Tre temi su Atlético-Juventus

La finale anticipata, Ronaldo contro l’Atlético, il ritorno di Morata.

Come una finale anticipata

La cornice del Wanda Metropolitano, lo stadio che ospiterà l’atto conclusivo della Champions League, rinfocola ulteriormente la suggestione di leggere Atlético Madrid-Juventus come una finale anticipata. Primo, perché sono le uniche due squadre – Real Madrid, a parte, e questo si capisce – ad aver disputato più di una finale di Champions negli ultimi cinque anni (i colchoneros si sono arresi in entrambe le occasioni ai rivali cittadini, i bianconeri hanno perso prima col Barcellona e poi con il Real Madrid). Secondo, perché le due squadre, quando non sono arrivate in fondo, nelle fasi a eliminazione diretta hanno ceduto il passo solo a due pochissime elette d’Europa: Real Madrid (una volta la Juve e due volte l’Atlético) e Bayern (una volta la Juve). Al termine, tra l’altro di incroci tiratissimi. Ribaltando la questione, sono state capaci anche di eliminare le concorrenti più attrezzate del continente – il Barcellona, per esempio, tra Atlético e Juventus complessivamente ha perso tre sfide a eliminazione diretta negli ultimi cinque anni. Questo sottolinea come le squadre di Allegri e Simeone difficilmente sbagliano gli appuntamenti cruciali, e questo ottavo di finale che le mette di fronte è uno di questi. L’attenzione ai dettagli anche minimi dei due tecnici suggerisce che assisteremo a due partite molto equilibrate, dove vincerà chi sbaglierà di meno: proprio come una finale, appunto.

Il super gol di Dybala al Frosinone

Il rapporto privilegiato tra Ronaldo e l’Atlético 

31 partite, 15 vittorie, 22 gol e 8 assist. Questo il bilancio niente male di Cristiano Ronaldo contro l’Atlético, che fanno di lui il miglior marcatore nella storia del derby di Madrid. La prima stracittadina indimenticabile di CR7 è quella dell’11 aprile 2012, quando segna una tripletta in casa dei Colchoneros: punizione “maledetta” da trenta metri, siluro da fuori area, calcio di rigore al millimetro e quota 40 gol in campionato raggiunta. Le migliori soddisfazioni arrivano tuttavia in Champions League, con il 4-1 nella finale di Lisbona nel 2014, l’anno della Décima, a cui Ronaldo partecipa con il rigore che chiude la partita ai supplementari (17 gol in 11 partite in quella Champions). Due anni dopo, altra gioia per CR7, che a San Siro calcia il quinto e decisivo penalty per un’altra Coppa dei Campioni alzata dal Real di fronte ai cugini. Ma il derby europeo migliore per il numero 7 oggi alla Juve arriva il 2 maggio 2017, quando segna una tripletta al Bernabeu nell’andata della semifinale di Champions: il 3-0 vale al Real Madrid l’accesso alla finale di Cardiff, che i tifosi juventini ricordano bene. Non solo gioie comunque per Ronaldo contro l’Atlético, soprattutto dall’approdo di Simeone sulla panchina dei Colchoneros: c’è la finale di Copa del Rey nel 2013, in cui CR7 segna un gran gol di testa ma si fa espellere e perde 2-1; e c’è anche un bilancio tutt’altro che positivo nelle ultime sfida di Liga, con il Real di Ronaldo che ne ha vinta solo 1 su 10, perdendone anche una per 4-0. In Champions, però, la musica è diversa e Cristiano (che ha alzato 5 volte il trofeo) ha sempre avuto ragione sui cugini, eliminati anche ai quarti nel 2015. Nell’unica partita giocata al Wanda Metropolitano, Cristiano Ronaldo non ha segnato. Stasera ha il tempo per sfatare anche quest’ultimo tabù.

Il rigore decisivo nella finale 2016 e la tripletta in semifinale nel 2017

Morata è tornato a casa

Álvaro Morata ha disegnato una carriera circolare: dall’Atlético Madrid all’Atlético Madrid passando, per Real Madrid, Juventus e Chelsea. Il ritorno nella squadra che per prima ha intuito le sue doti – seppure solo a livello giovanile – non poteva avere apogeo più suggestivo e immediato di questi ottavi di finale. Dopotutto Morata ha probabilmente espresso il meglio di sé proprio con la maglia della Juventus, due stagioni di alto livello, una finale di Champions raggiunta da protagonista assoluto e i successi in campionato e Coppa Italia. Anzi, da lì la sua vicenda sportiva sembra aver imboccato un piano inclinato verso il basso, ora il passaggio alla squadra di Simeone è un tentativo di riprendere un discorso interrotto, di riannodare i fili con qualità tecniche non comuni a cui sembra essere mancato il supporto della psiche. Non è solo un discorso mentale, Morata all’Atlético potrebbe ritrovare anche un contesto tattico adatto alle sue caratteristiche: è un attaccante che ama gli spazi aperti, che si esalta quando viene lanciato in profondità, magari sfruttando la transizione positiva. L’Atlético Madrid edizione 2018/2019 non ha ancora trovato il suo assetto migliore, così Morata potrebbe in qualche modo contribuire a risolvere il rebus. È una condizione condivisa tra la squadra e il suo nuovo/vecchio attaccante, la sfida con la Juventus rappresenta lo stimolo migliore perché entrambe le entità possano fare il passo verso la definizione di una nuova identità, perché possano riuscirci insieme.

Immagini Getty Images