Luka Doncic senza limiti

L'incredibile talento del diciottenne sloveno, prossima stella in Nba.

Gli ultimi aggiornamenti – risalenti al 31 agosto scorso – delle previsioni sul draft Nba del 2018, danno Luka Doncic in predicato di essere la quarta/quinta scelta assoluta. Non è ancora dato sapere quanto l’Eurobasket giocato e vinto da protagonista (14.3 punti, 8,1 rimbalzi e 3,6 assist di media in poco più di 29 minuti di impiego a partita) o il recupero dall’infortunio rimediato nel terzo quarto della finale contro la Serbia possano incidere su eventuali avanzamenti/scalate di posizioni nel prossimo futuro: di certo, però, se anche uno come Mike Schmitz di Espn scrive che «non c’è mai stato un prospetto Nba come Luka Doncic», le possibilità di giocarsi la chiamata numero 1 con i favoriti Michael Porter e Marvin Bagley ci sono e sono anche piuttosto alte.

Che si siano finalmente accorti di Doncic anche negli Stati Uniti, del resto, non deve stupire: nelle ore immediatamente successive al trionfo sloveno al Sinan Erdem Dome, il diciottenne di Lubiana è diventato il primo giocatore di tendenza di DraftExpress (sito specializzato in mock draft dal 2003) davanti a gente del calibro di Russell Westbrook e Lonzo Ball; ma, più in generale, a colpire gli osservatori è stato il livello prestazionale mantenuto nel corso dell’intero torneo. Il Doncic visto nel corso dell’Europeo è un giocatore che, a dispetto della giovane età (per quanto siano già 86 le gare disputate in Eurolega in due stagioni e mezzo con il Real Madrid), si è dimostrato già pronto al grande salto senza apparenti controindicazioni di tipo tecnico o fisico: tripla doppia sfiorata contro la Spagna (11 punti, 12 rimbalzi e 8 assist in una serata da 3/10 al tiro), 27 e 9 rimbalzi nella gara contro la Lettonia di Porzingis, risultando il più giovane di sempre a mandare a referto simili cifre in un Europeo. E, naturalmente, la giocata simbolo all’ultimo atto a Istanbul:

Un coast to coast per cambiare l’inerzia di una finale: parte ufficialmente l’era Doncic

Al di là di numeri e statistiche, comunque, il miglior biglietto da visita possibile è rappresentato dalla crescita esponenziale dell’ultimo anno: da talento grezzo alla ricerca della necessaria continuità di rendimento, a fattore determinante tanto in Liga ACB (fissando per ben due volte il proprio career high in campionato a quota 23 punti e aggiungendo, contro il Fuenlabrada, anche 11 assist) quanto in Eurolega (7,8 punti, 4,4 rimbalzi e 4,2 assist di media in quasi 19 minuti disputati a partita), con una rinnovata fiducia nei propri mezzi, una grande capacità di lettura e interpretazione dei singoli momenti della gara, una capacità di prendere decisione fuori dal comune che lo porta ad effettuare sempre la giocata concettualmente giusta evitando inutili forzature (nel corso degli Europei sono stati poco più di 11 i tiri tentati a gara, con un buon 40% dal campo) e la pericolosa ricerca del personalismo ad ogni costo. Maturità, personalità e consapevolezza al servizio di un’intelligenza cestistica fuori dal comune e di un fisico pensato e strutturato per competere al massimo livello: «Quando aveva sei, sette, otto anni giocava già con i ragazzi più grandi», ha ricordato il padre, ai suoi tempi giocatore di ottimo livello, in una recente intervista a Sky, «si vedeva che aveva talento. È un diciottenne come tanti, che guarda ancora i cartoni animati e ama stare con gli amici, ma sul campo è uno tosto: mentalmente è molto solido, nessuno è migliore di lui».

«Raramente nella storia della pallacanestro un giocatore di 17 anni si è preso così tante responsabilità ad alto livello come la guardia del Real Madrid Luka Doncic». Così il canale ufficiale dell’Eurolega presenta il giovane sloveno

 La capacità di bruciare le tappe, quindi, è pari solo all’hype generatosi intorno al suo nome. In quest’articolo di Jonathan Tjarks su The Ringer, un analyst Nba ha dichiarato: «Lo sto seguendo da anni e il mio modello di analisi lo identifica come il secondo miglior giocatore al mondo al di fuori della Nba. Se io fossi il general manager di una delle squadre che potrebbe sceglierlo al draft, farei tutto ciò che è in mio potere per assicurarmelo». E anche lo stesso Tjarks non ha molti dubbi: «Doncic è il prospetto europeo più completo dai tempi di Ricky Rubio, risultando anche molto più versatile. Non sono molte le cose che non riesce a fare su un campo da basket». Il tutto in attesa di un ulteriore anno di “apprendistato” in Europa prima del grande salto tra i “pro” americani.

Ma quale potrebbe essere l’effettivo impatto in Nba di Doncic in relazione alle sue caratteristiche? La prima chiave del probabile successo è costituita dalla multidimensionalità del suo gioco e dalla naturalezza con cui è riuscito ad affermarsi come un all-around player: nato come ala piccola grazie ad una fisicità già ben strutturata (quasi 100 chili ben distribuiti sui suoi 2,01 centimetri), Doncic è in grado di ricoprire con successo i ruoli di point guard e shooting guard, offrendo un’ampia varietà di soluzioni tanto in un quintetto “piccolo” quanto in uno più classico con una frontline di tre elementi. Le prospettive più interessanti, però, riguardano lo sviluppo delle sue capacità di playmaking: non a caso, uno dei motivi del successo del sistema di coach Kokoskov a Eurobasket è stato costituito dalla possibilità di poter schierare un giocatore in grado di togliere pressione a Goran Dragic in fase di costruzione dell’azione, consentendo al play dei Miami Heat di gestire le energie nell’arco dei 40 minuti, massimizzandone l’impatto in termini relizzativi (22,6 punti di media, 35 nella sola finale). Grazie a una visione totale di quel che accade intorno a lui e ad una capacità di read and react con pochi eguali, le capacità di passaggi di Doncic sono praticamente infinite: dall’assist per gli esterni a rimorchio nella transizione arrestandosi sulla linea del tiro libero, all’attacco dell’ultimo metro di campo disponibile prima dello scarico per il lungo appostato sotto canestro, passando per l’outlet pass di apertura del contropiede dopo il rimbalzo o il recupero. Il meglio lo dà quando può giocare sistematicamente situazioni di pick and roll, sfruttando il “pocket pass” a vantaggio del bloccante o scegliendo di penetrare attirando il raddoppio e scaricare al compagno appostato in angolo per un comodo piazzato piedi per terra. Che sia risultato, nella scorsa stagione, l’ottantottesimo giocatore nella Liga per punti generati da situazioni di p&r (poco più di 1.25 a gara) è solo una naturale conseguenza.

Nella gara di Eurolega contro l’Unics Kazan (11 gli assist mandati a referto), Doncic ha dimostrato di essere un eccellente giocatore di pick and roll: battendo il proprio uomo sul primo passo riesce a generare situazioni in cui il sistema di aiuti e rotazioni difensive della squadra avversaria viene costantemente vanificato. Il resto è demandato alla sua capacità di lettura dell’azione, trovando sempre la soluzione giusta in relazione a quanto proposto dalla difesa

 Doncic, però, non è solo, banalmente, una macchina da canestri in via di sviluppo: anche nella metà campo difensiva il suo contributo risulta determinante. Se, infatti, agli inizi di carriera gli si poteva rimproverare una certa “pigrizia” nel seguire i tagli degli avversari dal suo lato e degli aiuti non sempre portati nei tempi giusti, nell’ultima stagione lo sloveno ha fatto notevoli miglioramenti sui tempi di reazione nella difesa contro il giocatore senza palla, soprattutto per quanto riguarda i flottaggi e i recuperi sugli inserimenti dal lato debole. Dettagli che gli consentono di fare la differenza anche sotto il proprio canestro, facendosi valere come rimbalzista di primo livello (all’Europeo è stato il quarto giocatore assoluto per rimbalzi presi: in proiezione, in Nba potrebbe attestarsi sui cinque di media a partita nell’anno da rookie) oltre che discreto stoppatore. In situazioni di single coverage, invece, l’inusuale rapidità di piedi in relazione alla sua stazza, permettono a Doncic di tenere difensivamente contro giocatori più piccoli e rapidi di lui dal palleggio.

Le carte per essere “the next big thing” europea nella lega di pallacanestro più famosa del mondo, quindi, ci sono e sembrano in regola. Soprattutto se si tratta di un ragazzo che non ha paura di lavorare duro per migliorarsi ulteriormente e che, almeno apparentemente, sembra non avvertire la pressione di dover essere un predestinato a ogni costo. Di certo la prossima stagione, con l’obiettivo già fissato di portare a Madrid la decima Eurolega della sua storia, sarà prodromica a quel che Doncic dovrà far vedere anche al di là dell’Atlantico. Perché, come scrive ancora Jonathan Tjarks, «non sarebbe giusto riporre tante aspettative su un giocatore così giovane, ma si è dimostrato talmente forte che sarebbe altrettanto ingiusto porre dei limiti a quel che potrebbe fare. Luka Doncic è una gioia per gli occhi e ogni squadra nella Nba lo ha seguito per anni. Molti ragazzi alla sua età hanno la possibilità di essere speciali. Lui lo è già». 

 

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