Perché la Juventus ha acquistato Dejan Kulusevski

Un'operazione significativa dal punto di vista tecnico e progettuale.

Il 24 novembre Fabio Paratici, direttore sportivo della Juventus è in tribuna per seguire il match tra Bologna e Parma. Gli bastano solo diciassette minuti perché la sua attenzione sia catturata dal sinistro a giro che Dejan Kulusevski piazza di prima intenzione alle spalle di Skorupski. In generale, la prestazione offerta dal calciatore svedese in prestito al Parma – il suo cartellino appartiene all’Atalanta – è di altissimo livello, una delle migliori stagionali: sette conclusioni tentate, cinque dribbling, due passaggi chiave e un palo colpito con un altro tiro da posizione simile, oltre alla splendida realizzazione iniziale.

A distanza di settimane, l’importanza del giocatore nella manovra offensiva del Parma non è cambiata: con quattro reti e sette assist, ha partecipato complessivamente al 46% dei gol fatti dagli emiliani (11 su 24). Ciò che sorprende, però, è la totale assenza di un periodo di adattamento, da considerare necessario, quasi fisiologico, per un calciatore che è passato direttamente dalle categorie giovanili, seppure con ottimi risultati – ha vinto lo scudetto in Primavera con l’Atalanta –, alla Serie A. Roberto D’Aversa ha intravisto subito le sue potenzialità, ha scelto di affidargli fin dall’inizio del campionato i gradi di titolare e Kulusevski ha ripagato fin da subito la fiducia accordatagli dall’allenatore.

Già a fine settembre, quando ha solo 19 anni e 5 mesi, Kulusevski risulta il più giovane giocatore dei cinque principali campionati europei ad aver partecipato attivamente ad almeno quattro gol, con una rete e tre assist. Il talento, insomma, è indiscutibile. E per questo la Juventus ha deciso di compiere un investimento molto importante, acquistandolo per un 44 milioni di euro bonus compresi. Una cifra che lo rende il centrocampista e l’acquisto invernale più costoso della storia del club bianconero, un doppio titolo che diventa ancora più incredibile se pensiamo che questa operazione è stata portata a termine per un elemento che ha giocato soltanto cinque mesi in Serie A.

È questo l’aspetto che segna un’inversione di tendenza nelle strategie di mercato rispetto agli anni precedenti: mai la Juve aveva puntato così tanto su un calciatore così giovane e con un’esperienza ad alti livelli così ridotta, consistente in 17 presenze in campionato, due in Coppa Italia e naturalmente nessuna in competizioni europee. Le due operazioni che hanno più tratti comuni a questa sono in realtà molto differenti: Matthijs de Ligt, ad esempio, era ed è giovanissimo, ma al momento del trasferimento a Torino era reduce dalle semifinali di Champions League giocate con l’Ajax in cui è stato assoluto protagonista, peraltro anche in fase realizzativa; un altro giocatore acquistato a gennaio dopo la trafila giovanile con l’Atalanta, Mattia Caldara, era stato lasciato in prestito a Bergamo ma poi (complici anche vari problemi fisici) è stato usato come pedina di scambio col Milan per il ritorno del 31enne Bonucci. Scelte dettate in gran parte dalla necessità di vincere il più possibile nel minor tempo possibile, che hanno reso la Juve poco propensa ad attendere la crescita, la formazione e in quest’ultimo caso anche il recupero atletico di un calciatore giovane all’interno della prima squadra.

Gli assist serviti e i passaggi smarcanti, forse anche più dei gol segnati, definiscono le qualità (attuali e potenziali) di Dejan Kulusevski

L’ottima tecnica, un fisico già ben strutturato e l’intelligenza tattica rendono Dejan Kulusevski il classico calciatore “moderno”, laddove questo termine diventi sinonimo di polifunzionale, dinamico, adattabile. E alla Juventus, all’alba di un nuovo ciclo inaugurato con Maurizio Sarri, interessa soprattutto quest’ultimo aspetto, perché oggi lo svedese gioca in una squadra che ha ben poco in comune con l’esperienza che inizierà l’anno prossimo. Il Parma, infatti, è una squadra che utilizza il contropiede come soluzione preferita e perciò sceglie volontariamente di rinunciare al possesso palla: proprio nel match contro il Bologna, gli uomini di D’Aversa sono arrivati al 90esimo una percentuale di possesso pari al 34%.

Nel 4-3-3 di D’Aversa, gli uomini offensivi hanno tutti un compito preciso: Gervinho agisce da incursore, come prima opzione per la ripartenza; Cornelius o Inglese lavorano come punte di peso; Kulusevski è un fantasista che si muove come finto esterno. La pedina più avanzata solitamente è Gervinho, che viene servito per sfidare in campo aperto ciò che resta della difesa avversaria, ma talvolta può esserlo proprio Kulusevski, che ha i mezzi atletici sia per essere il portatore di palla sia per accompagnare e finalizzare l’azione. Per quanto infatti parta largo nello schieramento degli emiliani, lo svedese si accentra quasi sempre per mettersi alle spalle dei centrocampisti avversari e inventare la giocata più adatta, come lui stesso ha spiegato al termine della gara contro il Torino, un’altra prestazione notevole da due conclusioni, quattro passaggi chiave, tre dribbling, un gol e un assist: «A me piace la fantasia, anche perché le partite non sono tutte uguali. Ora che ho 19 anni mi fa bene fare l’esterno, ma alla fine vado molto nella zona centrale perché ho qualità e mi piace fare assist o tirare. Penso che in futuro giocherò in mezzo, da trequartista, mezzala o mediano che sia». Proprio quest’ultima riflessione evidenzia come Kulusevski sia consapevole di dover migliorare la sua attitudine alla fase difensiva, non a caso D’Aversa l’ha spostato in avanti nonostante le sue caratteristiche siano più vicine a quelle di un centrocampista.

I gol di Kulusevski con il Parma

Siamo lontanissimi dal gioco di Maurizio Sarri, da ciò che l’allenatore della Juventus ha in mente per quest’anno e per il futuro. Anzi, siamo proprio al lato opposto: i bianconeri puntano a essere – sempre più – una squadra raccolta in poche decine di metri, che pressa altissimo spostando il baricentro in avanti e che vuole tenere sempre l’iniziativa del gioco, anche quando questo richiede una grande quantità di passaggi per andare in porta. Lo svedese, però, sente di potersi calare in una realtà così distante da quella attuale, come ha dichiarato al momento della firma del contratto con la Juve: «Ho studiato il suo modo di giocare e mi piace molto. La palla va sempre veloce, massimo due tocchi e ognuno aiuta sempre il proprio compagno. Voglio migliorare e penso che Sarri mi possa aiutare molto. Il mio ruolo è sempre stato quello del trequartista, poi sia all’Atalanta sia al Parma ho cambiato un po’ la mia posizione in campo. Posso fare sia l’esterno che la mezzala. Giocherò dove deciderà l’allenatore, ma io mi vedo trequartista».

In queste parole c’è il senso dell’operazione, per Kulusevski e pure per la Juventus. Il giocatore ha ben chiaro quale potrebbe essere il suo impiego nella nuova realtà, sa che l’aumento numerico e l’aumento della rapidità dei tocchi a ridosso dell’area di rigore saranno utili per migliorare l’immediatezza nel decision making che già possiede, ma che andrà ulteriormente coltivata. Il ruolo di trequartista inoltre è fondamentale per i bianconeri, che tra infortuni e incompatibilità sono ancora alla ricerca del giocatore in grado di assicurare un certo equilibrio in fase di non possesso. E Kulusevski potrebbe essere la soluzione ideale al problema, a partire dalla prossima stagione e potenzialmente per tante altre a venire.