Il Deportivo La Coruña sta vivendo una crisi senza fine

È ultimo nella Segunda División, e ha grandi difficoltà economiche.
di Redazione Undici
13 Novembre 2019

Il dato più inquietante sulla crisi del Deportivo La Coruña non è neanche l’ultimo posto in classifica in Segunda División – dieci punti conquistati in quindici partite, una sola vittoria e sette pareggi –, piuttosto quello che racconta la disaffezione del pubblico del Riazor. Secondo quanto riporta El País, nell’ultima partita interna contro l’Elche (sconfitta 1-3), c’erano 11.690 spettatori. Solo che gli abbonamenti venduti a inizio anno sono stati circa 22mila, quindi una buona metà dei possessori della tessera ha deciso di non andare allo stadio per sostenere la squadra. Un’altra statistica significativa è che l’attuale allenatore dei galiziani, Luis César, è l’ottavo in un periodo di tre anni. Giusto per tracciare una differenza con il passato: dal 1998 al 2017, quindi ben oltre il lungo regno vincente di Javier Irureta (1998-2005), i tecnici che si sono alternati sulla panchina del Riazor sono stati nove.

In realtà, la crisi del Deportivo è a due facce: quella economica va avanti da tempo, quella sul campo è precipitata definitivamente in questa prima parte di stagione. A giugno 2019, infatti, la squadra gallega è andata davvero a un passo dal ritorno in Liga – appena un anno dopo la retrocessione –, facendosi rimontare dal Maiorca nella finale playoff: vittoria per 2-0 del Depor nel match di andata al Riazor, sconfitta per 3-0 al ritorno. La nuova annata è iniziata con l’esonero dopo dieci partite del nuovo allenatore, Anquela, sostituito da Luis César, ex tecnico di Tenerife e Valladolid. Anche questo avvicendamento, apparentemente semplice da concretizzare, è stato vissuto in maniera negativa: il direttore sportivo Del Pozo avrebbe voluto assumere Óscar Fernández, ex guida dell’Almería e dell’Atlético Madrid B, ma alla fine ha dovuto ripiegare su un altro nome. La confusione dirigenziale si proietta anche sulla squadra: nonostante il Depor abbia un monte ingaggi elevato (11 milioni), molti giocatori considerati importanti a inizio stagione sono stati esclusi dal progetto. Per esempio Borja Valle e Shibasaki, ma anche l’italiano Samuele Longo, arrivato alla dodicesima esperienza in prestito negli ultimi dieci anni. Per l’attaccante di proprietà dell’Inter, sei mancate convocazioni in 15 giornate di campionato.

Come detto, però, la vera problematica riguarda il bilancio, i conti del Depor. Il club galiziano paga ancora i grandi investimenti senza paracadute dei primi anni Duemila, quando il presidente Augusto César Lendoiro cercò di mantenere il club nell’élite del calcio spagnolo e internazionale. L’indebitamento è enorme, il fisco spagnolo vantava un credito di circa 90 milioni di euro, ridotto grazie al lavoro dell’ex presidente Tino Fernández negli ultimi cinque anni. La nuova guida del club, Paco Zas, è stato eletto in maniera controversa e ha già manifestato il desiderio di passare la mano. Non è del tutto da biasimare: non ha la fiducia di tutti gli azionisti e deve far fronte a un futuro che sembra davvero incerto, considerando che gli accordi per dilazionare il debito con il fisco scadrà solo nel 2048. Nel frattempo, però, il Deportivo rischia la seconda retrocessione della storia nella terza divisione della piramide spagnola (la Segunda División B). Una spirale negativa che non sembra avere una reale via di fuga.

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