Le calciatrici che giocano in Italia saranno professioniste dal 2022

La decisione è arrivata durante il Consiglio Federale del 25 giugno.
di Redazione Undici 26 Giugno 2020 alle 12:07

La totalità delle dichiarazioni rilasciate negli ultimi anni dalle calciatrici era fondata su un tema fondamentale: la necessità, da parte delle istituzioni sportive italiane, di istituire il professionismo nello sport femminile. Ecco, ora questa (legittima, sacrosanta) aspirazione ha trovato conforto nelle scelte politiche della Federcalcio, che dopo il Consiglio Federale di giovedì 25 giugno ha annunciato l’avviamento di un progetto graduale teso al riconoscimento dello status professionistico per le giocatrici italiane e straniere che lavorano nel nostro Paese. Il percorso terminerà alla vigilia della stagione 2022/23.

Secondo quanto dichiarato dalla Fedrazione, un iter legislativo con questi passaggi e questa durata «è stato concepito nella miglior forma possibile per formalizzare un cambiamento divenuto ormai improcrastinabile sul tema della pari dignità, garantendo al tempo stesso un periodo adeguato per preparare il sistema, in attesa dei decreti attuativi anche su questo argomento che sta preparando il Ministro per lo Sport Spadafora nell’ambito della discussione della legge delega di riforma». Questa scelta è stata fatta per garantire un futuro sicuro e luminoso al movimento femminile, come ha spiegato il presidente della FIGC, Gabriele Gravina: «La decisione presa dal consiglio Federale è ispirata da un forte senso di responsabilità accompagnato da una certa lungimiranza. Ora scriveremo tutti insieme il progetto per rendere sostenibile il percorso tracciato oggi, l’obiettivo è aumentare la competitività del calcio femminile di vertice ma anche far crescere la base». La proposta è stata votata all’unanimità dal Consiglio.

Si tratta di una conquista storica, soprattutto perché risolve un enorme equivoco normativo: a tutta la stagione 2019/20 le atlete italiane sono parte di un sistema ibrido, per cui società professionistici maschili competono nei campionati femminili come società dilettantistiche; in virtù di tutto questo, le ragazze sono prive delle tutele giuridiche e di welfare di cui godono i loro colleghi maschi, in pratica il calcio è il loro lavoro ma non hanno lo status contrattuale di sportive professioniste, perché in Italia questo status non esiste. O almeno non esisteva: da qui al 2022, la FIGC ha preparato il terreno perché avvenga una riforma che avvicini davvero l’Italia a tutti gli altri Paesi europei. E che renda più competitivo il movimento italiano, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche per quanto riguarda l’appetibilità economica, quindi investimenti di lungo termine nelle infrastrutture, nelle risorse umane.

Non è un caso che questo provvedimento sia diventato realtà un anno dopo il grande percorso dell’Italia femminile ai Mondiali di Francia – le Azzurre hanno raggiunto i quarti di finale per la seconda volta nella storia, la prima dal 1991. L’attenzione dei media e del pubblico intorno alla Nazionale ha mostrato come il movimento femminile sia in forte crescita, esattamente come la competitività della Serie A – anche grazie all’ingresso dei club maschili nella piramide femminile, un provvedimento varato nel 2016, e che ha creato le condizioni perché anche nel torneo riservato alle donne si giocassero sfide come Juventus-Inter, Milan-Roma, Fiorentina-Sassuolo. Il professionismo era il passo successivo, quello più auspicato dalle giocatrici e dagli altri addetti ai lavori: esattamente un anno fa, dopo la qualificazione ai quarti di finale dei Mondiali, il commissario tecnico dell’Italia, Milena Bertolini, aveva detto che «si tratta di un provvedimento necessario, non è possibile pensare che non ci siano ancora pari diritti e non si possano sfidare altre Nazioni ad armi pari». Il momento è arrivato, finalmente.

>

Leggi anche

Calcio
Ahanor non può ancora essere convocato nella Nazionale italiana, e all’estero non si spiegano come sia possibile
Una situazione paradossale, che accomuna il difensore dall'Atalanta a campionesse come Myriam Sylla. E che in Francia desta più scandalo che in Italia.
di Redazione Undici
Calcio
Grazie a una “campagna acquisti” iniziata cinque anni fa, gli Emirati Arabi Uniti hanno fregato la FIFA e oggi hanno una Nazionale piena di giocatori naturalizzati
A partire dal 2019, gli Emirati Arabi Uniti hanno utilizzato i petroldollari per convincere e naturalizzare giovani promesse straniere, aggirando così i paletti della FIFA. E oggi, grazie a questo, possono andare al prossimo Mondiale.
di Redazione Undici
Calcio
Le qualificazioni UEFA ai Mondiali e agli Europei non piacciono più a nessuno
L'ultima sentenza arriva dalla Football Association inglese, che lancia l'appello "per una profonda revisione del format attuale".
di Redazione Undici
Calcio
Dopo che per decenni i suoi talenti hanno giocato per i Paesi Bassi, adesso il Suriname sta importando giocatori e sta per andare ai Mondiali
Da Gullit e Rijkaard fino a Van Dijk, il Suriname ha "regalato" agli Oranje i suoi migliori campioni. Adesso la situazione si è ribaltata: il Suriname può qualificarsi proprio grazie ai calciatori nati in Europa.
di Redazione Undici