Alessio Romagnoli ha 23 anni, ma non ha paura delle responsabilità. Quando nell’estate 2015 arrivò al Milan per 25 milioni di euro, la sua prima intervista alla Gazzetta dello Sport fu titolata in taglio alto: «Difendo come Nesta, ho il tocco di Zidane». In realtà l’ex Sampdoria, voluto da Sinisa Mihajlovic che lo aveva allenato proprio a Genova, disse cose ben diverse. Il paragone con Nesta uscì parlando della maglietta numero 13 («L’ho chiesta subito perché Nesta era il mio idolo. Ho pensato a lui, non al fatto che avrei aggiunto altre responsabilità»), quello con Zidane ricordando il suo passato da centrocampista: «Da piccolo volevo fare il centrocampista. Avevo dentro questo gusto di giocare il pallone. Impazzivo per Zidane, per il suo modo unico di toccare la palla: guardavo sempre Zizou. Poi Tovalieri, nelle giovanili della Roma, mi spostò in difesa. C’erano solo centrocampisti e attaccanti, io ero tra i più alti e mi arretrò». Nella bufera mediatica scatenata da quel titolo, il nuovo arrivato non perse la concentrazione e alla prima amichevole con la maglia del Milan, 45 minuti nel Trofeo Tim contro l’Inter, salvò sulla linea un gol già fatto di Brozovic evitando il pareggio dei nerazzurri.
In controtempo
«Le critiche non mi hanno mai preoccupato. Voi giornalisti mi mettete addosso tante responsabilità che però non mi hanno mai pesato», ribadì Romagnoli un anno e mezzo dopo, nel novembre 2016. Nel periodo più complicato della storia recente del Milan, il difensore centrale è stato il secondo giocatore più utilizzato della rosa nella Serie A 2015/16, il quarto l’anno successivo e il settimo nell’ultima stagione. Ha segnato due gol importanti – il momentaneo 1-2 nel derby di Pasqua, la prima partita della nuova proprietà cinese poi pareggiata grazie a Zapata al 97’, e il rigore della vittoria nella semifinale di ritorno di Coppa Italia contro la Lazio, la squadra per cui non ha mai nascosto di fare il tifo, sotto la Curva Nord – e a inizio giugno, senza sapere se i rossoneri avrebbero disputato o meno la prossima Europa League, ha deciso di rinnovare il proprio contratto fino al 2022. Si è svezzato al fianco di Mexes e Alex, è maturato giocando con Paletta e Zapata e, insieme a Bonucci, ha blindato la difesa di Gattuso: 0,69 gol subiti a partita e una sola sconfitta in campionato nell’anno solare 2018 quando i due erano in campo insieme. Adesso che l’ex juventino è tornato a casa, Romagnoli è il favorito per diventare il nuovo capitano del Milan e ha già indossato la fascia nelle amichevoli contro Tottenham e Barcellona.
La zampata per iniziare la rimonta nel derby di mezzogiorno
La sua crescita è tutta nelle parole dell’allenatore che l’ha voluto – Mihajlovic, scettico di fronte alla richiesta della Roma di 25 milioni di euro («A me piacciono le fragole, ma non devono costare come le ostriche») – e di chi – Gattuso – se l’è ritrovato pronto per scalare l’ultimo gradino: «Romagnoli è un ’95 ma ha già 200 partite. È uno dei migliori difensori al mondo perché abbina qualità e quantità». Nel 2017/18 Romagnoli è stato il miglior rossonero per spazzate (5,3 a partita) e il terzo per duelli aerei vinti (2,5 a gara, ma dietro a Conti che ha totalizzato solo due presenze e Zapata fermo a 12, con un terzo di minuti giocati in meno). Deve ancora migliorare dal punto di vista disciplinare (con sette cartellini gialli e un rosso nell’ultimo campionato è stato il secondo più “cattivo” del Milan dopo Kessié), ma, paradossalmente, si trova nella condizione di essere leader del suo reparto – e forse anche dell’intera squadra, dovesse continuare a vestire la fascia – nonostante l’arrivo di un giocatore come Caldara, più grande di lui di un anno e valutato circa 35 milioni di euro, cioè alla pari di Bonucci.
L’unica espulsione di Romagnoli quest’anno in campionato: un rosso dubbio ma pesante, perché a Benevento il Milan si abbassa e subisce il pareggio delle Streghe all’ultimo secondo
In molti, inoltre, stanno già sottolineando che al momento il Milan ha in Donnarumma, Conti, Caldara, Romagnoli e Calabria “la futura difesa della Nazionale”. Il mercato prima e il campo poi potrebbero dire altro, ma se in quella frase c’è una certezza è proprio la figura del numero 13 rossonero. Che è chiamato alla stagione della definitiva consacrazione anche in ottica azzurra. Finora Romagnoli, 15 presenze e un gol con l’Under 21, ha giocato solo sette partite con la Nazionale maggiore, di cui quattro amichevoli. All’esordio – nell’1-1 contro la Spagna a Torino valevole per l’andata delle qualificazioni al Mondiale di Russia – sostituì l’infortunato Chiellini e fu tra i migliori in campo, poi però il problema al menisco del ginocchio sinistro accusato alla fine della stagione 2016/17 (e trascinato fino all’inizio della scorsa) ha condizionato la scelte dell’ex ct Ventura, che non lo ha convocato per lo spareggio contro la Svezia. La doppia sfida con gli scandinavi si è giocata tra il 10 e il 13 novembre 2017: Romagnoli gli unici due gol del suo campionato li ha segnati il 5 novembre contro il Sassuolo e il 18 contro il Napoli. Anche per questo, l’addio di Bonucci rappresenta la sua grande occasione per affermarsi come capitano del Milan e pilastro della Nazionale. A 23 anni non è da tutti.