Le novità dell’Italia

Cosa vedremo di diverso nelle ultime due partite del girone, per prepararci al meglio al rush finale verso Russia 2018.

Non è stato un settembre particolarmente felice per la Nazionale italiana: la pesante sconfitta in Spagna ha di fatto escluso quasi ogni possibilità per gli azzurri di qualificarsi direttamente per i Mondiali in Russia, anche se la successiva vittoria contro Israele ha blindato il secondo posto. Così, con la Spagna probabilmente irraggiungibile ma con l’Albania che insegue a debita distanza, l’Italia aspetta di conoscere il nome della sua rivale ai playoff in programma a novembre. Nelle due partite restanti del girone, il 6 ottobre contro la Macedonia e il 9 contro l’Albania, occorrerà fare bottino pieno per cercare di assicurarsi un posto come testa di serie in vista degli spareggi, oltre a riportare serenità in un ambiente scottato dalla débacle del Bernabéu. Per questo, il ct Ventura, già a partire dalla sfida di Torino contro i macedoni, ha pensato ad alcune novità che potranno tornare utili in futuro.

Modulo

Dopo l’impiego del 4-4-2 nelle ultime uscite, Ventura proporrà il 3-4-3: ritorno della vecchia Bbc juventina, Zappacosta e Darmian a fare su e giù sulle fasce, Insigne e Verdi a sostegno di Immobile. In attacco potremmo vedere le cose più interessanti: un solo gol nelle ultime due uscite ha imposto un cambio di rotta, perché c’è bisogno, e urgente, di gol – anche come prova generale in vista dei playoff, dove, soprattutto nella gara in trasferta, sarà vitale segnare il più possibile. Un tridente, quello che sarà schierato contro la Macedonia, sperimentale ma con le premesse giuste: perché ogni elemento è riportato al ruolo che gli è più congeniale, e che, non a caso, ricopre anche nel club di appartenenza. Significativo è il caso di Insigne, troppo lontano dalla porta nel 4-4-2 visto, per esempio, in Spagna e così incapace di mettere la sua qualità al servizio della squadra come siamo abituati a vederlo fare nel Napoli. In un attacco a tre, schierato a sinistra come da tradizione, da Insigne ci si aspetta quell’imprevedibilità che potrebbe essere una delle armi migliori nel futuro dell’Italia. Verdi, sull’altra corsia, avrebbe le stesse mansioni, mentre Immobile, in stato di grazia dopo nove gol segnati nelle prime sette giornate di Serie A (senza dimenticare la sua rete a settembre contro Israele), sarà l’unico terminale offensivo, situazione che potrebbe favorirne la pericolosità.

Italy v Israel - FIFA 2018 World Cup Qualifier

Difesa a tre

«Mi fa sempre piacere ritrovare questa difesa», ha detto Giorgio Chiellini, «con Bonucci abbiamo condiviso tanti anni e tante partite e quindi siamo contenti di tornare a giocare insieme». A lungo certezza monolitica della Juventus, il pacchetto difensivo composto da Barzagli, Bonucci e Chiellini – senza dimenticare la presenza rassicurante alle spalle di Gigi Buffon – ritorna in toto, per assicurare quella solidità che da sempre si riconosce alla Nazionale italiana. È questo il pilastro da cui deve ripartire la Nazionale: dimostrare che il tempo della difesa che ha raccolto più elogi agli Europei del 2016 non si è smarrita. E, anche se Bonucci al Milan non sta mantenendo gli standard di qualità assoluta degli anni precedenti, il ritrovare i vecchi compagni di squadra potrebbe essere un viatico per ritrovare la condizione perduta: a ogni modo, con una difesa così, sentirsi più sicuri è automatico.

L’occasione di Verdi

Simone Verdi ha ricevuto la seconda chiamata in Nazionale maggiore dopo il debutto di marzo nell’amichevole contro l’Olanda. Sono due anni che il ragazzo cresciuto nelle giovanili del Milan illumina il Dall’Ara: colpi di tacco, velocità, grandi reti da fuori. Verdi sta finalmente trovando la maturazione che ci si aspettava da un po’: ha visione di gioco sul corto e sul lungo, è perfetto quando vuole cercare il compagno smarcato e il nuovo modulo di Ventura permetterà di esaltarne le qualità. La stagione di Verdi porta con sé una rete e un assist, una media di 3,3 tiri a partita e 2,3 dribbling tentati. Ora che è tra i migliori calciatori offensivi della Serie A, a Verdi è richiesto uno scatto ulteriore, magari con uno di quei colpi ad effetto a cui ci ha abituato negli ultimi anni.

Reinventare il centrocampo

La sfida di inizio settembre contro la Spagna aveva evidenziato tutti i difetti di un’Italia troppo esposta con il 4-2-4, con gli azzurri che hanno faticato moltissimo in mezzo al campo con Verratti e De Rossi incapaci di difendere in maniera decisa sui giocatori della Roja. Senza pressione, con due giocatori poco propensi al pressing e probabilmente inadatti a coesistere in un modulo con soli due centrocampisti, l’Italia è stata costantemente esposta a pericoli che hanno dato l’impressione che questa squadra abbia problemi a dare intensità e modulare il proprio assetto a seconda dell’avversario. Così, per la gara contro la Macedonia, in campo ci sarà Marco Parolo, decimo tra i giocatori di centrocampo in Serie A per numero di azioni difensive. Il giocatore della Lazio è utile tanto in fase di ripiegamento che per la capacità di inserirsi da dietro. Al suo fianco Roberto Gagliardini, una pass accuracy in stagione che viaggia intorno al 90% e oltre 220 passaggi positivi che lo assestano tra i migliori trenta centrali della A. Dinamismo, corsa e un pizzico di qualità.