In questi anni, l’Atlético Madrid ha sempre chiuso la stagione dando l’idea di aver ottenuto il massimo in relazione alle proprie potenzialità, sia in patria che in Europa. Probabilmente, sotto questo punto di vista, nessuno ha fatto meglio di Simeone nell’ultimo lustro. Arrivati a febbraio inoltrato, c’è invece molta incertezza per quella che ad oggi sembra la versione dell’Atléti più sottotono dell’era cholista. E dire che a inizio anno sembrava che i Colchoneros avessero la rosa più talentuosa di sempre, il club ha fatto investimenti piuttosto importanti in sede di mercato (su tutti Lemar a 75 milioni). Oltre a questo, la vittoria in Supercoppa Europea contro gli eterni rivali del Real Madrid sembrava una conferma della forza della squadra.
Invece, c’è il terrore che il difficilissimo ottavo di Champions contro la Juventus rappresenti forse l’ultima chance di salvare una stagione che altrimenti rischierebbe di essere finita già a marzo. Oltre a essere stati eliminati agli ottavi di Copa Del Rey dal modesto Girona, il campionato è per distacco il più negativo in termini di punti da quando è arrivato Simeone. C’è tanta amarezza, perché l’Atlético non sta approfittando di una quota titolo bassa come mai prima d’ora (anche a causa della grande competitività del calcio spagnolo). Nulla è compromesso definitivamente, è una Liga in cui le big hanno tante battute d’arresto, un filotto di vittorie consecutive probabilmente riporterebbe la squadra di Simeone vicina al Barcellona. Tuttavia, oltre al rischio di recriminare per l’occasione sprecata, la sensazione è che la squadra sia molto meno solida rispetto al passato, e che Simeone abbia ancora diversi dubbi.
Qualche blackout di troppo
Nel corso degli anni, sul cosiddetto Cholismo si è costruita una narrazione fuorviante, come se fosse un qualcosa di rigido e immutabile. In realtà, Simone ha plasmato squadre differenti tra loro in base ai giocatori a disposizione: se l’Atlético che vinse la Liga era molto fisico e diretto (soprattutto grazie a un Diego Costa strepitoso), da Griezmann in poi il calcio dei Colchoneros si è sempre più ispirato ai princìpi del gioco di posizione, in modo da sfruttare soprattutto i corridoi centrali. Proprio come fanno Guardiola e quegli allenatori che vengono percepiti e raccontati come opposti al Cholo per idee calcistiche, Simeone ricerca il terzo uomo nello sviluppo dell’azione. Indipendentemente dalla presenza di ali pure o di “finti esterni” (solitamente Simeone schiera uno tra Koke e Saúl in posizione più larga), la Juventus dovrà quindi coprire con efficienza gli spazi intermedi. Non a caso, l’Atlético è una delle squadre con il minor numero di cross nella Liga.
L’Atlético è solito occupare i 5 corridoi verticali su attacco consolidato, con i terzini alti a dare ampiezza e le ali parecchio strette (qui Lemar è più bloccato in caso di ripartenza rivale, col grosso della squadra sul lato palla).
Al netto della differenze tattiche, una cosa ha però accomunato i diversi Atlético del Cholo Simeone: una forza mentale incredibile, una capacità pazzesca di saper sfruttare gli episodi a vincere in gare tiratissime, con difese della propria area di rigore ai limiti dell’epicità (viene in mente il doppio confronto contro il Bayern del 2016). Fin dall’errore di Godín nella prima partita di Liga contro il Valencia – un’incertezza su un cross senza pretese –, l’Atlético 2018-2019 sembra avere perso questo punto di forza, smarrendosi anzi nei momenti clou con leggerezze imperdonabili.
Oltre a molti sanguinosi pareggi nella prima parte di stagione (quello di Bruges ha costretto gli spagnoli al secondo posto del girone di Champions), un esempio ci arriva nella recente sconfitta contro il Betis. Un successo esterno dei Colchoneros sarebbe stato vitale per rosicchiare punti a un Barcellona che aveva pareggiato col Valencia. Nel momento migliore dell’Atlético, in cui sembrava che il gol fosse ormai vicino, un veterano con l’esperienza di Filipe Luis ha commesso uno svarione decisivo, intercettando col braccio un cross innocuo dentro l’area e causando il rigore della sconfitta. Poche settimane prima, subito dopo aver rimontato il Girona segnando il 3-2 all’85’, l’Atléti ha subito il 3-3 in contropiede, venendo così estromesso dalla Copa del Rey. Come se non bastasse, anche su calcio piazzato si stanno vedendo più amnesie del solito, come accaduto in occasione del gol di Casemiro durante l’ultimo derby di Madrid.
Sterilità offensiva
Tuttavia, se questi blackout suscitano clamore proprio perché si è abituati alla solidità delle stagioni passate, l’Atlético continua ad avere in assoluto una delle migliori fasi difensive d’Europa. Oltre a essere la squadra in Liga con meno gol incassati (appena 17), è pure quella con meno Expected Goals concessi agli avversari. I problemi dei troppi passi falsi, quindi, risiedono soprattutto in avanti: l’Atlético ha 1.6 gol di media se si calcolano tutte le partite stagionali, per distacco il peggior attacco tra i top club europei. Crea piuttosto poco ed è solo al settimo posto per Expected Goals in Liga.
Senza dubbio, i ripetuti infortuni e il rendimento deludente di molti singoli stanno influendo nel gioco dei Colchoneros. Se Rodri si sta confermando uno dei mediani più forti di Spagna, i giocatori più creativi. stanno avendo dei problemi. Lemar in particolare si sta rivelando una grande delusione, soffre molto nelle fasi di attacco posizionale e palesa molte difficoltà quando viene schierato in una posizione più interna. Al Monaco si esaltava quando veniva servito in situazione dinamica con Mendy in sovrapposizione e Mbappé vicino a lui, mentre in un campionato di livello superiore sembra avere troppi limiti, in particolare quando parte da fermo.
Con un Correa che continua a mostrare scarsa continuità e l’assenza di una prima punta di livello (prima dell’arrivo di Morata, Diego Costa era stato martoriato dai problemi fisici), la pericolosità offensiva dei Colchoneros è dipesa quasi in toto da Antoine Griezmann. L’attaccante francese è l’unico che sembra sempre in grado di creare qualcosa, il gioco dell’Atlético si basa in buona parte sulle sue prodezze, non solo negli ultimi metri ma in qualsiasi zona del campo, con un’elevata quantità di soluzioni: Griezmann si abbassa per effettuare un cambio di gioco, si defila per dialogare con ala e terzino, si fa trovare tra le linee per mandare in porta un compagno e tira quasi dal nulla. La somma tra Expected Goals ed Expected Assist è di 0.70 ogni 90’, si parla quindi per distacco del giocatore più pericoloso a disposizione di Simeone.
Dallo stato di forma di Griezmann dipende buona parte della pericolosità dell’Atlético.
Come spesso accade, una fase offensiva disordinata e inefficiente causa problemi difensivi quando si perde palla, e nell’ultimo derby perso dai Colchoneros si è visto con chiarezza. Schierato con un 4-4-2 molto offensivo (Correa e Lemar ali, Saúl e Thomas in mezzo), l’Atlético si è fatto trovare spesso scoperto, e ha patito il maggior pregio del Real Madrid di Solari: le ripartenze, soprattutto dal lato di Vinícius Junior. Con Correa molto dentro il campo e Arias schierato alto, i Blancos hanno avuto sempre spazio nella fascia destra dell’Atlético, di conseguenza Giménez – non al top fisicamente – è stato costretto a defilarsi per fronteggiare il brasiliano in campo aperto. Da una situazione di questo tipo è nato il rigore del secondo vantaggio del Real Madrid, che ha portato alla prima sconfitta casalinga dei Colchoneros in Liga da quando è stato inaugurato il Wanda Metropolitano.
L’azione del rigore. Correa perde palla ingenuamente andando a infilarsi in un vicolo cieco, il Madrid rapidamente attacca a sinistra mandando Vinícius al dribbling con Giménez
Anche se le prime due partite con la casacca rojiblanca si sono rivelate sfortunate, l’arrivo di Morata sembra dare più soluzioni tattiche a Simeone. Quest’anno, l’Atlético sembra avere un po’ perso quella capacità di risalire velocemente il campo e attaccare con rapide transizioni, anzi è diventata una squadra che per rendersi pericolosa ha la necessità di alzare il baricentro. Morata può quindi consentire un attacco più efficiente della profondità, e anche la possibilità di poter pungere durante le fasi di difesa posizionale sfruttando le sue capacità in campo aperto.
L’Atlético non ha ancora trovato una struttura ottimale, eppure si trova costretto a giocare contro la Juventus l’ottavo di Champions più difficile che potesse capitare. Buona parte della qualificazione passa dalla gara d’andata: se in casa i Colchoneros hanno un rendimento quasi impeccabile, viceversa in trasferta incontrano molte più difficoltà (appena 4 successi esterni in questa Liga, l’ultimo particolarmente sofferto contro il Rayo Vallecano). Prevalere nella doppia sfida contro la Juventus è necessario per salvare un’annata che, in caso di eliminazione, rischia di rivelarsi negativa per quelle che erano le elevate aspettative iniziali.