Jorginho è diventato un centrocampista completo

Non è più solo un giocatore di sistema, piuttosto un regista capace di esaltarsi in qualsiasi contesto.

Jorginho ha vissuto un’evoluzione lunga, graduale, che però definisce un calciatore completo e una risorsa fondamentale, non solo per il Chelsea ma anche per tutto il calcio italiano. Abbiamo aspettato a lungo che il centrocampista nato in Brasile completasse il suo processo di maturazione, e la nostra attesa è stata ripagata: oggi Jorginho è entrato, seppure in silenzio, nelle logiche del gioco contemporaneo, le ha comprese e le sta riformulando su sé stesso; ha mostrato e sta mostrando un’intelligenza fuori dal comune nell’adattarsi prima ad un contesto totalmente diverso come la Premier League, pure inizialmente “mediato” dalla presenza di Sarri, poi alle idee di un allenatore nuovo, lontano anni luce dalla filosofia del predecessore.

Il risultato finale è un’ibridazione che gli consente di essere uno degli interpreti più totali nel suo ruolo. In occasione di Watford-Chelsea 1-2 del 2 novembre scorso, ultima partita giocata con la maglia dei Blues (contro il Crystal Palace era squalificato), i dati raccolti da Sky Sports segnalavano come Jorginho sia stato il primo elemento in campo per passaggi completati, passaggi filtranti, contrasti vinti a centrocampo e palloni recuperati, mentre è risultato secondo per passaggi completati nella metà campo avversaria – che sono comunque più della metà della cifra globale. In pratica, è stato determinante in qualsiasi area di competenza, dalla prima impostazione alla rifinitura dell’azione, dall’interdizione alla capacità di prevedere lo sviluppo delle offensive avversarie.

Sono cifre sorprendenti, soprattutto in relazione al fatto che l’adattamento di Jorginho alla Premier non è stato immediato, e neppure agevole, anche per questioni ambientali. I imiti fisici, ben presto evidenziati in fase di non possesso, e il fatto di aver chiuso la stagione scorsa, la sua prima in Gran Bretagna, senza servire un singolo assist vincente, lo hanno reso un bersaglio facile per le critiche dei tifosi e degli analisti inglesi. Ma Jorginho ha saputo farvi fronte con intelligenza e lucidità: «Io resto calmo, i fan si lamentano se non si vince e ne hanno tutto il diritto. Io però continuo a fare serenamente il mio lavoro e non ho dubbi che saprò dimostrare il mio valore e cambiare la loro idea sul mio conto», ha detto in un’intervista a Espn nel corso del suo primo anno in Inghilterra. La sensazione è condivisa anche dagli stessi compagni di squadra, che ne hanno legittimano la posizione, difendendolo pubblicamente. Willian, per esempio, alla vigilia della sfida europea con la Dinamo Kiev, affermava in conferenza stampa: «Le critiche che gli vengono rivolte sono ingiuste. Quando succede, ne risentiamo negativamente in campo. È un elemento importante, un ottimo giocatore».

Nella sua crescita personale sono state fondamentali anche le richieste di Roberto Mancini, il commissario tecnico della Nazionale, che per primo, fin dall’inizio del suo mandato, ha cominciato a ritagliargli compiti specifici in entrambe le fasi di gioco affinché la convivenza con Verratti potesse essere efficace, produttiva. Nell’Italia, l’ex Napoli è il centro di gravità di un reparto molto tecnico, assemblato per garantire un’alta conversione positiva delle giocate effettuate – un aspetto di primaria importanza per il ct. Il discorso è analogo rispetto a quanto si verifica al Chelsea, dove l’intesa con Kovacic è uno dei punti di forza dei Blues: gli scambi continui tra il croato e Jorginho, una chiara eredità tecnico-tattica della gestione di Sarri, rappresentano infatti l’arma migliore per disinnescare il pressing avversario e favorire il gioco tra le linee voluto da Lampard.

Jorginho ha esordito con la Nazionale italiana il 24 marzo 2016, a Udine contro la Spagna; il suo score totale è di 20 presenze, con tre gol realizzati (Claudio Villa/Getty Images)

L’affermazione di Jorginho è arrivata al termine di un percorso iniziato con diverse criticità. Quando Maurizio Sarri diventa il nuovo allenatore del Napoli, all’alba della stagione 2015/16, gli preferisce inizialmente Valdifiori, arrivato con lui dall’Empoli. Dopo un’iniziale crisi di risultati, il tecnico opta per un cambiamento: contro il Brugge, nel match d’esordio in Europa League, vengono compiuti i due esperimenti che si riveleranno decisivi per il futuro: posizionare Jorginho al centro del campo e schierare la formazione con due ali offensive a tutti gli effetti. Il 5-0 ai belgi segna l’inizio della rivoluzione, per il Napoli, per Sarri e soprattutto per il giocatore. È una grande occasione per Jorginho, e Jorginho la sfrutta benissimo, perché si presta benissimo all’idea di calcio di Sarri: i suoi tocchi rapidi e brevi lo rendono perfetto per connettere i reparti, per creare la rete di passaggi di cui si serve la squadra per risalire il campo. Già nel marzo del 2016, Jorginho è il primo centrocampista in Europa per palloni giocati a partita (117), una classifica in cui precede palleggiatori del calibro di Thiago Motta e Xabi Alonso.

Il sodalizio con Sarri prosegue, e sembra diventare indissolubile. Anche quando il tecnico ha l’opportunità di un’esperienza all’estero, e allora si impone perché il giocatore che lo segua a Londra sia proprio Jorginho. Com’era lecito aspettarsi, l’esperienza in Premier League comincia nello scetticismo generale, è come se Jorginho fosse l’estensione sul campo del suo allenatore: le critiche che l’ambiente rivolge a Sarri colpiscono per discendenza anche il centrocampista italobrasiliano, il cui lavoro non emerge. L’ambiente di Stamford Bridge si aspettava un calciatore capace di grandi colpi, di giocate spettacolari e uniche; è dura accettare, invece, che il Chelsea abbia speso circa 50 milioni di sterline (57 milioni di euro) per un calciatore di sistema, le cui trame spesso sfuggono nel ritmo frenetico del calcio d’oltremanica.

Nel suo primo anno al Chelsea, Jorginho ha giocato 54 partite ufficiali in tutte le competizioni, con due gol segnati; in questo avvio di stagione, già quattro marcature in 17 presenze (Dan Istitene/Getty Images)

Nonostante tutto questo, Frank Lampard arriva al Chelsea e decide di valutare Jorginho senza basarsi su alcun preconcetto. Qualche mese dopo, oggi, l’italobrasiliano è la fonte di un calcio diverso, più aggressivo e più flessibile. Jorginho è diventato protagonista e si è affermato nel nuovo Chelsea seguendo l’unica strada possibile: l’evoluzione, anzi lo sviluppo dei propri punti di forza. In particolare uno: la lettura delle linee di passaggio, probabilmente la migliore delle sue qualità (si veda l’assist servito ad Abraham nella sfida col Watford), deve guidarlo anche alla fase di non possesso. È qui che avviene la svolta: la posizione occupata nello scacchiere di Frank Lampard lo espone spesso a situazioni pericolose quando la squadra avversaria recupera il pallone e riparte. Ma anche sotto questo punto di vista, la trasformazione è evidente, come confermano i dati del match contro il Watford.

Qualora fosse confermata dal tempo e nel tempo, l’evoluzione di Jorginho potrebbe restituire un calciatore completamente nuovo rispetto a quello che la Serie A ha imparato a conoscere, soprattutto negli anni napoletani. Non si parlerà più di un giocatore di sistema, capace di rendere al meglio soltanto all’interno di un certo universo tattico, unico e codificato, ma di un elemento che può essere il fulcro di qualsiasi squadra, di un regista che va al di là di numeri e e filosofia di gioco, perché riunisce un insieme di qualità che lo rendono potenzialmente centrale in ogni contesto.