Tre temi su Juventus-Ajax

Un'altra notte per Ronaldo, l'assenza di Mandzukic, l'identità dell'Ajax.

Un’altra notte per Ronaldo

Non si tratta di banalità, di mancanza di temi o idee: il racconto di Juventus-Ajax deve necessariamente partire da Cristiano Ronaldo. Dalla sua forza, dalla sua esperienza, dal suo carisma. Il match d’andata alla Johan Cruijff Arena è stato deciso dal portoghese, esattamente Juventus-Atlético Madrid, la partita della rimonta perfetta. La Champions League è il playground di Cristiano, anzi per dirla ancora meglio: la fase finale della Champions League è il contesto in cui il fuoriclasse ex Real Madrid si esprime al meglio, perché certi campioni sono così, si esaltano quando le partite diventano complicate, quando si alza la famosa asticella. Il punto è che Ronaldo è l’asticella, il suo rendimento negli ultimi turni della manifestazione più importante è spaventoso, addirittura 41 gol segnati dai quarti di finale in poi. Lionel Messi, giusto per alimentare un po’ il confronto a distanza, si ferma a quota 16. E allora ecco l’Ajax, ecco un’altra notte fatta per Cristiano: a quattro anni dall’ultima eliminazione prima della finale (proprio contro la Juventus, nel 2015), il portoghese prenderà in carico tutto il peso dell’attacco bianconero, o comunque dovrà gestire l’assenza di Mandzukic, e la pressione di una partita da vincere. Difficile trovare premesse migliori, per uno come lui.

Allegri senza Mandzukic

Massimiliano Allegri, questa sera, si troverà a dover gestire una situazione quasi inedita: Mario Mandzukic non ci sarà, il centravanti croato non è stato convocato, e quindi il tecnico livornese dovrà rinunciare a un giocatore schierato da titolare in 7 delle 9 partite giocate in questa Champions League. Il punto è che Mandzukic è l’unico attaccante della rosa bianconera ad avere certe caratteristiche, quindi il gioco della Juventus cambierà inevitabilmente. Allegri ha diverse possibilità: se volesse mantenere il modulo spurio che ha portato alla rimonta con l’Atlético e al pareggio di Amsterdam, potrebbe inserire Dybala, Douglas Costa o Kean accanto a Cristiano Ronaldo e Bernardeschi. Si tratterebbe di soluzioni differenti tra loro, e lontane dal contributo di Mandzukic: con Dybala, Ronaldo si troverebbe a giocare da terminale offensivo puro; stessa cosa in caso di inserimento di Douglas Costa, solo che il brasiliano ha un gioco più elettrico rispetto all’argentino, abituato a galleggiare tra le linee per giocare il pallone e offrire soluzioni di passaggio. Con Kean, invece, il fuoriclasse portoghese avrebbe maggiore libertà di muoversi su tutto il fronte offensivo, non perché l’attaccante classe 2000 abbia le stesse caratteristiche di Mandzukic, solo che tende ad attaccare maggiormente la profondità, un suo inserimento renderebbe più verticale il gioco della Juventus, aggiungerebbe fisicità e imprevedibilità alla manovra offensiva. Dalla scelta di Allegri dipenderà gran parte della notte bianconera, perché si tratta di una decisione che influenzerà in maniera forte il piano partita.

L’identità degli olandesi

Dal punto di vista del gioco, è molto probabile – praticamente certo – che Juventus-Ajax non sia molto differente da Ajax-Juventus. È una questione di identità, che va oltre ten Hag e affonda le sue radici nella storia del club olandese: il calcio dell’Ajax è una specie di marchio, è inevitabile che De Ligt, De Jong (convocato nonostante il problema fisico accusato contro l’Excelsior) e compagni lo imprimano anche al match di Torino, come se la partita d’andata non fosse mai esistita, come se  l’1-1 strappato da Allegri e Ronaldo alla Johan Cruijff Arena non avesse un peso sul discorso qualificazione. L’Ajax non ha alternativa, anzi ha colmato il gap con squadre decisamente più forti – chiedere al Real Madrid – proprio insistendo sulla sua identità, senza negoziare sulla personalità. I giocatori cresciuti e oggi esaltati dal sistema, nel sistema: la storia si ripete e si ripeterà anche a Torino, un mese dopo Madrid. Il match del Bernabéu è la partita cui far riferimento: l’Ajax volò in Spagna dopo aver perso in casa, eppure pressò e schiacciò la squadra (tri)campione d’Europa in carica fin dal primo minuto, incurante delle presunte differenze di talento ed esperienza. Andrà così anche questa sera, la qualificazione della Juventus alle semifinali passa dalla capacità di assorbire e rispondere all’identità dei suoi avversari.