Da dove vengono i soprannomi delle squadre dei Mondiali

Le aquile di Cartagine, i leoni della Teranga e "i nostri ragazzi".

Si avvicina il Mondiale di Russia e i principali giornali e siti d’informazione sportiva si stanno preparando con le loro guide. Il Guardian, per esempio, ne ha pubblicata una bellissima − interattiva, colorata e ricca di curiosità − dedicata a tutti e 736 giocatori del torneo. Questa è quella della rivista spagnola Panenka, che ha anche stampato un numero speciale, mentre So Foot ha presentato ogni squadra tra citazioni improbabili e paragoni con tormentoni musicali estivi. Espn, invece, ha deciso di stilare una “guida alternativa” per tutti i tifosi.

Tra le altre cose, il sito americano si chiede «chi farà uno “Zidane”?», alludendo ovviamente alla testata rifilata a Materazzi durante la finale del 2006, e «chi comprerà il Real Madrid?», ricordando che James Rodriguez nel 2014 è stato l’ultimo di una serie di giocatori finiti in grandi squadre dopo ottime prestazioni ai Mondiali. È curiosa anche la parte dedicata ai soprannomi di ogni Nazionale: da dove vengono? Anche senza Italia e Olanda, entrambe non qualificate, il colore delle magliette rimane il parametro più in voga e riguarda il 34% delle squadre (Roja, Celeste, Albiceleste, etc).

Al 24%, quindi un Paese su quattro, ci sono gli animali, con aquile (Tunisia, Nigeria, Serbia, Germania, Messico, Arabia Saudita) e leoni (Senegal e Inghilterra) a farla da padrona, considerando anche i loghi delle varie Federazioni. Al 16% contano i riferimenti culturali (Socceroos per l’Australia, Canal Men per Panama, Coffee Growers per la Colombia) e, con la stessa percentuale, soprannomi che si riferiscono a gruppi di persone. Come l’Islanda: Strakarnir okkar vuole infatti dire “i nostri ragazzi”.