteri. Non è questo l’anno del riscatto in Champions ma della crescita silenziosa extra-campo e stabilizzazione sul campo. Poi certo, se la chimica tra 9-10 e 11 esplode, chissà.

DP: Mi aspetto coraggio. Coraggio in campo, tradotto in una squadra più corta ed aggressiva, che non disdegni l’utilizzo del fuorigioco e che impari a recuperare più agevolmente la palla anche in zone più alte del campo, che sappia stuzzicare più frequentemente ed in maniera più variegata il portiere avversario, per compensare i valori persi in difesa con quelli acquisiti in attacco. E coraggio fuori dal campo, magari proprio partendo dalle ultime due settimane di mercato e finendo con le interviste pre e post partita, i cui refrain sulla retorica del sangue, del fango e del sudore appaiono sempre più stantii ed indisponenti soprattutto quando le cose non girano bene (circostanza fortunatamente rara).