Ha senso alternare i portieri?

La Juventus tra Buffon, Szczesny e Perin, il Liverpool con Karius e Mignolet, il Milan di Sacchi: storie, punti di vista ed epiloghi.

Il 22 dicembre 2017, all’Emirates Stadium di Londra, si gioca Arsenal-Liverpool. Al 52′ i Reds sono in vantaggio per 2-0: dopo il colpo di testa di Philippe Coutinho a metà primo tempo, Mohamed Salah raddoppia con un sinistro a giro sul secondo palo dal limite dell’area. Al 56′, però, il punteggio è sul 2-2: prima Alexis Sánchez e poi Granit Xhaka guidano la rimonta dei Gunners, che si completa al 58′ con Mesut Özil prima del definitivo 3-3 di Roberto Firmino al 71′. Sul gol del primo pareggio è evidente l’errore del portiere del Liverpool Simon Mignolet, che cerca di intervenire con la mano sinistra sul tiro dalla distanza del regista svizzero dell’Arsenal. Quella partita, l’ultima prima di Natale, è anche una delle ultime del belga come titolare. Le presenze nelle vittorie contro Swansea (il 26 dicembre, 5-0) e Burnley (il 1 gennaio, 2-1) non bastano a cancellare la papera di Londra: dal 14 gennaio, giorno del match vinto dal Liverpool per 4-3 sul Manchester City, Jürgen Klopp decide di affidarsi anche in Premier League al portiere sempre utilizzato in Champions, il 24enne tedesco Loris Karius.

Nei giorni successivi entrambi rivelano il proprio scetticismo sulla rotazione fino a quel punto voluta da Klopp. Mignolet parla di «situazione non sana per un portiere», Karius dice: «Non voglio essere chiamato il numero 1A o 1B, ma non sono soddisfatto. Ovviamente voglio giocare ogni settimana, è la mia aspirazione». Ray Clemence, ex portiere degli anni Settanta che con il Liverpool ha vinto cinque titoli nazionali e tre Coppe dei Campioni, lo ha evidenziato a inizio stagione: «La situazione dei portieri è strana, penso che sia meglio decidere chi è il titolare e chi la riserva», ma il pensiero di Klopp è: «Se uno dei due si allena male non merita di giocare, ma se entrambi si allenano molto bene, allora il loro livello si alzerà sempre di più».

Karius, comunque, da metà gennaio non salta più una partita né in campionato né in Champions. Il Liverpool supera il Porto, il Manchester City e la Roma e arriva alla finale di Kiev. Ma nell’ultimo match della stagione, quello più importante, con lo spettro della rotazione ormai superato − del resto sono passati più di cinque mesi − il tedesco commette due clamorosi errori, regala altrettanti gol a Karim Benzema e Gareth Bale e la coppa è del Real Madrid per il terzo anno di fila.

L’errore di Mignolet contro l’Arsenal, curiosamente, ricorda quello di Karius a Kiev per il 3-1 di Bale

Breve storia dell’alternanza tra portieri

Sebbene siano in molti a ricondurre ad Arrigo Sacchi (anche) questa novità, con il Milan che nella stagione 1989/90 schierava Andrea Pazzagli in Serie A e Giovanni Galli in Coppa dei Campioni, negli anni Ottanta il Real Madrid alternava spesso Miguel Ángel, García Remón e Agustín Rodríguez. La rotazione dei portieri, tuttavia, è diventata solo di recente pratica comune tra le grandi squadre, con la staffetta tra Iker Casillas (Champions) e Diego López (Liga) nelle Merengues allenate da Carlo Ancelotti nel 2013/14. Nel 2014/15 il Barcellona di Luis Enrique ha fatto lo stesso, puntando su Marc-André ter Stegen in Europa e su Claudio Bravo in patria, così come l’Inter di Roberto Mancini (Samir Handanovic in campionato, Juan Pablo Carrizo in Europa League) e il Chelsea di José Mourinho con Petr Cech e Thibaut Courtois. Lo stesso Cech, nel frattempo passato all’Arsenal, nel 2016/17 è stato alternato da Arsène Wenger con David Ospina, mentre Bravo al Manchester City di Guardiola ha lasciato a Willy Caballero la fase calda della Champions League. Sempre l’anno scorso, il Paris Saint-Germain di Unai Emery ha ruotato Kevin Trapp (24 presenze in Ligue 1, ma solo due in Champions) e Alphonse Areola (15 in campionato e sei in Europa, tutte nella fase a gironi).

In Italia, dopo l’acquisto di Wojciech Szczesny dalla Roma, in questa stagione la Juventus si è affidata a Gianluigi Buffon solo nei big match, permettendo al polacco di accumulare minuti ed esperienza prevalentemente nelle partite più “semplici”, e lo stesso − ma al contrario, cioè con Szczesny sulla carta “titolare” − potrebbe accadere nella prossima se dovesse concretizzarsi l’acquisto dal Genoa di Mattia Perin. Anche il Milan, che ha già comprato a parametro zero Pepe Reina dal Napoli, avrà la possibilità di alternare il 35enne spagnolo a Gianluigi Donnarumma, se il 19enne dovesse rimanere in rossonero.

A dicembre Buffon era infortunato e Szczesny fu fondamentale nel finale di partita contro la Roma

Chi è favorevole e chi è contrario

Comprensibilmente, i pensieri sono opposti tra i portieri − stare in panchina, del resto, non piace a nessuno − e gli allenatori e i dirigenti che difendono le proprie scelte, tattiche e manageriali. C’è qualche eccezione (Casillas: «Il calcio è cambiato ed è importante che l’allenatore prenda una decisione di questo tipo, se crede che il portiere si debba riposare e la squadra possa vincere lo stesso. È anche interessante che i portieri siano sempre all’erta, e mai rilassati»), ma il trend è quello. Szczesny scherzava quando diceva: «Spero che Buffon possa continuare ancora, ma solo un altro anno», Giovanni Galli invece ha rivelato di aver lasciato il Milan proprio questo motivo: «Non avevo il posto da titolare, non capivo l’alternanza con Pazzagli. Mi ero fatto l’idea che fosse stato proprio il presidente a chiedere di fare giocare la mia riserva. Oggi ho qualche rimorso per aver lasciato i rossoneri».

Il discorso abbraccia epoche e Paesi diversi: si va da Dino Zoff («Io farei sempre giocare il numero uno, ma evidentemente c’è chi coltiva il quieto vivere dello spogliatoio e, magari, differenze tecniche non così nette») a Claudio Bravo («Se dicessi che sono contento dell’alternanza con ter Stegen, mentirei»), passando per Darren O’Dea, difensore e capitano del Toronto nel 2012/13: «Il portiere è un ruolo a sé, siamo fortunati ad averne due forti e potremmo non avere problemi. Ma l’anno scorso la rotazione (tra Joe Bendik e Stefan Frei, ndr) ci ha influenzato in negativo, perché è molto importante creare un legame tra difensori e portieri». Dall’altra parte, per esempio, c’è l’amministratore delegato della Juventus Giuseppe Marotta, che per Szczesny ha sborsato circa 12 milioni di euro: «Una volta la differenza tra il titolare e il secondo portiere era tanta, adesso non è così. Oggi, soprattutto per via degli impegni che un club deve sostenere, senza tener conto delle Nazionali e quant’altro, è normale che ci sia un alternarsi tra i due portieri, e per questo motivo noi vogliamo avere due buoni portieri dello stesso livello».

Le spiegazioni di José Mourinho e Pep Guardiola aggiungono ulteriori chiavi di lettura legate ai rispettivi credo: lo spirito di gruppo per il portoghese, il palleggio per lo spagnolo. Ai tempi del Chelsea e dell’alternanza tra Cech e Courtois, Mou ha detto del portiere ceco: «È totalmente felice? Non credo. Ma non è solo lui, lo sono tutti quelli che non giocano dall’inizio. Questo è un periodo difficile per loro e per me perché abbiamo solo una partita a settimana, quindi qualcuno gioca meno, ma all’inizio della stagione, con le coppe e la Champions League, quando giocavamo ogni tre giorni e tutti ruotavano, per me era un periodo più semplice e tutti erano più contenti». Pep, invece, nell’aprile 2017 ha ammesso: «Voglio che entrambi i portieri si sentano sempre coinvolti, ho fiducia in tutti e due, e da qui alla fine della stagione deciderò prima di ogni partita in base allo stile di gioco delle squadre avversarie». In questo modo, tra l’altro, Guardiola non ha solamente schierato Claudio Bravo (dotato di grandi piedi, tanto da aver segnato una volta su punizione con la maglia della Real Sociedad) nei match contro le formazioni che pressavano molto alte, ma tra il cileno e Willy Caballero ha anche capito a chi dover affidare la porta del Manchester City per questa stagione, e cioè all’ex Benfica Ederson Moraes, pagato quasi 35 milioni di sterline.

Non così Bravo tra i pali

Cosa ci dicono i risultati di squadra e le prestazioni individuali

Ma alla fine la rotazione dei portieri conviene o no? Appurato che si tratta di un’idea di calcio in evoluzione, in cui le motivazioni tattiche e di spogliatoio si mescolano anche a un discorso economico (come si legge qui, e l’esempio della Juventus con Szczesny e forse Perin è perfetto, c’entra il gap sempre più ampio tra gli investimenti delle grandi squadre e quelli delle piccole), questa alternanza aiuta a vincere qualcosa? Se è vero che chi sta tra i pali deve giocare sempre sereno per non commettere errori, Loris Karius ha tradito il Liverpool nonostante il picco di fiducia nei suoi confronti, così come gli errori di Juan Pablo Carrizo (sempre difeso da Mancini) negli ottavi di finale dell’Europa League 2014/15 hanno portato all’eliminazione dell’Inter contro il Wolfsburg e né Bravo né Caballero hanno trovato la giusta continuità per meritarsi la conferma di Guardiola al City.

Il Milan campione d’Europa nel 1990 ha perso lo scudetto nella seconda fatal Verona (2-1 alla penultima giornata con Sacchi, Van Basten, Rijkaard e Costacurta espulsi), ma anche nella settimana di metà marzo con le due sconfitte consecutive contro Juventus (3-0 a Torino) e Inter (3-1 in casa). Nella partita con i bianconeri in porta c’era Galli, insicuro in uscita in occasione del raddoppio di Rui Barros, mentre nel derby Sacchi si è affidato a Pazzagli su suggerimento di un «mago» − così rivela la sintesi della Domenica Sportiva − senza fortuna, a giudicare dal primo gol di Aldo Serena e dal rigore trasformato da Lothar Matthäus, provocato da un fallo del portiere morto nel 2011.

Come i rossoneri, anche il Real Madrid 2013/14 e il Barcellona 2014/15 hanno vinto la Champions League con un portiere impegnato quasi esclusivamente in Europa. Ma se Marc-André ter Stegen con i blaugrana non ha mai vacillato, Iker Casillas dovrà ringraziare per sempre il colpo di testa di Sergio Ramos al 93′ nella finale di Lisbona contro l’Atlético Madrid: quell’incornata è valsa la Décima nonostante la rete del vantaggio dei Colchoneros, segnata da Diego Godín con Casillas colpevole numero uno. Insomma, forse converrebbe ascoltarli, i portieri.

Gli errori di Galli e Pazzagli contro Juventus e Inter