Se in questi ultimi anni le maglie da calcio stanno vivendo una fase d’oro, con i designer impegnati nel creare le composizioni più ardite e affascinanti, il merito è anche di quello che oggi è una maglia: non solo una divisa per scendere in campo, ma qualcosa da esibire anche al di fuori dell’esperienza da stadio. I brand, seguendo il fenomeno, hanno capito di dover offrire non solo magliette destinate all’attività professionistica, ma studiate appositamente per la loro fanbase. Le strade sono molteplici: tentare la via del retro (vedi l’ultima collezione di adidas per Arsenal), rivolgersi a un preciso segmento di mercato (come i kit adidas delle principali squadre per il nuovo anno cinese) o esplorando i benefici di una collaborazione (ancora adidas, che ultimamente ha realizzato per Ea Sports un’interessante maglia del Real Madrid). Oppure, semplicemente, affiancare altre maglie a quelle tradizionali da gioco, con gli stessi elementi portanti (sponsor tecnico e crest del club) ma con design urban: è il caso delle Influence Jerseys che Puma ha realizzato per il Marsiglia, e create appositamente per i tifosi. Sono tutti esempi che si sono moltiplicati negli ultimi anni, e probabilmente qualcosa che nel futuro diventerà la regola. Il vantaggio di queste maglie? Il fatto che non siano obbligate a sottostare ai vincoli che ogni kit da gara deve rispettare – offrendo, perciò, la possibilità di sbizzarrirsi con i design più incredibili.
Al di fuori dei circuiti tradizionali e ufficiali, l’idea si è fatta strada da tempo, con designer di ogni tipo che creano maglie ex novo (ispirate, chiaramente, all’estetica calcistica) oppure reinterpretano le divise già esistenti. Il livello si è innalzato anche in questo ambito (forse per via di una “concorrenza”, o di una più diffusa consapevolezza della materia) e ha trovato uno degli esempi più riusciti, a nostro parere, nelle bellissime divise ispirate all’Inter realizzate da Outline Studio Milano. In tre colori – bianca, rosa e nera, più una versione femminile – la maglia ingloba gli elementi caratteristici di un kit calcistico (gli sponsor, il crest, nel caso dell’Inter le strisce nerazzurre) ma le posiziona in una maniera insolita, con un impatto visivo davvero affascinante. Abbiamo parlato con Alessio e Matteo, i fondatori dello studio nonché gli artefici di questa creazione. Una “street football jersey”, come l’hanno ribattezzata, che ha catturato l’attenzione dei cultori da tutto il mondo. «Ce le hanno chieste da ovunque, volevano ordinarle otto, dieci alla volta», ma, purtroppo, si tratta di pezzi unici e dunque non in vendita.
Ⓤ Come nasce Outline Studio Milano?
Abbiamo iniziato dai graffiti e poi abbiamo portato quella passione nella grafica. Negli anni dell’università ci siamo appassionati al mondo del lettering e abbiamo aperto il nostro canale Instagram, dove quasi per gioco caricavamo i nostri lavori – si trattava di piccole cose, richieste di amici o conoscenti. Poco a poco abbiamo attirato l’attenzione di molta gente, riuscendo a fare lavori che ci hanno regalato grosse soddisfazioni. Abbiamo realizzato per Durex un packaging per il mercato cinese, disegnato una sneaker per adidas (che aveva lanciato un contest per creativi) che è andata sold out in pochissimo tempo, e un altro packaging per Google Home.
Ⓤ L’idea di disegnare una maglia “street” da dove arriva?
Osservavamo questo trend da tempo, volevamo fare qualcosa anche noi. Oggi la maglia da calcio è qualcosa che utilizzi per andare in giro tutti i giorni. Quando l’abbiamo disegnata al computer, vedendo il risultato finale ci siamo detti: dobbiamo realizzarla. In giro c’era già qualche esempio – abbiamo apprezzato molto le collaborazioni di Koché ed Edifice con il Psg – ma in Italia, pensiamo, siamo stati tra i primi ad aver fatto qualcosa del genere. In ogni caso, ben venga che ci siano tante realtà a fare questo tipo di lavori.
Ⓤ Qual è il concept della maglia?
Abbiamo preso ispirazione da tre punti cardine. La nostra città, Milano, che conosciamo molto bene, una città creativa come poche al mondo. Poi l’Inter, che ha un immaginario forte: questa maglia vuole raccontare il mood e le abitudini dei suoi tifosi. E infine, noi veniamo dal quartiere San Siro, dove ci sono tanti campetti per giocare: ognuno di questi ha le sue regole. Così ci siam detti: facciamo una maglietta con nuove regole, che non sia pensata per il campo ma per uscire in strada. Abbiamo presto l’immaginario street e l’abbiamo applicato su una maglia da calcio, che in questo momento sta prendendo piede nelle abitudini di moda di tutti i giorni – dai rapper francesi ai brand come Nike che, nelle presentazioni, non le collegano più ai campi da calcio.
Ⓤ Possiamo definirla una maglia da calcio “destrutturata”, con gli elementi che si evolvono: ce li raccontate?
Lo stemma posizionato dietro la maglia pensiamo sia una bella novità, e anche efficace. Abbiamo pensato a un ragazzo che va in giro in motorino, che impenna e gli esce fuori la maglietta – e dunque anche il logo. Anche quando indossi un capo, la maglietta ti esce sempre un po’ fuori. Sul fronte maglia le strisce nerazzurre sono disposte in orizzontale, per due ragioni: come ispirazione al design dello stadio San Siro – quando guardi gli anelli da lontano, si dispongono in modo orizzontale – e alla maglia Umbro del ’98, che rimane una delle più iconiche della storia dell’Inter. In generale, emergono due punti del nostro immaginario: giocare con le prospettive – se la giri in un senso vedi Pirelli, in un altro leggi Outline, e poi anche le strisce nerazzurre cambiano direzione – e il lettering. Per esempio, c’è scritto “studio” in ideogrammi cinesi, che non è solo questione estetica vista la provenienza della proprietà interista.
Ⓤ Parliamo dei colori: c’è stato un primo drop, che comprendeva la sola maglia bianca, e poi sono arrivate anche quelle nera e rosa.
La seconda parte del progetto vuole raccontare Milano in ogni suo aspetto: dal centro fino alla periferia. Con questi colori, il rosa e il nero, vogliamo dare la possibilità di “star bene” in ogni contesto: con quella rosa, un po’ elegantina, puoi andare anche in Duomo, mentre quella nera è più “cattiva”, quindi più da periferia. Volevamo raggruppare tutte le sfumature della città: che tu sia straniero, o maschio o femmina, non ha nessuna importanza.