La rivista francese SoFoot ha indagato sulla possibilità che ci sia nei tifosi uno stato depressivo dovuto alla fine del Mondiale di calcio, domandandolo a udue psicologi. Con il finire della manifestazione, resta un sottofondo di malinconia che arriva proprio quando scema l’euforia per la kermesse Mondiale. Raphael Homat, mental coach, ha spiegato che «il calcio è paragonabile a una forma di dipendenza. C’è una sorta di piacere e soddisfazione nel vedere giocare la squadra per cui tifiamo. Finiamo con il diventare dipendenti da tutto ciò, proprio come per le serie che amiamo. Vorremmo sempre vedere un po’ in più, ma non è possibile. È una mancanza fisiologica».
Ma la Coppa del mondo è anche un momento unificante per tutti gli appassionati di calcio. È l’opportunità di riunirsi con gli amici, di condividere momenti conviviali e caldi, attimi di gioia a forte intensità emotiva. Jean-Paul Labedade, psicologo dello sport, dice: «Ogni elemento, come il fatto di vivere questi momenti di condivisione, aggiunge una goccia a questo elisir chiamato dipendenza. In questo caso è una dipendenza leggera, diversa dagli effetti disastrosi di alcol o droghe. Dopo aver provato questa sensazione di pienezza, in alcune persone si creerà una sensazione di vuoto per riequilibrare le cose. E questo si traduce in una forma di depressione».
Secondo Caroline Bernard, psicologa clinica, «durante la Coppa del mondo c’è questo sentimento di appartenenza, di identificazione con una squadra che maschera le nostre stesse azioni. E quando la competizione finisce, si crea un vuoto, la persona ricade nelle proprie abitudini. Alle volte può essere molto difficile per alcuni riprendere la vita di tutti i giorni. Quindi, c’è un modo per tornare alla normalità più facilmente? Dipende dalla struttura psichica della persona. Alcuni ripartiranno molto velocemente, mentre altri si troveranno di fronte a ciò che avevano messo da parte per un po’, che non sarà facile da gestire».