Bellissimo – Cagliari vs Juventus, Coppa Uefa 1994

La vittoria dei sardi sui bianconeri di Trapattoni, con un difensore chiamato Sanna come grande protagonista.

Forzare il baule dei ricordi significa due cose: che stiamo invecchiando e che il presente non è un granché. Tralasciando l’anagrafe, è chiaro ci troviamo immersi sino al collo nell’ipotesi numero due. E allora liberi tutti, se il calcio non si gioca possiamo almeno togliere un po’ di polvere da qualche pagina dimenticata. L’anno è il 1994, quello che porta al Mondiale americano. Fuori dalla curva le noccioline stanno a mille lire e ai confini di Cagliari aprono i primi veri grandi centri commerciali. A bordo stagno si costruisce una circonvallazione a quattro corsie con vista sui nidi dei fenicotteri rosa.

Il 15 marzo si presenta al Sant’Elia il più grande giocatore del pianeta, il predestinato. Indossa codino d’ordinanza e porta la maglia numero 10 della Juventus. Sulla mensola del soggiorno ha poggiato da qualche mese il più importante riconoscimento individuale che esiste per un calciatore, il Pallone d’Oro. Quarti di finale di Coppa Uefa, Cagliari-Juventus. Una di quelle partite che Trapattoni sa come portare a casa. Sulla panchina dei sardi siede invece Bruno Giorgi, occhi azzurrissimi e vispi come quelli del Trap, ma meno segnati dalla tensione e dal favore del pronostico.

Avrai pure il Pallone d’Oro sulla mensola del soggiorno, deve aver pensato durante l’allenamento di rifinitura, ma provaci ad andare in giro con un sassarese tignoso infilato nei pantaloncini. Prende Marco Sanna, detto Cinghialetto, e gli fa: «Domani mi giochi su Baggio». Poche parole senza troppa retorica: marcatura a uomo come se il Milan di Sacchi non fosse mai esistito. Ai giornalisti dirà chiaro e tondo quello che serve per affrontare la Juve: «Un calcio di sano provincialismo», qualsiasi cosa voglia dire. Sanna ha 25 anni. Moro, piccolo, bello. Occhi? Azzurrissimi e incorniciati da sopracciglia massicce. A fine partita il cronista di Raitre: «È stato difficile o non è poi stato chissà che cosa?». Sanna, poche parole, lo sguardo basso del mediano che non è abituato alle luci della ribalta: «No, no, ti assicuro che è stato molto difficile».

Tracce di quella prova da guardia del corpo al minuto 1:53 di questo video: «Bene, benissimo Marco Sanna che argina gli spunti di Roberto Baggio». E ancora al minuto 2:26: «La Juve evidenzia di essere in difficoltà soprattutto con il nervosismo delle sue stelle. Baggio – incredibile – scalcia il correttissimo Sanna». Infine al minuto 3:56: un Baggio esasperato dalla marcatura prima manda fuori misura un cross dal fondo, poi va a battibeccare con il nostro. I due si affrontano testa a testa, occhi negli occhi – verdi quelli di Baggio, al quale scappa una specie di schiaffo prima di allontanarsi. Sanna niente scenate, uno che ha fatto la Serie D col Tempio non conosce e non pratica il calcio dei fighetti.

Morale della favola: viene fuori una partita bellissima, giocata a viso aperto, ricca di occasioni. Altro che provincialismo. Vince il Cagliari 1-0, segna Dely Valdes, la Curva Nord intona Matteoli arrodugò. Trapattoni non fa una piega ma ammette: «Per tutte le occasioni che ci son state sarebbe stato più giusto un 2-1», come a dire che un golletto in trasferta gli avrebbe fatto comodo.

Invece il 2-1 arriva nella gara di ritorno, ma sempre a favore del Cagliari. Alla vigilia Giorgi si augura un arbitraggio equo: «Che non ci siano piagnistei», avverte, «da una parte e dall’altra. Uomini sempre, uomini perbene». Trapattoni respinge con stile: «Sono arbitri internazionali, liberi da pregiudizi».

Al quarantasettesimo Fiori anticipa in area Ravanelli. L’attaccante della Juve finisce a terra (minuto 20:10) e per l’arbitro, l’internazionalissimo polacco Wojcik, è calcio di rigore. La partita è in diretta su Telemontecarlo e Bulgarelli, in commento tecnico, non riesce a crederci. Lo fa presente per circa 45 secondi chiudendo così il suo intervento: «Fossi uno del Cagliari, mi arrabbierei». A bordo campo si scalda Del Piero. Baggio – il Pallone d’Oro spolverato con lo sguardo prima di uscire di casa – prende una breve rincorsa e dal dischetto spiazza Fiori. Portiere da una parte, pallone dall’altra. Ma sul palo.

Il sogno europeo del Cagliari si infrangerà soltanto nella gara di ritorno della semifinale contro l’Inter. Da queste parti ancora si rimpiange un sorteggio appena più clemente (sull’altro lato del tabellone Salisburgo e Karlsruhe); ma ancora fa sorridere il ricordo di quelle partite, quando abbiamo scoperto che nel calcio non ci sono cose impossibili. Casomai quasi impossibili, e che in quel quasi ci sta dentro di tutto: due o tre paia di occhi azzurri, un sassarese che abbaia e morde, noccioline a mille lire, una città che cresce e si espande, un campione che va in tilt e uomini perbene. Uomini d’altri tempi.