Cutrone al Wolverhampton è un sacrificio necessario

Il Milan ha bisogno di un attaccante diverso, Patrick ha scelto un campionato che potrà mascherare parte delle sue lacune.
di Francesco Caligaris
01 Agosto 2019

Chiudete gli occhi e provate a immaginare un attaccante del Milan sgraziato, un po’ scoordinato e limitato tecnicamente che segna ed esulta come se avesse deciso all’ultimo secondo una finale mondiale: se qualcuno di voi ha pensato a Patrick Cutrone, e non a Filippo Inzaghi, probabilmente è perché in alcuni momenti delle ultime due stagioni Filippo Inzaghi è stato davvero – senza eccessivo pericolo di blasfemia – l’unico termine di paragone possibile per Patrick Cutrone. In 90 partite ufficiali la punta classe 1998 (21 anni e mezzo) ha segnato 27 reti, di cui 13 in Serie A e 10 in Europa League, e nell’89% dei casi per farlo gli è bastato solo un tocco, talvolta in equilibrio precario, in scivolata o in anticipo su portiere e difensori, badando sempre alla sostanza e quasi mai alla forma.

L’ultimo gol di Cutrone con la maglia del Milan, tuttavia, è arrivato il 12 gennaio 2019: doppietta ai supplementari negli ottavi di finale di Coppa Italia contro la Sampdoria. E in campionato si era fermato addirittura il 2 dicembre 2018, con una girata al volo valida per il momentaneo 1-1 nella partita poi vinta 2-1 dai rossoneri contro il Parma. Nel suo primo anno da professionista l’attaccante ha segnato 18 gol, grazie ai quali è stato il miglior marcatore dell’intera rosa, ma nel secondo ha dimezzato la cifra, limitandosi a 3 sole reti in Serie A pur giocando sostanzialmente gli stessi minuti: 1509 nel 2017/18, 1438 nel 2018/19.

Martedì Cutrone è stato venduto al Wolverhampton per 18 milioni di euro più 4 di bonus, e la sua cessione ha diviso i tifosi del Milan. In effetti poche situazioni meglio di questa si prestano a un contrasto tra “cuore” e “testa”: da una parte c’è la narrazione del predestinato (Cutrone è entrato nel settore giovanile del Diavolo a 8 anni, il suo idolo era naturalmente Inzaghi, fino a poco tempo fa si portava letteralmente a letto il pallone e durante il suo primo giorno d’asilo – ha raccontato suo padre – ha spaccato con una pallonata il vetro che copriva un estintore); c’è l’affetto del popolo rossonero verso colui che ha deciso l’ultimo derby vinto contro l’Inter; c’è la riconoscenza per aver sempre messo sul campo la grinta che è mancata ad altri, sintetizzata nel marzo 2018 dalla tarantolata corsa per recuperare il pallone del 2-2 al Chievo Verona appena convalidato dal Var e caricare tutto San Siro verso la rimonta poi completata nel finale da André Silva.

Dall’altra, però, c’è l’esigenza del Milan di vendere per fare cassa e ottenere plusvalenze; c’è il nuovo allenatore Marco Giampaolo che, nel suo 4-3-1-2, a un centravanti di ruolo (Krzysztof Piątek, e solo come seconda scelta Patrick Cutrone) vuole affiancare una punta diversa, un rifinitore di qualità e movimento più che un attaccante d’area di rigore; c’è soprattutto la consapevolezza che, per un centravanti, 3 reti in un intero campionato sono poche. I numeri positivi e l’ottimo impatto di Cutrone nel suo anno d’esordio hanno nascosto molte lacune, soprattutto tecniche, ma nell’ultima stagione la sensazione è che la sua crescita si sia un po’ arrestata.

Nel 2017/18 Cutrone è stato il secondo peggior giocatore del Milan per palle perse a partita e ha avuto la terzultima percentuale di passaggi realizzati (79%). I dati non sono migliorati nel 2018/19: sesto per palloni persi e ancora terzultimo nella precisione dei passaggi (74,3%). Cutrone è un attaccante essenziale: vive per il gol e per segnare è disposto a trascurare tutti i canoni dell’estetica, ma nel frattempo aiuta poco la squadra con le sponde ed è caotico e disordinato nel pressing. I suoi punti di forza, in fondo, sono anche i suoi limiti.

Tutta l’essenzialità di Patrick Cutrone: 7 palloni toccati, 7 gol

Gli ultimi Europei Under 21 disputati in Italia sono stati un perfetto saggio breve dell’attuale livello dell’ormai ex punta del Milan. Nella partita d’esordio contro la Spagna Cutrone è entrato nell’ultima mezz’ora al posto di Moise Kean e, pochi minuti dopo, è stato decisivo per il gol del 2-1 segnato da Federico Chiesa. E lo ha fatto a suo modo: ha tagliato in area ricevendo un bel lancio in verticale di Riccardo Orsolini, ha cercato un (difficile) tiro al volo mancando completamente il pallone ma poi è stato bravo a recuperarlo, girarsi e difenderlo per permettere a Nicolò Barella di servire l’ala della Fiorentina tutto solo davanti alla porta. Nelle successive gare con Polonia e Belgio, invece, Cutrone ha giocato come titolare e – pur trovando un gol di testa nell’ultimo match – non ha convinto del tutto.

In Inghilterra Cutrone troverà un campionato che potrà aiutarlo a partecipare in maniera più pulita alla manovra della squadra, ma paradossalmente, quando è tornato in Italia dagli Stati Uniti, è sembrato tutt’altro che felice di lasciare il Milan. Quanto alla bontà della scelta dei rossoneri, lo scorso mese è uscito il quarto episodio di Toy Story: Cutrone ricorda quei giocattoli semplici e con pochi accessori che hanno un grande valore affettivo per il proprio padrone ma, nonostante ciò, vengono comunque sacrificati in nome della modernità.

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