Quella dell’eredità di Buffon è una tematica importante per il futuro a medio termine della nuova Nazionale di Roberto Mancini. Ad inizio stagione, Massimo Taibi indicava in Donnarumma, Perin, Meret e Sirigu i candidati per la successione dell’ex portiere della Juventus in vista di Euro 2020, il primo grande torneo in cui sarà assente: «Per età, presenze e squadra in cui gioca, Donnarumma è avvantaggiato rispetto agli altri. C’è da dire che per fortuna siamo messi molto, molto bene: oltre al portiere del Milan ci sono Sirigu, Perin, lo stesso Meret». L’andamento del campionato, tuttavia, permette di andare oltre le previsioni secche e di stilare una graduatoria più o meno credibile sul prossimo numero uno dell’Italia.
Il favorito sembra essere Donnarumma. Al netto di qualche errore di troppo – per esempio quello commesso in occasione derby d’andata –, che sembrava aver confermato l’involuzione della scorsa stagione, il portiere del Milan è tornato su altissimi standard prestazionali, come in occasione dell’ultimo turno contro la Roma. Una crescita ben al di là dei dati, che comunque raccontano di una porta mantenuta inviolata in tre delle cinque partite disputate nel 2019, e della percentuale di parate più alta (oltre l’87%) nei cinque maggiori campionati europei dal mese di novembre. Una svolta psicologica, prima ancora che tecnica, come spiegato anche da Dino Zoff in quest’intervista al Corriere della Sera: «Donnarumma è diventato uomo. Sta imparando a gestire le fasi della vita, che sono anche le fasi della partita. Dopo un errore non si abbatte più. Contro la Roma ha sbagliato un’uscita alta e, un momento dopo, ha fatto un intervento superlativo».
Tra i pali, Donnarumma si conferma tra i migliori della Serie A: ha effettuato 71 parate, di cui 1,8 di media all’interno dell’area di rigore, per quasi 4.1 tiri subiti nello specchio. Sono cifre che evidenziano la riconosciuta e riconoscibile capacità di andare a terra con tempistiche inusuali per un portiere con la sua fisicità. Allo stesso tempo, sta migliorando anche nella fase di costruzione dell’azione con i piedi: 80,7 di precisione nei passaggi contro il 77,6 del 2017/2018, per un numero di tocchi e di lanci lunghi completati pressoché identico. Diminuisce l’irruenza e l’istintività pura e semplice (oltre che la pericolosa tendenza a commettere un grave errore immediatamente dopo un grande intervento), e allora aumenta l’efficacia.
La partita contro la Roma è stata una delle migliori della stagione di Donnarumma
Se Perin vive un momento precario alla Juventus, Meret sta invece crescendo in maniera esponenziale. Arrivato al Napoli – via Udinese – dopo due anni di apprendistato in prestito alla Spal, il portiere classe 1997 ha confermato di possedere quel mix di talento precoce e sicurezza che lo ha contraddistinto fin dai primi anni di carriera, oltre che una durezza mentale non comune – una dote che gli ha permesso di superare senza troppe difficoltà l’infortunio al braccio patito durante il ritiro estivo. Dal punto di vista tecnico, Meret è un portiere che ha nei riflessi e nella reattività le sue caratteristiche migliori: in questo modo riesce a far apparire facili interventi molto complessi, soprattutto le respinte sui tiri da distanza ravvicinata. Come Donnarumma, ha misure fisiche imponenti, (1,90 per 82 kg) che gli consentono di coprire un’ampia porzione di porta nelle uscite basse, allungando e contraendo la massa corporea a piacimento.
Rispetto al portiere del Milan, però, Meret sembra avere maggiore freddezza nei momenti chiave. Un dettaglio non da poco per chi difende la porta di una grande squadra, chiamato ad intervenire poche volte ma in maniera potenzialmente decisiva. Non a caso, ha parlato così in una recente intervista alla radio ufficiale del Napoli: «Cerco di scendere in campo con grande convinzione, sono consapevole di avere qualità importanti. L’idea di essere una sorta di predestinato fa piacere, ti fa capire che probabilmente stai lavorando bene. So bene di poter arrivare alla Nazionale, ma devo lavorare tanto, con impegno e massima dedizione».
Meret compie una parata salva-risultato contro la Spal, la sua ex squadra
Dietro Donnarumma e Meret, il portiere che sembra più vicino al definitivo salto di qualità è Emil Audero. Non a caso, la Sampdoria non esiterà a versare 20 milioni nelle casse della Juventus per acquistare il suo cartellino a titolo definitivo. Classe 1997 come Meret, l’italo-indonesiano è un portiere essenziale, poco incline alla parata spettacolare (per quanto certe soluzioni siano perfettamente nelle sue corde, come dimostrano i salvataggi su Matuidi e Cristiano Ronaldo nella gara disputata allo Stadium contro la Juventus), più propenso all’intervento semplice, pulito ed efficace, grazie ad un senso della posizione già molto sviluppato per un portiere sua età.
La grande esplosività negli arti inferiori consente ad Audero di avere grande facilità negli spostamenti laterali e di coprire ampi spicchi di porta in tempi rapidissimi. Il classico pelo nell’uovo sembra essere costituito dal gioco con i piedi, per quanto la base di partenza appaia comunque solida, e il tempo sia decisamente dalla sua oparte, anche in virtù di un’etica del lavoro non comune. «La mia maturità è un mix di fattori. In parte deriva dal mio carattere. Mi reputo abbastanza tranquillo, prendo le cose serenamente, anche se quando serve essere focalizzati sul lavoro, mi faccio trovare pronto», ha dichiarato in una recente intervista alla Gazzetta dello Sport. «In questo senso, gli anni nel settore giovanile della Juventus mi sono serviti a fare sempre le cose al massimo, anche se poi persino nei movimenti sembro quasi rilassato. Me ne accorgo talvolta anche nelle parate: non faccio interventi scenografici, preferisco gesti più semplici e comunque efficaci».