Il Coronavirus ha cambiato anche il Fair Play Finanziario, rendendolo meno severo

Ma solo per un periodo limitato.

Da settimane, mesi ormai, leggiamo e sentiamo dire che il calcio sarà duramente colpito dalla crisi post-pandemia. In relazione a questa possibilità, sono arrivati alcuni provvedimenti, da parte delle istituzioni calcistiche, per cercare di contenere l’incidenza economica del Coronavirus, o meglio del crollo verticale degli introiti dovuti al lockdown. La notizia più importante, in questo senso, è la variazione temporanea di alcuni parametri legati al Fair Play Finanziario, votata all’unanimità durante l’ultimo Comitato Esecutivo dell’Uefa – a cui hanno partecipato, in via telematica, rappresentanti della confederazione europea, dell’Eca, l’associazione dei club, delle leghe continentali e della FIFPRO Europa, il sindacato dei calciatori.

L’obiettivo delle nuove regolamentazioni era rendere meno severo, meno stringente, il controllo sull’ottemperanza degli obblighi legati al FFP. È soprattutto una questione di tempo: la carenza di entrate ha spinto i vertici del calcio a riconsiderare i periodi per la rendicontazione dei movimenti finanziari, così da provare a neutralizzare l’effetto della pandemia, e a mantenere sostenibile il sistema-calcio. Perciò, la concessione delle licenze per le coppe europee relative alla stagione 2020/21 sarà legata alla valutazione dei bilanci 2017/18 e 2018/19, escludendo quella relativa al bilancio 2019/20.

Il rendiconto della stagione in corso, sconvolta dalla pandemia e dal suo impatto negativo, entrerà invece nella valutazione per la stagione 2021/22, e sarà considerato come un unico periodo combinato insieme con la stagione che verrà – quindi per un periodo di tempo che va dal 2019 al 2021. Inoltre, tutte le società iscritte alle manifestazioni Uefa devono dimostrare entro il 31 luglio (quindi non più entro il 30 giugno), ed entro il 30 settembre, di non avere debiti scaduti relativi a costi per i trasferimenti, per i dipendenti ed enti socio-fiscali legati a pagamenti da liquidare rispettivamente al 30 giugno e al 30 settembre.

In pratica, non è stata ufficializzato nessun allentamento delle regole, non c’è nessuna sanatoria, piuttosto ci saranno paletti meno rigidi rispetto al passato per l’accesso alle coppe europee della prossima stagione. La “break-even-rule”, che fissa a 30 milioni il passivo massimo consentito – a patto che 25 milioni siano coperti dalle proprietà dei club – in tre esercizi, non è stata modificata, semplicemente la prossima scadenza (al 30 giugno 2020) non sarà valida, o per meglio dire il rispetto dei parametri a questa data sarà considerata insieme al bilancio dell’annata 2020/21. Perciò, la data ultima del 30 giugno per sistemare i bilanci della stagione in corso – che negli anni scorsi aveva costretto alcuni club ad “accelerare” operazioni di calciomercato in uscita – non sarà valida quest’anno, ma ci sarà un anno di tempo in più per far rientrare i conti all’interno dei parametri fissati dall’Uefa. I risultati dei due esercizi saranno “accorpati”, cioè verrà fatta una media e quindi saranno valutati come se fossero un singolo periodo. Secondo quanto riportato dal Guardian, «alcune fonti dell’Uefa  hanno confermato che ai club sarebbero state concesse perdite superiori a 30 milioni di euro, purché dimostrino che ciò è stato causato da un calo dei ricavi a causa del lockdown». Questo aspetto, però, non è stato ancora chiarito del tutto.

L’ultimo provvedimento varato dall’Uefa per cercare di contenere la crisi economica, quantomeno di gestirla in maniera armonizzata, è l’istituzione di una finestra di mercato in sincronia internazionale, cioè con date uguali per tutte le nazioni. L’ultima data utile per la registrazione dei giocatori coinciderà con l’inizio della fase a gironi delle competizioni Uefa 2020/21, in calendario per il 6 ottobre 2020. Il Comitato Esecutivo, quindi, ha invitato tutti le federazioni Uefa a fissare la chiusura della sessione estiva dei trasferimenti al 5 ottobre 2020.