Tre cose sulla prima giornata di Champions League / 1

Dalla versione deluxe di Cavani alla cattiva tenuta difensiva della Juventus, e poi Bruno Fernandes in una forma incredibile.
di Redazione Undici 13 Settembre 2017 alle 12:33

È un Cavani quasi nuovo

Non siamo nemmeno a metà settembre ed Edinson Cavani, con la doppietta di ieri contro il Celtic, sta già puntando la quota dei dieci gol in stagione. Del Paris Saint-Germain si è parlato – a ragione – per gli acquisti di Neymar e Kylian Mbappé, ma il fulcro della macchina offensiva della squadra di Emery è ancora l’uruguayano. Quella di Cavani a Parigi è una storia strana: con Laurent Blanc, per tre anni, l’attaccante arrivato dal Napoli si è trovato a fare da partner a Zlatan Ibrahimovic, a giocare defilato e dover creare lo spazio allo svedese. Ne hanno risentito le sue prestazioni – i numeri, rispetto a Napoli, si sono abbassati parecchio –, la sua amicizia con la porta – ha iniziato a sbagliare molti gol, almeno secondo i tifosi che non riuscivano ad amarlo come amavano il numero 10 –, il suo umore. L’arrivo di Emery è coinciso con la partenza di Ibra, e Cavani è tornato al centro del tridente d’attacco del Psg, con ottimi risultati, almeno personali: 50 partite giocate, la scorsa stagione, e 49 gol segnati, con un eccellente rendimento proprio in Europa. Contro il Celtic ha segnato su rigore e di testa, ma ha avuto anche altre occasioni: un cross teso di Dani Alves al quinto minuto, un tentativo mancato sul gol di Mbappé, ma anche la presenza-ombra dietro l’autogol di Lustig. E, nell’azione dello splendido gol di testa del 5-0, si è visto un attaccante centrale che sa crearsi spazi con doti di corsa non comuni. Questo Cavani “ritrovato”, con Mbappé e Neymar, può essere un’arma nuova e distruttiva per il Paris Saint-Germain.

Un angolo difficilissimo da trovare con la testa

Questa Juventus non funziona in difesa

La Juventus non subiva tre reti in una gara di della fase a gironi di Champions dal 2009, e in quell’occasione l’avversaria era il Bayern Monaco. È solo un dato statistico ma che restituisce bene l’idea della solidità mostrata dai bianconeri in questi anni. C’è un problema difensivo con la Juventus 2017/18? Innanzitutto contro il Barcellona si è sentita la mancanza di Giorgio Chiellini a dirigere un reparto che necessita delle sue doti di leader e della capacità di aggredire l’avversario in ogni situazione. Ieri la coppia Barzagli-Benatia ha mostrato le difficoltà di un reparto che, con i cambi estivi, ha perso uomini di rilievo ed è alla ricerca, momentanea, della giusta quadratura. Senza Höwedes, non ancora in forma, e con Lichtsteiner fuori dalla lista Champions, la Juve ha preoccupato non solo per la scarsa attenzione dei singoli (Benatia su tutti) ma per alcuni problemi “di sistema” come il pressing alto portato sulla costruzione del Barça che ha fatto scaturire la prima rete di un Messi rilucente. Quando la squadra prova ad aggredire alta lascia uno spazio tra difesa e centrali di centrocampo in cui gli avversari possono costruire azioni pericolose; così è stato in occasione della prima rete del Barça, con una transizione rapida eseguita da Messi su appoggio di Dembelé. C’è poi stato un problema di passività: l’argentino ha scambiato troppo facilmente con Suárez, senza che nessuno riuscisse ad aggredirlo in avanti.

Poi un errore orrendo di De Sciglio: palla orizzontale al limite dell’area di rigore

Bruno Fernandes è in una condizione vulcanica

Cinque gol in 500 minuti di gioco: come ha fatto l’Italia a lasciare andare un giocatore come Bruno Fernandes? Nell’estate di mercati forsennati Fernandes è tornato in patria, non sono bastate le buone prestazioni nella Samp di Giampaolo o le performance con l’Under 21 portoghese. Nello Sporting Lisbona, Bruno ha messo insieme 5 reti (le stesse realizzate lo scorso anno in Italia) in altrettante partite, condite da due assist nella gara esterna contro la Steaua Bucarest. L’ex Samp è letteralmente un giocatore “on fire”, e Marca lo ha già segnalato tra i 10 calciatori da seguire in questa Champions League, paragonandolo per alcune caratteristiche a Rui Costa. L’ex Samp non è soltanto un giocatore offensivo capace di prendere palla tra le linee e creare superiorità, nella gara contro l’Olympiacos ha aiutato in fase difensiva la squadra, ha attaccato gli spazi, servito assist e fatto movimenti da prima punta. In Liga nos è il miglior marcatore della squadra al pari di Bas Dost, che di mestiere fa il numero 9, il finalizzatore puro. In Portogallo si godono un nome forte per i prossimi anni della Nazionale e del club, in Italia per ora ci teniamo i rimpianti.

Su assist di Doumbia si avvita come un vero centravanti per aggirare l’avversario: peccato il tiro finisca sul palo
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