Ci sono troppi pregiudizi verso allenatori e dirigenti neri, ha detto Sterling

«Non siamo rappresentati nelle istituzioni e negli staff tecnici».

Mai come in questi giorni il calcio è stato al centro del discorso socio-politico: la morte di George Floyd, sospettato afroamericano soffocato da un poliziotto di Minneapolis all’atto dell’arresto, ha portato molti calciatori di primo piano a manifestare apertamente contro ogni forma di discriminazione. Oltre a questi, ci sono ovviamente degli atleti che già in passato avevano mostrato una certa sensibilità su certi temi. Uno dei più celebri e presenti sulla questione-razzismo è sicuramente Raheem Sterling, che prima del lockdown aveva annunciato la volontà di costituire una task-force di giocatori famosi per combattere le discriminazioni, e in passato è stato vittima di manifestazioni razziste da parte di tifosi avversari, per la precisione quelli del Chelsea e quelli della Bulgaria, in occasione di una partita con la Nazionale inglese. L’attaccante del Manchester City è intervenuto in diretta alla Bbc e ha elogiato questo nuovo sentimento di partecipazione ed espressione politica da parte dei suoi colleghi: «Le proteste che abbiamo visto in questi giorni sono un buon punto di partenza, un modo per far sentire la nostra voce».

Allo stesso tempo, però, Sterling ha individuato una disparità evidente nell’assegnazione di ruoli di potere o gestione all’interno del calcio: «Finora abbiamo parlato molto, è ora di agire. Le cose cambieranno davvero solo quando inizieremo a cambiarle. Dobbiamo aumentare la rappresentanza di neri o di altre persone di origine straniera tra gli allenatori e i dirigenti.  Ci sono circa 500 giocatori in Premier League, e un terzo di loro sono neri. Eppure non abbiamo qualcuno che ci rappresenti nelle istituzioni, o negli staff tecnici. Non ci sono persone con cui possiamo relazionarci». È un problema di cui si parla da tempo: in questo momento non ci sono allenatori neri in Premier League, e solo uno tra loro – Nuno Espirito Santo, manager dei Wolves – appartiene alla comunità che nel Regno Unito è definita BAME, acronimo di Black, Asian, and minority ethnic; inoltre, i ruoli dirigenziali di primo piano nella Federcalcio e della lega sono affidati solamente ai bianchi.

Secondo Sterling, ci sono pregiudizi e disparità di trattamento evidenti nei confronti di tecnici e dirigenti neri, o comunque di origine straniera: «Non si tratta solo di mettersi in ginocchio, si tratta di dare alle persone le opportunità che meritano. Basta guardare alla carriera da allenatore di Gerrard, Lampard, Sol Campbell e Ashley Cole: tutti hanno giocato con l’Inghilterra, sono stati giocatori fortissimi e carismatici; tutti hanno seguito con successo i corsi per diventare allenatori ai massimi livelli, eppure i due che non hanno avuto l’occasione di farlo sono di colore». Secondo Sterling, il vero cambiamento nella società inglese – e non solo inglese – avverrà «quando cambieranno certi numeri, certe proporzioni, ed è un discorso che riguarda il calcio ma anche altri settori del business e della vita quotidiana».