Se si dovesse indicare un calciatore che, attraverso il suo stile di gioco, illustra la differenza tra ruolo e funzione nel calcio moderno, Sandro Tonali sarebbe una scelta perfetta. Fin dall’inizio della sua carriera è stato incastrato nella narrazione forzata di “nuovo Pirlo”, la stessa che ha condizionato gli esordi di Marco Verratti, eppure Tonali ha già dimostrato, alla prima stagione di Serie A, come quella del regista, oggi, sia un’attitudine che non può più essere vincolata alla posizione in campo. Soprattutto per un calciatore come lui. Del resto è stato lo stesso Pirlo, in una diretta Instagram, a dire che Tonali era più completo di lui. Intervistato da Sportweek, il centrocampista del Brescia ha detto che «Pirlo, esagerando, mi ha dato ragione: non ci somigliamo».
La differenza, spiega Tonali, è che il suo modo di giocare è influenzato dal contesto: «Mezzala o regista? Dipende da come si schiera l’avversario. Contro un 4-4-2 ho più spazio come mezzala, se ho di fronte un trequartista mi piace stare davanti alla difesa, perché una volta saltato lui ho campo». Da qui si capisce che parliamo di un giocatore multidimensionale, di una mezzala di costruzione abile a coprire ampie zone di campo. Solo che però Tonali possiede una visione periferica e un’intuitività calcistica così sviluppate, che schierarlo davanti alla difesa era una scelta inevitabile – tra l’altro in un momento storico in cui anche giocatori come Pjanic e Fabián Ruiz sono stati riconvertiti in registi per ovviare alla mancanza di “puristi” del ruolo. Un ruolo alla Pirlo, appunto, ma lo stesso Tonali ha dimostrato come quell’esperienza non sia facilmente replicabile, almeno per lui, almeno nell’immediato. E forse non c’è neanche bisogno di replicarla, perché Tonali è un’altra cosa.
Per questo, il centrocampista del Brescia è al centro delle principali voci di mercato di questa estate così particolare: la facilità di calcio con entrambi i piedi, la naturalezza innata nel cercare (e trovare) la giocata giusta – che non è sempre quella più semplice – al momento giusto, il suo essere già così avanti nell’interpretazione di ciò che gli viene richiesto in una squadra non di primo piano, lo rendono un profilo sul quale vale la pena investire anche in un calciomercato in cui i rischi e le scommesse dovranno essere ridotti al minimo. Ma quali sono le squadre che hanno realmente bisogno di Tonali? E quale contesto sarebbe migliore perché lui possa crescere ancora, e meglio?
Tonali all’Inter
Per immaginare Tonali nel centrocampo dell’Inter bisogna partire da una riflessione sulle sue qualità di base proiettate nel sistema di Conte: il giocatore del Brescia si è sin da subito affermato come l’uomo di trama e ordito, il fulcro da cui tutto deve passare – con la squadra biancoazzurra tocca 60 palloni in media a partita. È a suo agio tanto sul corto quanto sul lungo, però predilige muoversi sotto la linea della palla piuttosto che agire in spazi più stretti nell’ultimo terzo di campo. Non si tratta di privilegiare un certo aspetto del gioco rispetto ad altri – su quasi 40 passaggi effettuati ogni 90’, quasi sei sono lanci lunghi, e non a caso la sua precisione nei passaggi sfiora il 75%: un dato comunque basso se paragonato alle medie dei giocatori con le sue caratteristiche – quanto di avere metri di campo a sufficienza da poter attaccare in progressione, palla al piede, oppure occupando gli spazi alle spalle della prima linea di pressione. In questo modo riesce a sfruttare una qualità delle letture senza palla che risulta già piuttosto avanzata.
Un po’ di progressioni palla al piede di Tonali, azioni non proprio “alla Pirlo”
In questo senso, l’inserimento nell’attuale 3-5-2 nerazzurro non sarebbe semplicissimo, soprattutto se si guarda all’approccio di Conte al rebus riguarda la collocazione Eriksen, un altro giocatore creativo, abituato a esercitare la sua influenza negli ultimi trenta metri. Attualmente il ruolo di vertice basso del triangolo di centrocampo è occupato da Brozovic: il croato si occupa della costruzione bassa insieme con i difensori centrali, mentre le due mezzali attaccano lo spazio liberato dal lavoro spalle alle porta delle punte. Inserire Tonali nello slot di Brozovic, anche ipotizzando un passaggio ad una sorta di 3-4-1-2 che lo veda avanzare di venti metri, significherebbe snaturare i principi di un sistema cui la squadra sembra essersi ormai abituata, e a cui non sembra possibile derogare nemmeno per un elemento del livello di Eriksen; al contempo, immaginare Tonali come mezzala che agisce a ridosso dell’attaccante, per favorire l’avanzamento sulle catene laterali, vorrebbe dire utilizzarlo in una maniera per lui inedita, tra l’altro a scapito di giocatori come Barella e Sensi, ovvero elementi che sono riusciti a implementare piuttosto velocemente i movimenti e gli automatismi di Conte. Proprio quelli che Tonali potrebbe non ancora avere nelle sue corde.
Tonali alla Juventus
La posizione dominante che la Juventus ha assunto in questi anni nel marcato interno, soprattutto per quel che riguarda i giocatori italiani, lascia pensare a un Tonali normale obiettivo dei bianconeri, ancora prima di Zaniolo e Pellegrini e nonostante il sostanziale fallimento dell’operazione Bernardeschi – che, al netto di numeri comunque discreti nelle prime due stagioni, si è dimostrato un ibrido di difficile collocazione. In attesa di capire come evolverà la stagione di Pjanic – anche per quel che riguarda l’eventuale asse con il Barcellona che porterebbe allo scambio con Arthur – e con Sarri che sembra sempre più orientato a puntare su Bentancur come vertice basso alla Busquets, Tonali andrebbe eventualmente a occupare il ruolo di mezzala sinistra sul lato di Cristiano Ronaldo. In questo modo, potrebbe abbinare la sua capacità di corsa e inserimento con e senza palla su entrambi i lati del campo (è tra i primi venti giocatori del campionato per chilometri percorsi), a quella pulizia tecnica in fase di possesso che Matuidi e Rabiot non sono stati in grado di garantire.
In ogni caso, anche in bianconero Tonali dovrebbe aggiornare la sua posizione in campo: nel gioco di Sarri, il terzo di centrocampo si muove in porzioni di campo molto più avanzate, sopra la linea della palla, in spazi spesso congestionati dalle difese avversarie. Alla Juve il centrocampista del Brescia sarebbe agevolato da un sistema meno rigido per quel che riguarda movimenti e set di giocate preimpostati, inoltre potrebbe sfruttare di più la sua capacità creativa, non solo attraverso l’assist o il passaggio chiave, ma anche con il dribbling, che tra i suoi fondamentali è quello più sottovalutato al di là dei numeri – 1,4 riusciti su 1,7 tentati a partita. I suoi strappi palla al piede, che spesso riescono a spezzare il raddoppio anche in zone e situazioni pericolose, costituirebbero una risorsa in più per risalire velocemente il campo in situazioni di parità o superiorità numerica.
Un minuto buono di dribbling nello stretto di Sandro Tonali, anche in situazioni piuttosto complicate
Certo, dovrebbe limare alcuni suoi piccoli difetti: nonostante sia fisicamente ben strutturato (181 cm per 90 kg), palesa una certa debolezza nel rapporto tra contrasti portati e subiti (2,4 per 1,2), sintomo di una disabitudine a giocare uomo su uomo e a correre all’indietro; inoltre dovrebbe limitare ancora di più il suo numero di palle perse per partita (1,7), magari sviluppando la sua capacità di orientare il corpo per proteggere il possesso.
Tonali all’estero
Stando alle sue ultime dichiarazioni sulla situazione di mercato di Tonali, il presidente del Brescia Massimo Cellino avrebbe rifiutato un’offerta del Paris Saint-Germain; inoltre, prima dello stop alla stagione imposto dalla pandemia, «il Barcellona era arrivato a offrire 65 milioni più due ragazzi molto interessanti». Al di là delle voci e delle suggestioni, Sandro Tonali è un giocatore potenzialmente unico nel panorama italiano, perché le sue caratteristiche aderiscono a quel profilo di nuova universalità che i grandi club europei cercano quando si tratta di centrocampisti centrali che sappiano fare tutto alla massima velocità e intensità possibile. È un giocatore nevrile, dinamico, dal calcio secco, pulito, potente e preciso, sa far scorrere la palla radente sull’erba del campo, il suo gioco e la sua iconografia richiamano il tremendismo e i ritmi forsennati di Bundesliga e Premier League più di quelli ragionati e cerebrali – seppur non meno veloci – della Liga.
Qualche passaggio bello e intelligente di Sandro Tonali
I passaggi di Tonali ci raccontano di uno stile più improntato all’immediatezza e alla verticalità che al tocco corto ravvicinato per guadagnare metri e superiorità posizionale. Da questo punto di vista è più facile immaginare un Tonali prossimo centrocampista di Liverpool, Chelsea o Borussia Dortmund, più che di Real Madrid o Barcellona, ma gli ampi margini di miglioramento e la rapida adattabilità e situazioni e contesti diversi suggeriscono comunque prudenza quando si tratta di includerlo nella categoria dei “think fast, play faster”.
Certo, Tonali è anche questo, ma è anche un giocatore mentalmente solido e ricettivo, che ha saputo rimodularsi nel momento in cui il Brescia ha dovuto cambiare atteggiamento tattico al momento del salto di categoria, adeguandosi a uno stile più conservativo. Lui è riuscito ad adattarsi senza perdere in continuità e impatto delle prestazioni. Quella che sarà l’evoluzione della sua carriera dipende da quale sarà la sua prossima squadra, certo, ma soprattutto da lui e dalla velocità con cui sarà in grado di ripensarsi in un contesto diverso per il quale, però, sembra già pronto: «Ho realizzato neanche la metà di ciò che ho in mente, però mi sento abbastanza forte da farcela». E senza la necessità di dover essere il nuovo Pirlo ad ogni costo.