Con la vittoria ottenuta in Bulgaria il 7 ottobre scorso, Didier Deschamps è diventato il tecnico più vincente nella storia della Nazionale francese: dal luglio 2012 ha collezionato 42 vittorie in 68 match, staccando di una lunghezza Michel Hidalgo e Raymond Domenech. Dopo aver ottenuto il pass per la Russia, la ricompensa non ha tardato ad arrivare: a fine ottobre la Federazione gli ha rinnovato il contratto fino al 2020, con la possibilità di diventare il ct più longevo e raggiungere Hidalgo (in carica tra il 1976 e il 1984), ma soprattutto di affrontare il torneo mondiale con una garanzia in più, senza legarlo troppo al piazzamento finale. Eppure c’è dell’altro. Le difficoltà – di produrre gioco, non di risultati – riscontrate nel girone di qualificazione hanno fatto storcere il naso in Francia, con la stampa che ha invitato la Federcalcio a riconsiderare la posizione dell’allenatore in caso di Mondiale deludente.
Stando anche ai pareri di diversi ex nazionali, la colpa di Deschamps è quella di non aver dato in questi anni una vera identità di gioco al gruppo, di aver prodotto così poco calcio a fronte di una accecante qualità del reparto offensivo. Eric Cantona, in un’intervista con FourFourTwo, è andato giù pesante, implorando un ritorno di Zidane, stavolta in panchina: «Il talento da gestire che Deschamps si ritrova tra le mani è assolutamente folle, come non riesca a farlo è del tutto sbalorditivo. Un grande tecnico è tale se riesce a far esprimere al meglio il suo gruppo di campioni, ma questo non succede se ad allenare è un contabile, ossessionato dal risultato, piuttosto che un visionario». L’attuale ciclo, gestito ormai da diversi anni, non sta rendendo come da attese, nonostante i mezzi tecnici a disposizione: quei giovani, pagati a peso d’oro in Europa, che fanno presenza fissa nei grandi club, come Mbappé (‘98), Coman (‘96), Martial (‘95), Lemar (‘95) e l’infortunato Dembélé (‘97), e che in Nazionale potrebbero formare una miscela esplosiva con chi è già affermato, come i vari Griezmann, Pogba, Lacazette e Giroud.
A favore di Deschamps, negli ultimi mesi, non ha giocato il fatto di aver chiuso con il fiatone il girone di qualificazione, ottenendo il primo posto solo all’ultima giornata con la risicata vittoria per 2-1 in Bielorussia. In un gruppo in cui le principali rivali erano Svezia e la derelitta Olanda, a pesare è stata la sconfitta di giugno contro gli scandinavi (con un enorme errore di Lloris al 93’) e lo 0-0 in casa a settembre contro il Lussemburgo. Tanta fatica anche in Bulgaria, dove ha dovuto pensarci Matuidi per arrivare all’uno a zero finale. È indicativo anche un dato: i Blues, tra tutte le prime classificate, sono quelli che hanno segnato meno reti –18 – a eccezione dell’Islanda con 17. E per trovare un francese nella classifica marcatori di tutti i gironi della zona europea bisogna scendere fino al 33° posto, ossia Giroud con 4 gol all’attivo (di cui 2 al Lussemburgo). Alla vigilia della sfida con la Bielorussia del 10 ottobre scorso, l’Équipe ha dedicato la prima pagina «alle scelte di Deschamps e al livello di gioco offerto dalla Francia», titolando con un eloquente “Soif de Progrès”, sete di progresso: una voglia di migliorare le prestazioni e sfruttare il potenziale dei giovani campioni. «Evidentemente questi per il commissario tecnico in carica sono solo dettagli e passano in secondo piano», secondo il quotidiano sportivo francese, che ha fatto riferimento ai trascorsi in Italia del tecnico ex Juventus per spiegare «il suo culto del risultato che continua a prevalere sull’estetismo. A pochi mesi dal Mondiale bisognerebbe prendere spunto dal Brasile, dalla Germania e dalla Spagna, non domandarsi perché il bel gioco ancora non si vede».
Per Deschamps la vera occasione persa è legata non al Mondiale brasiliano (fuori ai quarti contro la Germania poi campione), bensì all’Europeo disputato in casa e gettato via contro il Portogallo in finale. Da quella partita il ct ha iniziato a privilegiare sempre meno il 4-2-3-1 in favore di altri moduli e un altro stile di gioco. L’intenzione del tecnico è quella di proteggere maggiormente la difesa, sacrificando qualche pedina offensiva: soluzioni che non piacciono ai francesi, visto che impediscono alla squadra di sprigionare tutto il proprio potenziale in attacco. Deschamps ha spesso utilizzato il 4-3-3, che snaturerebbe meno gli attaccanti secondo le loro caratteristiche e permetterebbe di recuperare un uomo a centrocampo, senza sacrificare nessuno tra gli intoccabili Pogba, Kanté e Matuidi: una versione adottata per esempio in Bulgaria, con Griezmann e Mbappé a supporto di Lacazette (o Giroud).
La seconda soluzione è diventata invece il vero pallino di Deschamps nell’ultimo anno, intenzionato con il 4-4-2 a sviluppare il gioco sugli esterni come mai era accaduto negli ultimi anni. In difesa sulle corsie sono un punto fermo Sidibé a destra e Kurzawa (o Digne) a sinistra, ma più avanti l’unico giocatore di ruolo resta Lemar sulla mancina. Un centrocampo a quattro richiede uno sforzo supplementare per ripiegare a giocatori del calibro di Coman e Mbappé, i quali negli ultimi mesi si sono sempre alternati sulla destra, partendo larghi e perdendo in incisività. Una soluzione che nei rispettivi club non viene mai presa in considerazione, così come vale per eventuali alternative chiamate Fekir, Payet, Martial o Thauvin, tutti mai utilizzati in un quartetto di centrocampo con compiti legati a entrambe le fasi di gioco. Un club destinato ad allargarsi, al momento del ritorno in campo del lungodegente Dembélé, sul quale sono deposte aspettative pari a quelle di Mbappé.
A prescindere dal modulo, l’unico certo del posto in attacco è Antoine Griezmann, anche come spalla di una punta vera, che nelle gerarchie dell’allenatore rimane Giroud più di Lacazette. È destinato invece a restare chiuso il capitolo Benzema, mai più convocato dopo lo scandalo del video a luci rosse legato a Valbuena e in aperto conflitto con Deschamps. L’attaccante del Real Madrid nei mesi scorsi ha accusato il tecnico di essere incoerente, perché nella sua esclusione e in quella di Ben Arfa si sarebbe piegato alle pressioni razziste di una parte della Francia. Nel frattempo Giroud ha conquistato la fiducia del tecnico fin dai mesi precedenti all’ultimo Europeo, quando mise a segno quella striscia positiva di 10 gol in 14 partite. E da poco ha scavalcato proprio Benzema nella classifica dei gol in Nazionale arrivando a 28 in 68 partite, con il madridista fermo a 27 in 81 presenze.