Il fatto che i Los Angeles Lakers abbiano deciso di sacrificare Lonzo Ball, Josh Hart, Brandon Ingram e tre future prime scelte al Draft nella trade che ha portato Anthony Davis a Hollywood è la perfetta rappresentazione del cambio di paradigma e dei nuovi equilibri competitivi emersi dalla offseason Nba più destabilizzante degli ultimi anni. Non è più solo una questione legata alle logiche di riportare una franchigia blasonata ai playoff, che mancano dal 2013: scegliendo di rinunciare al proprio nucleo giovane e futuribile per dare fin da subito a LeBron James un partner degno di lui, il front office dei Lakers non ha fatto altro che adeguarsi all’idea che il 2019/20 possa essere effettivamente la stagione destinata a riscrivere la geografia della lega a medio termine.
Il passaggio di Kevin Durant ai Brooklyn Nets, oltre a mettere la parola fine alla dinastia – tre titoli e cinque finali consecutive dal 2015 al 2019 – dei Golden State Warriors, ha ribaltato prospettive e percezioni su ciò che serve oggi per arrivare in fondo: non più “superteam” composti da tre o quattro All-Star ma squadre equilibrate, riconoscibili tanto nei pregi quanto nei difetti su entrambi i lati del campo e in cui a fare una reale differenza siano i role players e il sesto, settimo e ottavo uomo della rotazione. Nell’epoca in cui l’aumento del salary cap e i contratti sempre più corti hanno finalmente permesso una più omogenea distribuzione del talento, la lega sembra essere entrata in una fase in cui, come ha detto il presidente dei Denver Nuggets Tim Connelly, «ci sono una manciata di squadre che hanno la reale possibilità di vincere l’anello e, per la prima volta nella mia carriera professionale, posso dire seriamente che anche noi siamo tra queste».
In effetti, nel momento in cui verrà alzata la prima palla a due della stagione, saranno almeno una decina le candidate, più o meno legittime, al Larry O’Brien Trophy. E se nel “Wild Wild West” della Western Conference praticamente tutte le squadre che accederanno ai playoff possono pensare di proseguire il cammino fino a giugno sfruttando la giusta combinazione di talento e fortuna, a Est sono Philadelphia 76ers e Milwaukee Bucks le maggiori accreditate di un viaggio alle Finals. In attesa di capire i margini di crescita dei Celtics e quanto e come i Nets riusciranno a ovviare all’assenza di Durant.
Senza dimenticare che, fino alla trade deadline del 6 febbraio, i rapporti di forza potrebbero cambiare ulteriormente in virtù del gran numero di giocatori di buon livello, con il contratto in scadenza nel 2020, che possono essere scambiati. Dopo cinque stagioni e appena tre squadre finaliste, la storia è pronta per essere riscritta. Adam Silver non poteva chiedere di meglio.