Tre cose su Armenia-Italia

La qualità degli Azzurri, la grande serata di Belotti, Emerson e Verratti.

La forza della qualità

Il racconto del calcio di fine estate, che il calendario lega da anni ai match delle squadre nazionali, ha spesso imprigionato l’Italia nella retorica del ritardo di condizione. È una considerazione che valeva anche per la partita di ieri, a Yerevan l’Armenia sembrava avere più fiato e più gambe rispetto alla squadra di Mancini, soprattutto nel primo tempo. Poi però è venuta fuori la qualità, come quando decidi di pulire un mobile vecchio e prezioso che avevi faticosamente spostato in cantina, e trovi la qualità del legno, la bellezza delle rifiniture, la raffinatezza dell’intarsio, sotto un velo di polvere. Ieri l’Italia ha provato a giocare il suo calcio fin dal primo minuto, gli avversari hanno imposto ritmo e fisicità e un’accorta strategia difensiva e di controffensiva, così è nato il vantaggio di Karapetian dopo 10 minuti di gioco – nel video del gol è evidente come la transizione sorprenda l’Italia, con i due centrali difensivi rimasti soli contro altrettanti avversari in maglia rossa. Poi, come detto, la qualità è venuta fuori: Emerson è andato via sulla sinistra e ha trovato Belotti a centro area dopo una grande azione sulla sinistra; gli armeni sono rimasti in dieci uomini e non sono mai davvero usciti dalla propria area per tutto il secondo tempo; il gioco dell’Italia sembrava privo di sbocchi e dalla panchina si è alzato Lorenzo Pellegrini, per cambiare spartito offensivo, e proprio il centrocampista della Roma ha trovato il primo gol in Nazionale con un perfetto inserimento in diagonale, da sinistra a destra, per sfruttare un perfetto cross di Bonucci, un difensore centrale che si è spinto in avanti per aiutare la squadra a vincere la partita. Dopo è arrivato anche il terzo gol, ancora di Belotti (ne parleremo tra poco), ma la sostanza è che l’Italia di Mancini ha una forza superiore perché è superiore la qualità che può mettere in campo. È un discorso che riguarda gli uomini, intesi come calciatori, ma anche il sistema di gioco che il ct ha impostato e imposto fin dal suo insediamento in panchina, un sistema di gioco audace, ambizioso, che cerca di valorizzare la tecnica e di consolidare il possesso. A volte, sono proprio le armi migliori per battere degli avversari che hanno una condizione migliore, più tonica.

La rivelazione di Belotti

Certo, anche per il centravanti del Torino vale il discorso sulla condizione fisica: rispetto ai loro compagni, Belotti e gli altri giocatori del Torino sono più avvantaggiati, reduci da un’estate di grande impegno sul palcoscenico dell’Europa League, con tanto di delusione finale. Solo che non è solo una questione di prestanza atletica: contro l’Armenia, Belotti ha dimostrato di essere perfettamente dentro il progetto di Mancini, ha offerto un contributo tecnico-tattico coerente con il gioco della sua squadra. La ricerca di una prima punta – non necessariamente centravanti – che potesse essere spendibile nel 4-3-3 disegnato dal ct ha attraversato vari step, da Immobile a Lasagna fino alla sperimentazione di Insigne e/o Bernardeschi nello slot centrale, ma questo Belotti ha le caratteristiche per poter interpretare questo ruolo da protagonista. I due gol realizzati sono ovviamente una parte fondamentale della sua partita, ma c’è stato anche tanto altro: movimenti coordinati con esterni e mezzali, capacità di far salire la squadra, le solite corse con sportellate annesse ai difensori, inserimenti alle spalle delle linee avversarie. Un repertorio completo, non sempre raffinatissimo dal punto di vista tecnico ma molto efficace, soprattutto in una di quelle partite che potrebbero anche essere facili, ma poi si rivelano complicate. Ora è importante capire se questa aderenza tra Belotti e l’Italia sia stata un evento isolato o può essere una base su cui costruire il reparto offensivo in vista degli Europei. Un compito di Mancini, certo, ma anche una responsabilità importante per Belotti, che a 26 anni da compiere sembra davvero pronto al salto di qualità definitivo.

Il secondo gol di Belotti, anche se c’è una deviazione determinante del portiere Hayrapetyan

Emerson e Verratti, leader tecnici

Gli altri due Azzurri che hanno illuminato la notte di Yerevan sono stati Emerson Palmieri e Marco Verratti. In momenti diversi della partita, il terzino del Chelsea e il centrocampista del Psg hanno permesso all’Italia di domare l’intensità degli armeni, di esprimere quella cifra di talento che inibisce, inevitabilmente, anche gli avversari più energici. Entrambi sono al centro del modello tattico di Mancini: Verratti è un hub di qualità a centrocampo, un appoggio continuo per Jorginho ma anche un elemento che porta il pallone in avanti, che quindi crea superiorità numerica in fase offensiva, e non ha paura di gestire il possesso anche quando gli avversari alzano l’impeto del pressing; Emerson, invece, è l’esterno difensivo con licenza di avanzare, colui che dà ampiezza al gioco, che ha le capacità per consolidare il possesso, ma anche per servire bene gli attaccanti dopo aver saltato in dribbling l’avversario diretto. Il gol del pareggio di Belotti, un gol fondamentale dal punto di vista psicologico, nasce proprio così, da una grande intuizione dell’ex romanista, dalla consapevolezza di essere più forte e di poter gestire al meglio l’azione offensiva, nonostante l’urgenza del risultato da recuperare. Se il progetto di Mancini è quello di dominare il gioco attraverso la proprietà tecnica, ormai possiamo dirlo con ragionevole certezza, Verratti ed Emerson saranno due elementi centrali in vista dell’Europeo e non solo, data un’età ancora molto giovane – 25 anni l’italobrasiliano, 27 a novembre per l’ex Pescara.

Il primo gol di Belotti, dopo una grande giocata di Emerson Palmieri