Perché tanti club inglesi ed europei hanno una squadra satellite in Belgio?

I regolamenti per gli stranieri sono la motivazione principale.

Il campionato belga 2019/20 è finito da un po’: i dirigenti della Jupiler Pro League – il marchio di birra è main sponsor della lega da diverse stagioni – hanno deciso di seguire l’esempio di Ligue 1 ed Eredivisie, e di fermare le partite durante la pandemia. Si riprenderà il prossimo anno, ma intanto sono cambiate e stanno cambiando un po’ di cose, soprattutto per quanto riguarda la proprietà dei club: dei 24 club professionistici tra prima e seconda divisione, la metà appartiene a gruppi stranieri. Alcuni di questi hanno già interessi nel calcio europeo: i neroverdi del Cercle, seconda squadra della città di Bruges, militano nella massima serie e sono una società satellite del Monaco; il King Power International Group, che gestisce il Leicester City, ha rilevato nel 2017 le quote dell’Oud-Heverlee Leuven; un anno dopo, i proprietari del Brighton sono diventati gli azionisti di maggioranza dell’Union SG. A questi club, si è aggiunto recentemente anche il Lommel, entrato nel City Football Group.

Il Times ha cercato di spiegare cosa ha spinto questi investitori a cercare, individuare e comprare un società belga. La questione fondamentale riguarda i regolamenti per i giocatori stranieri: nella prima e nella seconda divisione non ci sono limiti per stranieri ed extracomunitari, l’unico limite imposto dalla Federazione è che un terzo dei giocatori che vanno in campo e/o in panchina (sei su diciotto, quindi) abbiano il passaporto belga. In questo modo, elementi molto giovani, o che non potrebbero essere impiegati in altri  campionati europei, vengono valorizzati sul campo, accumulano esperienza, arrivano a ottenere i requisiti il permesso di lavoro per giocare in Gran Bretagna, oppure possono anche essere venduti in altri Paesi. L’aspetto burocratico è essenziale, come ha spiegato anche Jacques Lichtenstein, uno dei mediatori che ha curato l’acquisto delle quote dell’Union SG da parte del Brighton: «A livello europeo, il Belgio è di gran lunga il paese più flessibile nei regolamenti. Al confronto, la Federazione inglese impone condizioni difficilissime ai giocatori al di fuori dell’Unione Europea che arrivano in Gran Bretagna»

L’arrivo di proprietà con maggiori possibilità economiche è destinato a cambiare gli equilibri interni alla lega. Il Lommel, pur militando in seconda divisione, ha infatti formalizzato l’acquisto del 18enne bulgaro Filip Krastev per 2,2 milioni di euro. Questa cifra corrisponde a poco meno della alla metà del budget per i trasferimenti stanziato dall’Anderlecht, la società più prestigiosa del calcio belga (circa 4,8 milioni di euro). Nonostante questo squilibrio, si potrebbero creare anche delle connessioni interessanti: Vincent Kompany è capitano e allenatore dell’Anderlecht (in coppia con Franky Vercauteren), ma soprattutto è stato un uomo simbolo del City; proprio grazie ai suoi buoni uffici, pare che il club di Bruxelles abbia intenzione di inviare alcuni dei suoi giovani più promettenti al Lommel, per acquisire esperienza all’interno di una struttura importante come quella che sta approntando il City Football Group. Insomma, questa apertura verso l’estero potrebbe far sorgere dinamiche nuove e potenzialmente virtuose per l’intero movimento.