Come si disegna la maglia della Nazionale?

Torsten Hochstetter, Global Creative Director di Puma, ci ha parlato di come nasce la nuova divisa degli Azzurri.
di Alessandro Cappelli 18 Ottobre 2017 alle 15:20

«Creare la maglia della Nazionale di calcio dell’Italia significa rispettare cultura, storia, tradizioni di tutto il Paese». Sono parole di Torsten Hochstetter, Global Creative Director di Puma, che della nuova maglia azzurra è il padre, avendone seguito la nascita passo dopo passo, dalla prima idea alle bozze e alla realizzazione finale. Nato in Germania, Hochstetter è in Puma dal luglio 2013, ma prima ha lavorato per adidas tra Stati Uniti, Giappone e Germania, e si è laureato in Design all’Ent-Art Polimoda di Firenze. La jersey firmata Puma è il risultato di un lungo percorso, di idee, di dialogo, di lavoro a 360 gradi su un prodotto che va molto oltre il semplice capo d’abbigliamento. L’abbiamo incontrato per un paio di domande sulla divisa che ha debuttato contro l’Albania e che verrà vestita dalla Nazionale di Ventura negli spareggi contro la Svezia.

Buffon and the graffiti mural in Turin

Ⓤ Hai lavorato a diverse divise dell’Italia. Quali sono le sfide da affrontare quando si disegna la maglia di una Nazionale come quella italiana?

È sempre un onore per me poter disegnare questa maglia, quella degli italiani. Quando si lavora a un prodotto di questo livello bisogna sempre considerare due cose: la prima è la cultura e i valori che questi colori sottintendono. Quindi l’orgoglio, la tradizione del Paese, ed è un aspetto che deve venir fuori anche sotto il profilo sartoriale, inevitabilmente. Deve essere sempre una maglia particolare, per certi versi unica, raffinata, che abbia stile e qualità. E poi c’è la sfida di dover creare sempre qualcosa di nuovo, inteso anche come innovativo dal punto di vista tecnologico.

Ⓤ Cosa c’è di nuovo nella nuova divisa? 

In questo progetto abbiamo ragionato su una tecnologia performance-oriented, per migliorare le prestazioni degli atleti. Abbiamo usato una stoffa che si chiama EvoKnit, traspirante e che si adatta molto bene al corpo. Lo si nota in particolare dall’intreccio nelle zone critiche a livello di sudorazione e comfort. Abbiamo creato una maglia slim fit, non proprio aderente aderente, ma comunque slim. E poi ci sono i numeri laser cut. Lì abbiamo lavorato con il laser per creare dei buchi traspiranti quasi impercettibili.

Ⓤ Puoi spiegare quali sono le idee e i principi cardine che fanno da base a questo nuovo progetto?

Puma disegna tante maglie per le Nazionali ogni stagione, ma quella dell’Italia è sempre speciale, perché è un Paese che ama il calcio, e in questa maglia mettiamo anche più risorse di altre, sia in termini di tempo sia in termini di persone. Quest’anno in particolare abbiamo dialogato ancor di più con Figc per disegnare il nuovo stemma, quindi è stato un lavoro a tutto campo, su tutti i dettagli.

Ⓤ Per te in particolare l’Italia ha un valore speciale.

Sì, ho un legame particolare con l’Italia perché ho studiato design a Firenze a fine anni ‘80, inizio ‘90. Ero sarto e sono arrivato in Italia per il design. La cultura, la lingua italiana significano tantissimo per me. L’idea di poter disegnare la maglia per la Nazionale viene dal cuore. Essere coinvolto nel progetto ha un sapore speciale, anche perché l’Italia è una nazione molto legata al calcio, e io l’ho capito sperimentando questa passione in prima persona. Io stesso ho giocato a calcio in Italia da giovane, a livello amatoriale. Ero in una squadra che si chiamava Indipendente, ma forse il nome era la cosa più forte che avevamo.

Moscow mural

Ⓤ Negli ultimi tempi il calcio sta tornando in strada, sta tornando la cultura del calcio giocato da tutti e ovunque. È un fattore che avete considerato nel disegnare la nuova maglia?

Su questo aspetto c’è stato un grande lavoro dal punto di vista della comunicazione, la maglia è stata presentata in un ambito molto più inclusivo, con un messaggio che arrivasse a tutti. Perché è chiaro che chi gioca a calcio non deve essere necessariamente un professionista.

Ⓤ E poi c’è anche l’aspetto sartoriale, uno standard estetico da rispettare.

Negli ultimi anni le maglie da calcio hanno sempre un occhio per la moda, e la moda ricambia prendendo qualcosa dalle maglie da calcio. Sono influenze che viaggiano in entrambe le direzioni, e anche noi dobbiamo disegnare una maglia che abbia un certo stile. Poi l’Italia è una capitale mondiale per la moda, quindi la sua maglia deve essere anche un prodotto di alto livello sartoriale. Ma non bisogna dimenticare che è la maglia della Nazionale, quella che devono indossare i migliori calciatori d’Italia. Per questo, come già anticipato, è una maglia performance-oriented. Cioè è l’abito da lavoro dei giocatori, ed è fatto per rendere nel modo migliore sul loro fisico atletico, preparato. È tarata su di loro.

Ⓤ È più facile o più difficile lavorare con un solo colore dominante, in questo caso l’azzurro?

Non c’è differenza secondo me. Perché prima di disegnare, indipendentemente da colori e proporzioni c’è sempre un lavoro di ricerca dietro, per capire cosa deve rappresentare quella maglia in termini di cultura, storia, tradizioni di un Paese. Non è solo un blu buttato lì così. Abbiamo moltissima cura dei dettagli, ad esempio dove posizionare le bandiere tricolore in maniera che siano più eleganti; oppure il collo e gli orli delle maniche. Tutto va pensato con attenzione, rispetto a cosa c’è stato negli anni passati e rispetto alla moda del momento.

Ⓤ Come nasce una maglia da calcio, e in particolare quella dell’Italia? Quali sono i passi da seguire nella produzione?

Prima c’è una riunione dove diamo le linee guida, dialoghiamo per interpretare le linee di design che vogliamo influenzino il prodotto finale. Normalmente ci sono somiglianze per le maglie di varie Nazionali in una competizione, soprattutto per rendere una divisa Puma immediatamente riconoscibile all’occhio. Per l’Italia, però, è diverso. Facciamo i primi sketch, delle bozze di preparazione, poi ci interfacciamo anche con la Federazione: abbiamo un contatto diretto e una finestra sempre aperta per il dialogo. Ci sono molte proposte ogni volta, e si basano molto sui feedback della stagione precedente. Poi ci sono vari sviluppi, diversi passaggi in cui raffiniamo l’idea. Poi facciamo i rendering per vedere come dovrebbe essere l’effetto finale, e quando abbiamo deciso quale maglia usare tra le diverse proposte iniziamo a creare dei prototipi: facciamo prove, valutiamo il “fit-in”, studiamo al meglio i dettagli. Poi il prodotto finale è quello che abbiamo tra le mani e quello che vediamo indossare dai calciatori.

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