Tre cose deludenti del Mondiale, finora

Non solo Messi, ma anche i portieri, la Polonia e alcune difese.

“Il Mondiale dei portieri”, al contrario

Esattamente quattro anni fa, su questo stesso sito, scrivevamo del Mondiale brasiliano come “il Mondiale dei portieri”. La vittoria della Germania era anche la vittoria dello sweeper keeper, ovvero del portiere-mediano interpretato in modo magistrale da Manuel Neuer (ricordate la heatmap della partita contro l’Algeria?), ma le sorprese tra i pali erano state molte. Lo stesso Romero, panchinaro della Sampdoria, in semifinale contro l’Olanda parò due rigori. E poi i poco conosciuti: Guillermo Ochoa e la sua agilità, la grande prestazione di Raïs M’Bolhi, soprattutto la scoperta di Keylor Navas, che si trasferì dal Levante al Real Madrid proprio quell’estate. Questo Mondiale è il Mondiale dei portieri per i loro errori. Caballero con l’Argentina, Kawashima con il Giappone, N’Diaye con il Senegal, De Gea con la Spagna, Szczesny con la Polonia. Abbiamo visto molti errori di diverso tipo: per quanto riguarda Kawashima e N’Diaye, durante Giappone-Senegal, si è trattato di sbagli tecnici di due portieri con evidenti limiti in questo campo; per quanto riguarda Szczesny si tratta probabilmente di una squadra disastrosa che “tira giù” le prestazioni del suo numero uno, e non solo psicologicamente: una difesa che sale male costringe il suo numero uno a un’uscita rischiosa, come abbiamo visto nella partita contro il Senegal. De Gea ha sbagliato: errore di posizionamento, di leggerezza, di distrazione, ma errore isolato in una carriera con pochissime macchie. Per quanto riguarda Caballero il discorso è probabilmente un mix di tutte queste cause: un portiere non forte – o comunque in fase calante della carriera – a guardia di una difesa tra le peggiori viste fino a qui che interpreta con troppa leggerezza una situazione pericolosa. C’è ancora molto tempo e ci sono comunque state grandi prestazioni – Keylor Navas, ancora, su tutti – ma difficilmente Russia 2018 verrà ricordato come “il Mondiale dei portieri”, almeno non nello stesso senso in cui lo intendevamo quattro anni fa.

Il gol di Rebic è tutt’altro che semplice, ma il regalo di Caballero è lo specchio dell’avventura dell’Argentina finora

La Polonia già eliminata

Due anni fa, a Euro 2016, scoprimmo che la Polonia era molto più che “Lewandowski e altri dieci”. La Nazionale tutt’ora allenata da Adam Nawalka forse non giocava un calcio spettacolare e memorabile, ma era efficace, compatta in difesa (zero gol subiti nel girone chiuso a 7 punti come la Germania) e comunque ricca di talento in mezzo al campo. Dopo quell’estate, terminata ai quarti di finale con una sconfitta ai rigori contro il Portogallo futuro campione, Milik e Zielinski furono acquistati dal Napoli, Linetty dalla Sampdoria, Stepinski dal Nantes e Krychowiak, il regista e numero 10 della squadra, addirittura dal Paris Saint-Germain di Verratti e Thiago Motta. Oggi però, al termine della seconda giornata dei gironi del Mondiale 2018, la Polonia è già eliminata con due sconfitte consecutive cui neanche Lewandowski è riuscito a porre rimedio: l’attaccante del Bayern Monaco ha tirato in porta tre volte in due partite e ha toccato una media di 46 palloni a gara, circondato più dalle voci di mercato che dai compagni di reparto. Nel gruppo sulla carta più equilibrato del torneo, i biancorossi sono usciti di scena in maniera inaspettata ma anonima, perdendo contro Senegal e Colombia e dimostrando confusione tecnica (gli errori della difesa e di Szczesny) e soprattutto tattica. Nawalka ha infatti schierato una difesa a quattro contro gli africani per poi passare al 3-4-3 contro i sudamericani, cambiando cinque titolari rispetto alla prima uscita.

Il Mondiale della Polonia in un’azione

È il Mondiale delle difese disastrose?

Non tutti possono permettersi la fase difensiva dell’Uruguay. La squadra di Óscar Washington Tabárez ha tutti i punti che servono per costruirne una ottima: organizzazione, capacità di capirsi tra i giocatori del reparto, esperienza, individualità, grande approccio mentale, un generale come Godín a guidarla, competenza posizionale e forza nei duelli aerei. Ma dall’altro lato abbiamo visto squadre completamente prive di questo fondamentale, e se per Panama, Tunisia e Arabia Saudita potevamo immaginare una certa manchevolezza, sorprende come la disorganizzazione generale dell’Argentina abbia reso inaffidabile in blocco anche il reparto arretrato. Pur con giocatori come Otamendi, Rojo e Fazio, ma con comprimari come Tagliafico, Mercado e Salvio, abbiamo assistito a un saggio disastroso sul difendere in ogni condizione contro la Croazia di Modric e soci. Ma spetta a Panama, con ogni probabilità, la performance singola più disastrosa del Mondiale finora, con l’Inghilterra che è riuscita ad andare a segno con ogni palla alta, con ogni cross o angolo battuto, ma anche con lanci a scavalcare la difesa panamense che non ha potuto contrastare in altro modo gli avanti inglesi se non abbattendoli. La Nazionale dell’America centrale ha chiuso con soli cinque duelli aerei vinti, undici tackle e nove disimpegni, che non sono comunque bastati ad arginare lo strapotere inglese. Pessima è stata anche la prestazione della Tunisia contro un Belgio in forma straripante. Scarsa attenzione, povertà tecnica, incapacità di coordinare i movimenti della linea difensiva (spiegati bene dal secondo e terzo gol della formazione belga), solo due duelli aerei vinti e costanti errori in disimpegno hanno facilitato ulteriormente il lavoro degli uomini di Roberto Martínez. Il Mondiale ha mostrato fin ora bellezze e brutture del gioco, e quella delle difese di alcune squadre impegnate assume i tetri colori di un’improvvisazione mal riuscita.

Tutto ciò che può significare “difendere male”