Ci siamo dimenticati di qualcuno in Cina?

Oscar, Lavezzi, Martinez, Witsel, Pato e Hulk: ci sono un sacco di giocatori in Cina di cui non sentiamo parlare da un po'.

Carlos Tévez è tornato per la terza volta al Boca Juniors, esattamente un anno dopo l’inizio della sua avventura allo Shanghai Shenhua. In una delle prime interviste dopo il rientro in Argentina, ha utilizzato parole abbastanza dure per raccontare la sua esperienza: «Sono stati sette mesi di vacanza, avevo voglia tornare al Boca pochi minuti dopo essere atterrato per la prima volta in Cina». Una bocciatura severa, rispetto alla sua scelta ma anche nei confronti di un campionato che nonostante gli impulsi governativi e i grandi investimenti degli sponsor (il Telegraph, in questo pezzo, descrive in maniera esauriente dinamiche politiche e finanziarie della Chinese Super League) sembra aver limitato il suo sviluppo a un mercato aggressivo, al reclutamento di calciatori riconoscibili.

Argentine striker Carlos Tevez makes his way through the arrivals halls at Shanghai Pudong International Airport in Shanghai on January 19, 2017.  Tevez arrived to a rousing welcome from hundreds of fans in Shanghai, where he will join local side Shenhua in a deal that reportedly makes him the world's top-earning footballer. / AFP / STR / China OUT        (Photo credit should read STR/AFP/Getty Images)

Tanti protagonisti del calcio europeo, più stagionati ma anche nel pieno della carriera, hanno deciso di accettare la corte (economicamente ben referenziata) dei club cinesi. Abbiamo cercato di ricostruire la loro storia e la loro condizione attuale attraverso statistiche, dichiarazioni, testimonianze sulla vita dentro e fuori dal campo, sull’adattamento ad una cultura così lontana, e complessa. L’impatto iniziale di Tévez, in questo senso, doveva essere premonitore: ad aprile, tre mesi dopo il suo arrivo, è stato fotografato a Disneyland mentre era ufficialmente infortunato; il suo allenatore allo Shenhua, Wu Jingui, si è lamentato in diverse occasioni della sua «forma fisica inadeguata». Le incomprensioni e le difficoltà si sono spostate fatalmente sul campo: nel suo anno solare a Shanghai, Tévez ha giocato 20 partite e ha segnato appena 4 gol. L’esperienza dell’ex attaccante della Juventus non è la più deludente, peggio di lui ha fatto Jackson Martinez, unico calciatore di grande richiamo del Guangzhou Evergrande allenato da Fabio Cannavaro – il club che ha vinto le ultime sette edizioni del campionato cinese e la Champions League asiatica nel 2013 e nel 2015. Per il colombiano, appena 16 partite e 4 gol nei due anni trascorsi a Canton.

Ma c’è anche chi si sta divertendo molto, in Cina. Ezequiel Lavezzi, per esempio: l’ex fantasista di Napoli e Paris Saint-Germain, ha concluso la seconda stagione con l’Hebei Fortune (da marzo a novembre 2017) con lo score di 20 gol e 23 assist in 37 partite di tutte le competizioni. Non sono mancati momenti complicati fuori dal campo: a maggio Lavezzi è stato accusato di razzismo per colpa di una foto in cui indossava la tuta di rappresentanza del suo club e faceva gli occhi a mandorla con le dita. Nonostante questi piccoli contrattempi, le ultime indiscrezioni parlano di un contratto a vita con l’Hebei. C’è stato qualcuno che ha provato a smuovere un po’ le cose: si tratta di Paolo Montero, che durante la sua esperienza come allenatore al Rosario Central ha dichiarato che Lavezzi, tifoso canalla dichiarato, «muore dalla voglia di giocare per la squadra del suo cuore».

Lavezzi che fa quello che vuole in Chinese Super League

Come tutti i calciatori più importanti che hanno fatto la scelta di trasferirsi in Cina, Lavezzi ha perso il posto tra i convocati fissi nella propria Nazionale. C’è soltanto un’eccezione: Axel Witsel, di proprietà del Tianjin Quanjian. Il mediano belga ha incassato la fiducia del ct Roberto Martínez nonostante il trasferimento in Oriente: «Il denaro è importante nelle scelte professionali, e ciò vale anche nel mondo del calcio. Axel è protagonista di un progetto nuovo, e vorrà sicuramente ripagare la fiducia di chi ha creduto in lui. Sono fiducioso sul fatto che possa rimanere un calciatore importante per il Belgio». Una contraddizione evidente, soprattutto rispetto alla situazione di Radja Nainngolan: il centrocampista della Roma, al centro di speculazioni di mercato che lo vorrebbero vicino a un trasferimento in Cina, rischia l’esclusione dai prossimi Mondiali nonostante le ultime stagioni ad altissimo livello. Intanto, anche lo stesso Witsel sembra apprezzare la sua nuova avventura, ben al di là degli aspetti di campo: in un’intervista rilasciata ad agosto ha raccontato come in Cina tutto sia «perfetto», come Tianjin sia «il posto migliore per condurre una vita tranquilla, come piace a me e alla mia famiglia».

Axel Witsel (R) of Tianjin Quanjian controls the ball during the Chinese Super League match against Guangzhou R&F in Guangzhou, south China's Guangdong province on March 4, 2017. / AFP PHOTO / STR / CHINA OUT        (Photo credit should read STR/AFP/Getty Images)

Il Tianjin Quanjian, da un anno, è anche il luogo in cui Alexandre Pato sta provando a costruire la sua ennesima rinascita (24 partite, 15 gol e 3 assist). L’ex attaccante del Milan ha usato parole di assoluta serenità, umana e professionale, per raccontare la nuova esperienza: «Se qualche anno fa mi avessero detto che sarei venuto a vivere e a lavorare in un paese lontano come la Cina, probabilmente non ci avrei creduto. E invece eccomi qua, non solo ci vivo ma ci vivo anche molto bene. L’impatto è un po’ tosto, nelle prime settimane si è un po’ spaesati soprattutto a causa della lingua. Superate le prime difficoltà, si finisce per trovare una dimensione. E ci si accorge che la Cina davvero è un mondo pieno di opportunità per crescere, dal calcio al business, in tanti settori».

La narrazione della Chinese Super League ha un confine sottilissimo, estremamente labile, tra le dinamiche del gioco e le situazioni esterne. Anzi, aspetti extracampo finiscono per influenzare in maniera determinante il rendimento come il giudizio rispetto alla scelta professionale. Prendiamo il caso di Hulk: è uno dei calciatori più dominanti dell’intera lega, con la maglia dello Shanghai Shenua ha messo insieme 34 gol e 26 assist in 52 gare; l’ex Porto e Zenit, però, ha fatto parlare di sé per una presunta aggressione ai danni dell’allenatore in seconda del Guizhou Zhicheng. Un episodio che ha segnato l’attaccante brasiliano: pochi giorni dopo il fatto, in un’intervista all’emittente portoghese Sport Tv, Hulk ha dichiarato di aver «sempre sognato la Premier League, soprattutto l’Arsenal». Un certo tempismo, viene da dire.

In alcuni momenti del montaggio, la superiorità di Hulk è davvero imbarazzante

Anche Oscar gioca con lo Shenua, e il suo è un caso importante e diverso. Il trequartista brasiliano ha di fatto cambiato la percezione dell’intero movimento calcistico cinese, accettando il trasferimento a Shanghai (60 milioni di euro versati nelle casse del Chelsea nel dicembre 2016) poco dopo aver compiuto 25 anni. In questo video di Copa90, è lo stesso giocatore a cancellare certe convenzioni, definendo con motivazioni puramente economiche il suo percorso controculturale: «I calciatori sono simili a qualsiasi altra categoria professionale, vogliono guadagnare di più per aiutare le loro famiglie. Io non faccio differenza, ho deciso di trasferirmi in Cina e di rifiutare club come l’Atlético Madrid. Su di me c’erano anche Juventus, Inter e Milan. Nel mio futuro potrebbe esserci il ritorno in Europa, ma in questo momento sono felice della mia scelta». Una visione realistica, del calcio e della vita, condivisa anche da Graziano Pellè: «Se non mi avessero offerto tanti soldi non sarei venuto a giocare in Cina. Ho avuto bisogno di tempo per ambientarmi, dopo un primo periodo difficile la mia esperienza sta andando avanti in maniera positiva». Tradotto: 12 gol e 7 assist decisivi in 41 partite dall’estate 2016, oggi l’ex centravanti del Southampton è l’unico calciatore italiano nella Chinese Super League. Il primo, nel 2009, è stato Damiano Tommasi con la maglia del Tianjin Taida.