Perché la Serie A potrebbe attirare calciatori stranieri

Grazie agli incentivi fiscali contenuti nel Decreto Crescita.
di Redazione Undici 28 Giugno 2019 alle 12:26

Con l’ok definitivo arrivato in Senato, è stato approvato il Decreto Crescita, un insieme di misure destinate a incentivare la crescita economica. Tra gli emendamenti, anche uno che potrebbe favorire l’arrivo di calciatori e allenatori dall’estero, che approfitterebbero di una tassazione agevolata. Il bonus per il “rientro dei cervelli” si applica a chi non è stato residente in Italia negli ultimi due anni ed è intenzionato a rimanerci per almeno i due successivi: per gli sportivi professionisti, la norma introduce una tassazione sul 50 per cento del reddito. In cambio, i beneficiari della norma dovranno versare un contributo pari allo 0,5 per cento della base imponibile. Le entrate saranno destinate al ”potenziamento dei settori giovanili”.

Un regime fiscale conveniente per le società italiane che decidono di puntare sui profili che arrivano da campionati stranieri, come nel caso del probabile arrivo di de Ligt alla Juventus. Come riporta il Corriere dello Sport, l’olandese, che dovrebbe guadagnare un ingaggio vicino ai 12 milioni di euro compresi bonus facilmente raggiungibili, pagherebbe i contributi solamente sulla metà del totale – quindi 6 milioni di euro – per un risparmio di circa 2,5 milioni di euro. James Rodríguez al Napoli o Lukaku all’Inter potrebbero essere altri affari convenienti per la Serie A. Il decreto entra in vigore a partire da gennaio 2020.

In realtà, il testo definitivo approvato al Senato ha reso meno conveniente l’emendamento nel caso degli sportivi. La prima bozza – che vale ancora al di fuori dell’ambito sportivo professionistico – tassava il reddito solamente sul 30 per cento del totale, e sul 10 per cento per le otto regioni del Mezzogiorno – Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna. In ogni caso, il decreto è molto vantaggioso ed è stato ribattezzato come la “legge Beckham” italiana, ricordando la norma introdotta dal governo spagnolo nel 2005 che tassava al 24 per cento i redditi dei contribuenti arrivati dall’estero – proprio come nel caso del giocatore inglese allora al Real Madrid, e che avrebbe agevolato negli anni la grande concentrazione di campioni nella Liga. La norma prevedeva anche l’assenza di tassazione sui redditi percepiti all’estero – in Italia c’è un prelievo di 100mila euro, dato pluricitato in occasione dell’arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juventus un anno fa – e venne abrogata dal governo Zapatero nel 2010.

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